21. A New Arrival

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Alexia

Giorno 11
Giovedì 14 novembre 1996 ore 01:17

Finalmente riesco a chiudere i miei occhi ma sopratutto, a spegnere il mio cervello che non ne voleva sapere di addormentarsi e lasciare che la vita andasse avanti a sua insaputa.

Ho sempre tentato di tenere tutto sotto controllo, sopratutto per colpa del mio passato.
Ho sempre tentato di tenere sotto controllo sopratutto le emozioni che giocano a mio sfavore.

Potrei sentirmi la persona più felice per un istante ma in quello dopo c'è sempre qualcosa che mi costringe ad azzerare il mio respiro e a portare il mio battito cardiaco a livelli che a volte sembra che mi stia per esplodere nel petto.

Una tortura che dura da anni e che da anni ho imparato a gestire.

Ho imparato a vivere la vita come una monotona persona normale che pensa a esistere e a non farsi troppe aspettative di quello che il destino ha da offrirle.

Ogni volta che mi capita di non sentirmi più di appartenere al mio corpo, la mia vista si offusca e ho come la sensazione di essere in una stanza buia in cui il mio cuore viene rinchiuso in una gabbia dal ferro ustionante.

Tutto il mio corpo sembra appartenere a un'altra anima di cui io non ho il controllo anche se in cuor mio, so perfettamente che tutte quelle conseguenze sono dovute per colpa dei miei pensieri e di quello che penso.

Le paranoie ronzano in testa come zanzare a ogni ora del giorno, impedendomi di dormire.

Non c'è più nessuno con me, nemmeno me stessa.

Il mio corpo diventa solo una cavia studiata per sfogare tutto quello che provo.

La notte non sembra sopportare tutta la stanchezza della mia mente.

E così mi appare il nero mentre cerco di trovare la pace.

Rotolo nel letto, mi unisco alle coperte e diventiamo un tutt'uno.

Gocce di sudore macchiano il cuscino dopo aver seduto sulla mia pelle.
L'aria non sembra soddisfare il mio bisogno di aria, di respirare.

Ormai tutta la mia vita è un incubo.

Non vedo niente ma sento il rumore dei miei ricordi.
Un bambino che piange, la pioggia, le lacrime di una donna disperata e infine un tuono che mi fa tremare il cuore dentro il mio petto.

La paura mi pizzica le membra.
Dopo quel tuono sento solo il pianto disperato di un neonato.

Mi sveglio di soprassalto.
Sembra che io sia appena stata immersa in acqua, quando invece, ho solo corso tra gli scherzi di un'anima tormentata.

Il mio petto si alza ripetutamente come se stesse cercando di sovrastare il peso di un masso che nonostante ci abbia guardato, non è mai stato presente.

Eppure c'è.
Lo sento costantemente mentre mi rovina la vita.

Sono frastornata e mi sento come se la mia anima fosse appena ritornata a far parte del mio corpo.

Cado sul letto a peso morto, stanca di tutta questa faccenda e consapevole che non riuscirò più a prendere sonno per le prossime due ore.

È ancora notte fonda e la luna comanda il cielo intriso di stelle.

Mi affaccio alla mia finestra, scostando le tende.

Ho sempre ammirato la notte.
Non c'è nessun rumore.
La anime sono addormentate e non fanno rumore.

Proprio mentre guardo nel cielo, una stella cadente lo trapassa fugace.
Lo trapassa in un attimo.
Timida e veloce.
Come se si vergognasse a risultare più bella in confronto alle altre.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now