37. Shades of Grey

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25 dicembre 1986

Il Natale è una festa così bella.
Riscalda cuori di giovani bambini che dormono sogni più sereni quando sperano in un vecchio uomo che su una slitta trainata da renne porterà a loro un dono. Dono esplicitamente richiesto tramite una lettera. 

Il Natale è bello finché credi in qualcosa.
È quel credere che compone tutto il Natale.
Poi la fiamma si spegne e insieme a lei la gioia di ogni bambino.

Il Natale sono i sorrisi e il calore che il fuoco trasmette dietro un caminetto.

Il Natale è famiglia.
Però un rango di famiglia che si può permettere di comprare doni.
Di preparare tutto quel cibo delizioso.
Di comprare decorazioni.
Dietro ogni festività ci sono genitori disposti a spendere soldi per sentire di nuovo quel calore della infanzia.

Poi c'erano Vivienne e Inès.
Inès appena diciottenne si era ritrovata con una figlia neonata in braccio che non sapeva come far spegnere quei suoi urli disperati che da quando era nata non facevano altro che tormentarle la notte.
Scacciata di casa e rinnegata dalla famiglia che per lei aveva solo fatto scelte migliori.

Le migliori scuole da frequentare.
Ogni abito di marca da indossare.
Loro avevano fatto le scelte migliori per una vita che potesse quadrare negli standard di una nobile famiglia di origine francese.
Poi è capitata Vivienne.

E i loro piano di sono frantumati come vetro.
Sono passati sei anni da allora ma l'incubo non sembra passato, anzi, sembra essere appena iniziato.

Era riuscita a trovare un lavoro ma è stata licenziata quando i suoi datori di lavoro hanno trovato una con miglior requisiti dei suoi, d'altronde, una volta mollati gli studi cosa avrebbe dovuto fare?
Non aveva chi glie li pagasse e nemmeno chi le badasse la figlia che nemmeno il suo stesso padre ha voluto.

È da settimane che girovagano da barbone dopo essere state sfrattate.
Non avendo più un lavoro non aveva neanche abbastanza soldi da poter pagare l'affitto del loro monolocale e quindi si sono presto ritrovate come casa una cassonetto che puzza, puzza terribilmente di morte.

Vivienne ha sei anni ma quel numero così piccolo in questo momento sembra pesarle molto.
Specialmente quella notte.
Una bambina di sei anni con solo una canottiera di cotone addosso in una notte dove fanno meno dieci gradi non può resistere a lungo.

Così sua madre decide di donarle l'unica cosa che ne rimaneva di lei.
La sua felpa di lana.
Una volta tolta quella rimane con solo un top sportivo che indossa da circa tre mesi.
Tolta quella di sente nuda e spogliata di ogni diritto.
Tolta quella non rimane niente se non il freddo che le ingloba.

Vivienne sembra sentire il cuore di sua madre rallentare. Quando chiude gli occhi solo per dormire appoggia il suo orecchio sul petto della madre e sente i suoi battiti che la svegliano e che rendono quella notte insonne.

Poi tutto d'un tratto cessa di sentirli e solo allora inizia a dormire con accanto il cadavere della madre.







*





Alexia

Giorno 18
Giovedì 21 novembre 1996 ore 02:29

In questo momento mi trovo in un limbo.
In un ricordo.
Un ricordo che appartiene al passato ma che trasportiamo con noi, che infligge il presente e che infliggerà anche il futuro.

Ma non è adesso.
È passato.
E allora perché noi continuiamo a portacelo con noi? Anche se fa male, anche se brucia.

Questo è il ricordo di Vivienne e lo sto vivendo io.
Fa male più volte ci penso.
Mi sono pentita di starlo facendo.
Eppure eccomi qua con il viso di una bambina dagli occhi blu costernati di lacrime.
Piange.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now