38. The Fallen Angel

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Alexia

Giorno 25
Giovedì 28 novembre 1996 ore 8:03

Una settimana.
È passata esattamente una settimana da quando ho visto il ricordo di Vivienne, da quando Mattheo è sparito dalla circolazione insieme a Becka.
Una settimana che non riesco a dormire nemmeno se mi metto ad ascoltare i The Smiths. Non riesco nemmeno a leggere, a scrivere, a disegnare.

Non riesco a non fare nient'altro che non sia stare sdraiata sul mio letto supina senza uno scopo, guardando il soffitto mentre un uragano di emozioni rischia di mangiarmi viva.

Questi sette giorni sono passati velocemente e senza lasciare nessun tipo di segno sulla mia vita.
I miei genitori mi hanno mandato una lettera con su scritto che non appena ci vedremmo dal vivo faremmo i conti. Hanno detto che vogliono aspettare almeno che finisca il trimestre prima di pensare all'effettivo trasferimento.

Fino a un mese fa questa notizia mi avrebbe riempito di gioia. Ora, invece, mi lascia senza alcun tipo di entusiasmo.

Sono stanchissima. Colpa delle mancate ore di sonno, anche se ormai non ci faccio nemmeno più caso. Anche se provassi a dormire non riuscirei a farlo.

La scuola è diventata l'ultimo dei miei problemi e se solo avessi libero arbitrio in questo ambito, l'avrei già mollata, eppure sono ancora qua, a pensare al fatto che dovrò sprecare tutta la mattinata ad ascoltare una lezione di cui non mi frega minimamente.

Mangio a fatica il secondo boccone di un pezzo di pane bruciato che arriva nel mio stomaco come un masso ma che serve a placare le urla disperate del mio stomaco che non mangiava da ieri mattina. Eppure basta un boccone ed ho già perso la voglia di mangiare, infatti non perdo tempo ad alzarmi e dirigermi verso la classe in cui si terrà la prossima lezione.

Babbanologia.
La materia più inutile che potessi scegliere.
Non ho più rivisto nessuno dei miei amici e a dire la verità forse è meglio così dal momento che a parer mio le uniche cose che saremmo riusciti a rivolgerci sarebbero state delle imbarazzanti frasi fatte per colmare il silenzio.

I corridoi sono pieni di studenti.
In questo momento la mia voglia di mantenere la mia vita sociale sta andando a farsi fottere.
Sono perduta in un senso di sconforto ormai da giorni se non da settimane e non so più come levarmelo di dosso.

Arrivo davanti alla porta dell'aula interessata.

Dal silenzio tombale deduco che non ci sia nemmeno la professoressa e forse potrei portarmi avanti con dei compiti arretrati di qualche mese fa.

La mia mano era già sulla maniglia ma decido di arrestare ogni mio movimento appena sento dei mormorii provenire da dentro la stanza.

«Cazzo, avevi detto che non saresti più tornato» sbraita una voce familiare.

Talmente familiare che riesco ad associarla solo ad un volto. Men che meno al volto di Malfoy.

«Pensi davvero che mi stia divertendo a stare qua con te?» mormora una seconda voce.

Il problema è che il tono di quest'ultima è talmente basso che non riesco nemmeno ad associarla ad un volto o anche solo a capire se l'avessi mai sentita prima.

Il mio orecchio è spiaccicato sulla porta e qualora qualcuno mi vedesse penso che percepirebbe fin da subito quello che sto facendo.

«Ormai questa situazione non fa più parte di uno dei tuoi giochetti perversi» la voce di Malfoy continua.

Ma con chi sta parlando?
Ma sopratutto, di cosa?

«Pensi che non lo sappia? Pensi davvero che me ne stia fregando di tutto ciò?»

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now