28. Wicked Games

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Alexia

Giorno 15
Lunedì 18 novembre 1996 ore 00:02

Il fatto che Mattheo si sia immischiato tra me e Theodore nonostante sia tutto finito mi crea comunque un po' di disagio.

Conosco il loro reciproco odio.
Ma non ne conosco le cause.

Mattheo ormai è entrato in acqua già da parecchi minuti e il buio della notte inoltrata non mi permette di distinguere perfettamente le forme dei corpi.

«Alexia, devo andare un attimo in camera, ho dimenticato il costume, torno subito» mi dice Theodore all'orecchio

«No» dico improvvisamente afferrandogli il polso non appena il mio corpo avverte la minima intenzione di andarsene.

Non voglio rimanere da sola.
Non con Mattheo.
Non di nuovo.

Lui sa giocare attraverso le persone.
Riesce a distrarle, comandarle, manipolarle.

Gli occhi verdi di Theodore sembrano essere consapevoli di quello che vuole fare.
Non vuole lasciarmi sola.

Ciò che leggo in quelle iridi verdi mi costringe a sospirare amareggiata.

«Scusami, vai pure»

Un sorriso si allarga sulla sua bocca.

«Grazie» preso dall'euforia del momento mi lascia un bacio fugace sulla fronte.

Solo dopo pochi secondi si ricorda.
Capisce quello che ha fatto.

Non dice nient'altro che non siano delle scuse che cerco di rassicurare con dei sorrisi.

Guardo ansiosa la sua figura scomparire nel buio e tra gli alberi mentre l'ansia comincia a farmi tremare le mani e costringermi a controllare meticolosamente tutte le cose che abbiamo portato dietro.

Teli.
Ci sono.
Costumi.
Ci sono.
Vestiti.
Ci sono.

C'è tutto.
Anche se sento come se mancasse qualcosa.
Deve mancare qualcosa.

Un istinto dentro di me deve riorganizzare tutto.

Devo distrarmi sennò potrei andare fuori di testa.
Sento ancora l'instabilità del momento.
Sento ancora quella sensazione e quelle mani.
Sento ancora tutto perfettamente.

Le voci.
Il tocco.
Le parole sudicie.

Basta.
Devo togliermi questo pensieri prima che possano distruggermi.
Prima che possano portarmi sull'orlo del precipizio come prima.

Mi guardo il palmo sinistro con una garza bianca che lo ricopre.
Non si vede nessuna macchia di sangue, solo il vano tentativo di nascondere una verità che fa tropo male.

Sospiro rumorosamente.

La mia anima non si è ancora ripresa.
Nemmeno le mie mani.

Cazzo.

Il mio costume nero sta diventando troppo stretto e ho la sensazione che se non l'allenti il prima possibile potrebbe scavarmi nella pelle.

Porto le mani dietro il collo per allargare il nodo che ha durato giusto il tempo di arrivare qui.

Provo inizialmente a districarlo ma con le mie dita tremanti è un'impresa anche tenere in mano una forchetta.

Ma come cazzo me lo sono legata?!

Sbuffo cercando con le unghie di togliere quel nodo troppo stretto ma non vuole sciogliersi e non vuole aiutarmi a farlo.

Sbuffo amareggiata.

Sonder // Mattheo RiddleWo Geschichten leben. Entdecke jetzt