25. A Human, A Star

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Alexia

Giorno 14
Domenica 17 novembre 1996 ore 07:55

Corro in camera mia con ancora il fiato corto e quel bruciore intenso che si dirama in tutto il mio corpo.

Sono corsa via da lui.
Tutte ne avrebbero approfittato.
Tutte molto probabilmente sarebbero rimaste lì con lui ma infondo, in una piccola parte recondita del mio cervello so che è la scelta giusta.

Eppure c'è qualcosa, qualcosa di profondo che non riesco a capirne la provenienza, qualcosa che mi costringe a diminuire ma velocità del mio passo e a pensare che cosa sarebbe successo che gli avessi lasciato fare quello che voleva.

Avrebbe continuato veramente nonostante la nostra scommessa?

Non voglio diventare una mangiamorte.
E so perfettamente che nei maghi le scommesse vengono prese seriamente.

I suoi occhi avevano una luce diversa che dalla solita malizia che in quel momento incendiava i nostri corpi.

Attrazione.
Persuasione.
Lussuria.
E cos'altro?

Cos'altro poteva accendere così ardentemente i nostri animi da farmi dimenticare per un momento perfino di respirare?

C'era un desiderio che nasceva dentro di me.
Un desiderio destinato a durare.
Un desiderio prole di qualcosa di più irrazionale.

Quel desiderio riusciva a farmi accendere delle parti del mio corpo che avevo sentito narrare solo nei libri, quelle più peccaminose, quelle che riuscivano a farmi sentire come se fossi immortale, quelle che stregavano il mio corpo e la mia anima allo stesso modo, insieme, riuscivano a connettere anima e corpo con un legame indistruttibile.

Più ci penso e più ho come la sensazione di essere ancora più incerta della mia scelta, consapevole che sia stata la più azzeccata che potevo fare.

Mi precipito in stanza e chiudo la porta alle mie spalle.

Ogni sensazione è ancora viva dentro di me.

Guardo come sono vestita.
Ho una maglia.
Una sua maglia.

Ha il suo profumo.
Quel suo insistente profumo che ti crea dipendenza.

Sotto essa non indosso niente se non le mie mutande.
E no, non indosso uno di quegli intimi abbinati, magari di pizzo, con la mutanda a mo' di tanga.

Ho dei semplici slip neri che non mostrano neanche un pezzo di carne dei miei glutei, non sono attraenti così come il reggiseno dello stesso tessuto senza spalline per il semplice fatto che dovevo indossare quello stupido vestitino.

Solo adesso mi viene in mente un particolare che non avevo notato.

Non ero vestita così, sopratutto se si tratta di andare a una festa.

Mi ha vista in intimo?
E con quale intimo.

Non so se prevale l'imbarazzo o la rabbia che lui mi abbia anche solo spogliata.

Però non mi ricordo niente di quella sera.
Forse le mie sono solo paranoie.

Guardo l'orologio appeso sopra la porta che segna le otto passate da una decina di minuti perciò mi decido a mettermi sotto la maglia delle leggings.

Non mi importa di chi sia, l'avrei indossata comunque.

Vado in bagno e mi do un'occhiata fugace allo specchio per vedere se sono almeno presentabile ma non appena vedo quello che riflette lo specchio mi spavento subito.

Il trucco tutto sbavato.
Le occhiaie che circondano i miei occhi come se fossero la loro ombra.

Davvero lui mi stava così vicino anche in queste condizioni?

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now