34. Green Eyes But...

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L'unica cosa che cercava era vendetta.
Vendetta per quella bambina che voleva solo l'amore dei genitori e invece è stata portata via da loro.
Una bambina che voleva solo risentire ancora una volta il "ti amo" di suo padre ma quello che regna nella sua testa ora è il silenzio.
Ma sa che ben presto quel silenzio verrà colmato dalle grida di dolore di chi l'ha fatta soffrire e solo allora riuscita ad amare ancora una volta, sempre più ardentemente.

A quello, lei aspira.
Che possa ritrovare la pace mai vissuta.
La pace a cui aspira lei è una tempesta durante la notte più scura e tenebrosa.

Non si sa cosa abbia in mente ma si sa che il suo nome sarà nella tua testa.
Lei è la stessa persona che si taglierebbe un braccio pur di sembrare la vittima, ma non si penserà mai che nascosta sotto la manica della mano mozzata ci sarà una pistola con il grilletto abbassato.






*




Alexia

Giorno 17
Mercoledì 20 novembre 1996 ore 08:22

Posso avvertire il peso della situazione schiacciare le uniche ossa che non ancora distrutte dal Quiddicth.

Il tempo sembra trascinarci con lui e sentire il peso dei suoi avanzamenti.
La vita diventa veramente difficile quando inizia a dipendere dal tempo.
Perdi ogni cosa su cui avessi mai avuto controllo, in primis proprio la tua vita stessa.

Lasci che i tuoi giorni passino con apatia e senza anomalie.
Come se fosse una vita come le altre.
Poi senti l'odore del sangue.
Non il tuo sangue.
Ma quello di qualcun altro.
Steso a terra che aspetta di essere aiutato.
E quello che vedi sono solo dei capelli biondi che cadono sul viso sudato di Mattheo.

Ti rendi conto di esserti persa nello spazio composto da minuti silenziosi e sei sola contro te stessa.
Immobile che aspetti che qualcuno ti salvi dalla tua gabbia perennemente aperta.

«Becka» sono sussurri eppure riescono a risvegliare qualcosa in me.

«Theo» la sua voce è così flebile che tende a spezzarsi ancora prima di vagare tra lo spazio ignoto lasciatosi creare dai silenzi più vuoti che sembrano risucchiarti ogni pezzo ricucito dell'anima logora che ti tieni appresso.

Perché la paura di perdere un qualcosa di tuo sarà sempre più grande della paura che quella singola parte oscuri la tua intera insistenza.

Theo.
Quel nomignolo.
Una foto.

Guardo gli occhi di Eliza.
Quei loro verde non è luminoso come sembrerebbe.
C'è uno spigolo ombroso.
Ti piega e ti spezza.

Eliza mi guarda e sorride.
Quel sorriso lo riconosco.
È familiare.
Cerco di sforzarmi ma non riesco a capire dove l'abbia visto.

Poi quel nome.
Becka e Theo.

Quei due nomi affiancati riescono a ricondurmi solo a una cosa.
A una foto.

Ho il bisogno imminente di respirare.
Ho bisogno di respirare aria fresca e non l'aria opprimente che stringe i miei polmoni.

«Adam» sospiro.

Ho bisogno del suo aiuto.
Mi capisce al volo e mi afferra prima che possa cadere sul pavimento.
La vista si appanna ma non sto svenendo.
La sensazione è diversa.
È un vuoto che segue un silenzio di realizzazione.

Il fatto che Eliza non sia lei.
Il fatto di aver visto quella bambina della foto.
La stessa bambina che è davanti a me e mi guarda.
E mi capisce.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now