26. Just a Joke

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Alexia

Giorno 14
Domenica 17 novembre 1996 ore 09:39

«Fermo» gli dico afferrandolo per il braccio.

Non deve fare altre casini.

Si ferma girandosi verso di me e guardandomi in cagnesco.

Non mi importa, l'importante è che non faccia niente che potrebbe poi pentirsene.

«Spero tu stia scherzando»

«Non voglio che tu interferisca nella mia vita»

Gli lascio il braccio sotto sua richiesta dato che con il suo sguardo ustionante stava puntando l'esatto punto in cui i nostri corpi interferivano tra loro.

«Preferisci però restare zitta a subire mentre quel bastardo ti picchia?»

La sua rabbia è esagerata.
Lui è esagerato.

È la mia vita e più di una volta gli ho detto che non deve aiutarmi a prendere delle decisioni che secondo lui sono le migliori

«Non mi ha picchiato» urlo disperata afferrandomi i capelli.

Stringo forte quell'ammasso di chioma e cerco di affievolire la tensione che irrigidisce tutto il mio corpo.

Sento come se il mio cuore stesse risucchiando tutta l'aria che inspiro.
Come se fosse egoista e la volesse tutta per sé.

«Non puoi semplicemente per una volta, non voler essere il protagonista di una vita che non ti appartiene?!» urlo.

Non dice niente.
Posso notare come la sua pazienza stia scivolando via dal suo corpo nonostante tutti i tentativi sprecati di tenersela stretta.

I nostri occhi costruiscono un muro.
Sento come se fossimo lontani chilometri.
Eppure siamo a qualche centimetro di distanza.

Siamo così vicini che i nostri respiri possono sentire il calore dell'altro.

Non c'è malizia.
Ma rabbia che diminuisce il nostro respiro, accelera il nostro cuore e alimenta quel fuoco che ci mangerebbe vivi.

«D'accordo, allora continua a vivere questa vita di merda» sbotta innervosito puntando con un dito qualcosa alle mie spalle.

Non ci vuole tanto a capire che si stia riferendo alla mia vita con Theodore.

Non può semplicemente prendersela perché gli ho detto di non immischiarsi nella mia vita.

Ha fatto bene a portarmi via da lì?
Non lo so ma so con certezza che adesso ci ritornerei, solo per chiarire.

I suoi casini mi hanno distratto troppo a lungo.
Abbiamo entrambi dei problemi e non ne voglio altri.

Penso che per quanto in un universo parallelo ci potremmo sforzare, risulteremmo sempre incompatibili in qualsiasi relazione, sia come amici che come amanti.

Lo vedo andarsene e dirigersi a passo svelto da una meta che non conosco.

Lo lascio andare perché forse avrebbe fatto più male cercare di trattenerlo.

Sospiro rumorosamente.
Mi stavo per dirigere di nuovo verso la sala ma proprio in quell'istante escono Vivienne, Pansy, Eliza e Blaise.

Che tempismo.

Cerco di sorridere almeno alla mia migliore amica dato che non lo sta facendo nessuno e qualcuno lo dovrà pur fare, no?

Guardo lo zigomo di Theodore divenuto immediatamente viola.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now