10.Something or Someone?

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Alexia
Giorno 5
Venerdì 8 novembre 1996 ore 2:19

Mi risveglio per colpa della mia testa che non ne vuole più sapere di lasciarmi dormire.

Sento un peso.
Un grosso peso che mi tiene avvinghiata al letto.

Apro gli occhi e cerco di mettere a fuoco il più possibile.
Vedo una figura distesa di fianco a me.

La luce è ancora troppo debole per illuminare la stanza.

«Mmh... » mugugna il corpo girandosi verso di me.

Non appena vedo la faccia sento il mio cuore fermarsi per un attimo.

Theodore.
Che dorme sul mio letto.
Sotto le mie coperte.
Mentre mi abbraccia.

Per fortuna siamo entrambi vestiti e ciò mi fa capire che non siamo andati oltre a quel limone
pre-dormita.

Vedo la sua faccia ancora malridotta.
Lo zigomo gonfio ancora viola.
Il labbro ancora tagliato profondamente.

Non capisco quello che accade dentro di me.
Me ne pento?
Non me ne pento?

«Buongiorno, mujer» mi saluta qualcuno.

Mattheo mi saluta.
Mattheo è dentro la mia camera.
Mattheo è qui.

«Ti ho svegliata dal tuo sonno profondo?» mi domanda palesemente ironico.

«'Fanculo» gli rispondo con aggiunta di dito.

Il suo sguardo passa dal mio a quello di Theodore ancora steso e dormiente sul mio letto.

Inarca un sopracciglio.
Provo a decifrare il suo volto ma mi risulta difficile.

«Vi siete divertiti»

«Non posso?» domando arrabbiata più che con lui con la sua voglia di litigare durante notte fonda.

«Mi risulta difficile crederti per il semplice fatto che siete vestiti» alza l'indice e indica il mio corpo semi steso sul letto e quello di Theodore ancora nel mondo dei sogni.

Guardo me e il ragazzo ancora steso nel mio letto.
Successivamente passo i miei occhi su quello di Mattheo.

«E poi sarei io quella senza immaginazione?» domando incuriosita.

«Anche con l'immaginazione sarebbe comunque difficile»

«Poca fantasia porta a pochi risultati» scendo dal letto così che possa vedere come mi sono andata a letto.

Pantaloni del pigiama, la prima maglia oversize che mi è capitata tra le mani, piedi nudi che rendono ancora più l'idea.

È questione di un secondo prima che il suo corpo mi possa raggiungere per far avvicinare la sua bocca al mio orecchio.

«Troppe parole portano a troppi guai, mujer» mi sibila all'orecchio.

«Troppe minacce portano a poche soluzioni» gli dico alzando un angolo della bocca soddisfatta.

Mi allontano dal suo corpo che potrebbe incutere timore per colpa della sua stazza ma quando si comporta così appare solo come uno di quei bulletti delle medie.

«Perché sei qui?» gli domando cercando nel mio armadio la mia divisa rigorosamente piegata e curata solo per tirarla fuori e averla già pronta.

«Penso che quella non ti serva per oggi»

Mi giro confusa con l'indumento tra le mani.

«Cos'hai in mente?» domando preoccupata delle sue idee che per quanto lo possa conoscere ancora da poco purtroppo conosco bene la sua "particolare genialità".

Sonder // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora