30. Heart Beats

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Alexia

Giorno 16
Martedì 19 novembre 1996 ore 05:22

Quei minuti sono stato abbastanza per impedire al mio corpo di respirare.
Come se il mio desiderio fosse stato così alto che qualcuno da lassù l'avesse sentito urlare.

Avesse sentito urlare quella ragazzina di 14 anni e la sua voglia di continuare a vivere.

Il fatto di aver vissuto così tanto con il cuore tra la morsa di quelle mani gelide ha reso tutto il mio corpo un inferno.

Non quell'inferno che ci aspettiamo.
Quello composto da fuoco.
No.
Quello dove adesso si trova la mia anima è coperto di ghiaccio e di neve.
È tutto cosparso da una freddezza glaciale che mi impedisce di aprire gli occhi alla realtà.

Forse inferno è proprio questa vita.
Ho sempre pensato che l'inferno fosse un luogo dove i nostri peccati terreni si sarebbero riversati su noi stessi, impedendoci di vedere nuovamente la luce solare, le stelle che imperlano il cielo e la luce del satellite della Terra.

Ho sempre pensato che l'inferno fosse composto da peccatori e peccatrici.
L'inferno sarebbe stato il luogo che ci avrebbe impedito di sbagliare e allora perché l'umanità continua a farlo?
Perché si continua a peccare anche se si sa che ci si ritroverà costretti a riportare dentro di sé i propri peccati come cicatrici, come ferite mai chiuse che sanguinano ogni giorno?

L'inferno sta dentro ognuno di noi, solo che non lo sappiamo.
Ogni essere umano y composto dal bene e dal male.

Il freddo che avvolge il mio corpo sembra insediarsi nelle parti più sbiadite dell'anima.
Perché lui riesce a trovarla?
Perché io no?  

In questi momenti di limbo non so mai come far trascorrere il tempo.
Dovrebbe essere un luogo in cui la mia anima e la mia mente si riposano, allora perché i pensieri sono sempre così?

Dovrei pensare che è colpa mia.
Lo so.
Dovrei pensare che me lo sono meritata.
Lo so.
Dovrei pensare che sono tutti così.
So anche questo ma c'è una parte di me che riporta ancora fiducia nell'animo umano.

I miei genitori vogliono tornare in Messico.
Non posso lasciarglielo fare.

Dovrei essere felice.
Lo so.
Ma mi ero appena abituata a questa nuova vita composta da nuvole grigie, pioggia e magia.

Posso essere chi voglio essere.
In Messico mi conoscono tutti come Marisol.
Qui sono Alexia, sono io.

E come potrei non esserlo?
L'animo vuoto costringe anche al mio cervello di svuotarmi e non riuscire più a pensare a niente se non a un vuoto che lo sta consumando nei silenzi più glaciali.

Potrei dire di star vivendo una nuova vita ma mentirei.
Sto vivendo una vita in cui di nuovo c'è solo il desiderio di farlo.

Potrei morire.
Ma chi lo spiegherebbe ai miei genitori?
A Pansy?
No, non posso farlo.

Risulterei egoista.
Togliermi la vita, la stessa cosa per cui i miei genitori hanno cercato per anni.
La mia vita è molto più sacra a loro che a me.
Sto vivendo per loro.
Sto respirando per loro.

Scapperei dai problemi come hanno fatto quando ci siamo trasferiti qua.

Affrontarli mi fa paura e per il memento non se ne pensa proprio di farlo.
Eppure quando ero ancora in questo limbo oscuro ho sentito la voce di mia madre.

«Ha qualcosa non va, lo vedo dai suoi occhi»

Quella frase è riuscita a strapparmi il respiro per l'ennesima volta.
È riuscita a portarmi indietro.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now