46. My Own Shadow

436 20 5
                                    

Allie

Forse essere la figlia del Ministro delle Magia sarebbe stato bello in un altro universo. Forse non avrei nemmeno più sentito quelle inquietanti voci che blaterano tra di loro al mio passaggio.
Ho imparato a cavarmela, specialmente dopo l'abbandono di mia madre.
Si sentiva oppressa dall'impiego di mio padre.
Lei sapeva quello che sarebbe diventato e il futuro la spaventava più di qualsiasi altra cosa.
Mi ha pregato di andare con lei a Dublino ma non ne ho voluto sapere. Forse pensavo che mio padre sarebbe rimasto "mio papà" per sempre ma a quanto pare mi sbagliavo.

Da piccola - quando il lavoro non lo occupava quotidianamente ogni ora - ci divertivamo un sacco e allora la mia decisione di stare con lui è stata categorica.
Avevo promesso a mia madre di mantenerci in contatto ma ormai aveva capito che se lei stessa avesse smesso di mandarmi lettere, il nostro rapporto sarebbe sfumato via. E fu proprio quello che accadde.
Mio padre mi rivolgeva sempre di attenzione ed è per questo che la presenza materna non mi è mai mancata.

Mia madre è sempre stata passiva nella mia crescita, "della mia crescita" che lei visse fino ai 10 anni. Sul mio comodino giace l'ultima lettera che mi spedì. In qualche modo avevo capito che sarebbe stata l'ultima e non l'ho mai aperta. Le lettere iniziarono a divenire sempre meno, da una alla settimana a una al mese, poi solo per le feste per finire ad essere spedite solo il giorno del mio compleanno per poi scomparire definitivamente.

La sua presenza ha iniziato a mancare solo quando mio padre iniziò ad avere incarichi sempre più importanti. Divenni sempre più sola per poi isolarmi completamente.
Trovavo pace nel mangiare, nell'ingozzarmi fino a vomitare e i sensi di colpa erano tali da cercare di rimettere ogni volta quello che avevo ingerito.

Non ci sono mai riuscita. Ogni volta avevo un blocco. Guardavo il fondo del water e non capivo come mai tutte la facessero così semplice. Guardavo lo specchio e al tempo stesso non mi rispecchiavo in quel riflesso così sbagliato di una versione di me che si disgustava, si deprimeva e finiva per l'ingozzarsi ancora più di prima.

Ero sola. La noia era tale che contavo i minuti che mi imponevo di aspettare da un pasto all'altro. Aspettavo. Un giorno finivo per contare calorie e percorrere più di 10 chilometri di corsa con l'intento di continuare questo percorso fino a quando non mi sarei ritrovata con me stessa. Ma tanto già sapevo che l'indomani mi sarei abbuffata ancora di più del giorno precedente.

Continuavo a ricadere in quel baratro di oscurità.
Ogni giorno piangevo come una forsennata e non osavo uscire di casa tale quando alto il mio imbarazzo.

Era un loop continuo di una bambina indirizzata verso l'adolescenza, trascurata dai genitori che pensava che la sua vendetta le sarebbe stata servita sul piatto d'argento.
Pensava che il cambiamento sarebbe avvenuto grazie a un miracolo. E ora l'unico consiglio che le posso dare è che nella vita non esistono i miracoli.
Se si vuole cambiare lo si deve volere veramente ed entrare nell'ottica che solo contando su noi stessi potremmo farlo.

Eppure quella fase della mia vita è ancora appiccicata alla mia pelle tramite smagliature sottili ma che mi sembrano grandi quanti il Grand Canyon.

Sono solo un ricordo, un reminder di quello che ero.
Una povera ragazzina illusa che pensava di far pena a qualcuno. Una ragazzina da cui è scappata anche la madre e il padre preferiva fai dei turni da 30 ore piuttosto che vederla.

Forse questo è stato il metodo più educativo su cui sono cresciuta. L'isolarmi, perdersi e ritrovarmi.
Facendo tutto da sola. Non ho mai chiesto aiuto e solo quando hanno iniziato a farmi apprezzamenti sul quanto fossi stata volenterosa e disciplinata nel fare una cosa del genere, quello era la vera vincita.

La tentazione era troppa ma ricaderci sarebbe stata la fine.

Il vero cambiamento è avvenuto quando al terzo anno di Hogwarts una ragazza di un anno più grande  che reputavo un'amica, mi disse in faccia la triste realtà della mia vita.
Verità che non volevo mi fosse detta. In quel momento mi sono sentita morire dentro e forse quel dolore dilaniante su cui ho pianto la settimana a seguire è servito realmente a qualcosa.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now