43. The Missing Sis

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Alexia

Giorno 25
Giovedì 28 novembre 1996 ore 18:49

Tutto intorno a me sembra essere composto dal nulla. Una massa di puro vuoto su cui io sto nuotando sperano di trovare una luce. Dove sono? E perché le altre volte era tutto così immediato mentre ora sono dispersa in questo buio cronico?

Le domande nella mia testa sono molte ma non ho abbastanza informazioni per poter rispondere a tutte queste. Il senso di angoscia quando sei qui dentro è a dir poco agghiacciante.

L'unica cosa di cui sono certa è il battito costante del mio cuore che non f altro che accelerare.

Non è né freddo né caldo. Non c'è un cielo e nemmeno una terra su cui i miei piedi toccano. Sembra di stare nello spazio ma riesco comunque a respirare costantemente.

I miei piedi non sono attaccati a una terra ferma ma non fluttuano nemmeno nel vuoto. Sembrerebbe una sorta di mondo parallelo, infinito, senza spigoli e senza alcun tipo di imperfezioni.

Eppure c'è quel senso di perfezione quasi stucchevole che ti ascia a fiato sospeso perché non sai cosa ci potrebbe essere dietro di te.

Perché è tutto così lineare che da come sono cresciuta ed è letteralmente impossibile che esista un posto simile, eppure c'è e io ci sono dentro.

Il silenzio che regna qua dentro è un qualcosa di assordante, sentire solo il proprio respiro diventa così pesante che anche respirare ti viene difficile. Qualcosa mia sta strozzando eppure quando avvinghio una mano al collo non sente nient'altro se non la mia presa.

Ho la sensazione che qualcuno mi osservi ma quando mi giro intorno vedo solo un buio pesto e troppo profondo per notare anche solo qualche sfumatura.

Tutto può sembrare un'illusione ma è tutto vero. Il vuoto che si schiaccia sul mio corpo è più pesante dell'acciaio. Il nero attorno a me che si insidia in ogni mio poro e che prende la balia del mio coro riducendolo in burattino da circo.

Tutto qua dentro è vero ma allo stesso tempo subdolo.

L'unica cosa a cui mi aggrappo sono i miei battiti cardiaci.

Non so cosa devo fare e mentre aspetto che qualcuno mi mandi un segnale, io li inizio a contare.

1... 2... 3... 4... 5.

Quando arrivo a contarne dieci, non c'è ancora nessun segno di vita.

11... 12... 13... 14... 15.

Arrivo a venti e inizio a contare più velocemente dal momento che sento il sangue fluire e scorrere nelle mie vene a una velocità impressionante.

51... 52... 53... 54... 55.

Ne conto settanta e non ancora successo niente.

Quando però stavo per contare il centesimo battito, ecco che perdo il conto per colpa di una voce che riesco ad udire in lontananza.

Una voce lontana che chiama il mio nome. Una voce che si perde troppo semplicemente dentro il labirinto del silenzio.

Mi chiama disperata e io vorrei trovarla, ma qua dentro non riesco a vedere dove finiscono i miei piedi.

Mi giro disperatamente da tutte le parti ma riesco solo a sentirla. Forse sto diventando pazza?

Eccola di nuovo ma questa volta è più vicina. Si avvicina talmente tanto che riesco perfino a riconoscere la persona da cui proviene.

Adam.

Ha il fiatone e le guance arrosate da quella che presumo sia stata una corsa di sopravvivenza.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now