5. The blood of the soul

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Alexia


Passo l'intero pomeriggio ad ascoltare i The Smiths mentre leggo il libro che mi porto dietro da un bel po' di tempo.

La sera cala.
Il sole smettere di sorgere in cielo.
Ora le stelle formano un mondo nuovo.

Non ho particolarmente fame, infatti non vado nemmeno a cena.

Intorno a me si è creato una sorta di aura da cui non vorrei mai separarmi, la musica silenzia tutti i rumori giornalieri e notturni, i libri mi teletrasportano in una realtà troppo bella per esistere, infatti, quando gli occhi mi si chiudono da soli, appesantiti dal sonno, mi costringono a mettere il libro sul comodino e nascondere il walk-man nel cassetto dell'armadio nel suo posto riservato (nascosto tra l'intimo).

Mi preparo per andare a letto e la mia testa si riposa sul cuscino morbido, avvolto nel tessuto della federa.

Mi addormento dopo una decina di minuti.

Subito la mia mente viene trasportata in una nuova realtà, fatta di ricordi nascosti dal mio subconscio con l'intento di preservarli ma anche di non farmelo trovare, come arma di difesa.

Lo stesso scenario che sogno da quando sono qui si ripresenta davanti ai miei occhi chiusi.

Una donna, una bambina, un uomo, un lampo, la pioggia, un pianto agghiacciante, un urlo straziante che squarcia l'aria imbratta di tensione.

Sudo, le goccioline nascono dalle mie tempie e bagnano anche i capelli.

Sento il mio corpo muoversi, agitarsi, rotolarsi tra le lenzuola.

Sento dei fremiti.

Vedo un fulmine sfiorarmi insieme alla morte.
Sento il cuore che sfonda ogni barriera.
Sento dei tremolìi che rendono i miei muscoli deboli.
Sento il mio respiro che si ferma e che si affatica per stare dietro al mio battito cardiaco.

Mi risveglio quando i raggi solari sono ancora troppo timidi per illuminare decentemente la mia stanza.

I capelli scompigliati mi vanno negli occhi contro la mia volontà. E solo quando metto a fuoco la mia vista noto che sono andata a letto vestita.

Mi alzo talmente di scatto che un giramento di testa mi costringe ad appoggiarmi a un'anta dell'armadio.

Rivisto tra i vestiti e trovo la mia collana.
L'argento della catenella e della foglia d'edera non riesce a luccicare come il suo solito.

Non la indosso quasi mai solo perché trovo scomodo indossare le collane in generale, ma oggi ho deciso che la indosserò.

Sinceramente credo che su di me stia meglio l'oro che sta più in sintonia con l'abbronzatura scura della mia pelle, ma grazie alla camicia riesco a nasconderla sotto il colletto dove ci annodo la cravatta.

Lego i capelli castani in una coda alta.
Nascondo le imperfezioni con il correttore e vado a fare colazione, più affamata rispetto alle altre mattine.

Arrivo nella sala e subito dopo, Pansy mi salta praticamente addosso.

<Ehi, non c'eri ieri a cena, cos'avevi fatto?> mi chiede guardandomi dal basso dato che i miei centimetri sono evidentemente in più rispetto ai suoi.

<Non avevo fame e nemmeno voglia di vedere le altre facce da culo> capisce a chi è riferita la mia "poetica" metafora le alza un angolo della bocca.

<Tranquilla, Astoria non si vede da ieri pomeriggio e Mattheo è scomparso da ieri notte, pensano che abbia lasciato il castello a mezzanotte e giù di lì> ci dirigiamo verso il tavolo ma non appena mi siedo i miei muscoli si antropizzato.

Sonder // Mattheo RiddleDonde viven las historias. Descúbrelo ahora