17. 24 Hours

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Alexia 

Giorno 9
Martedì 12 novembre 1996 ore 19:03

Sento l'ansia salirmi dal basso per poi raggiungere un punto preciso.
In mezzo al petto.
È proprio lì che un vuoto incombe su di me da anni.
Un vuoto in cui nemmeno tutta la mia anima riuscirebbe a colmarlo.
Un vuoto di sentimenti.
Un vuoto disumano, gremito di ragnatele e cocci rotti immersi in un mare di sangue.

Il fiato caldo e irregolare di Theodore si schianta contro la mia faccia.

Provo a guardarlo ma non appena lo faccio, sembra quasi come se mi fossi ustionata.

Sotto i suoi occhi verdi non c'è umanità.
Non c'è Theodore.
Vedo il male sotto l'ombra limpida di quelle iridi chiare.

Non c'è un mostro che lo comanda.
La parte oscura, la parte marcia non è altro che la sua anima.

Le sue mani sono poste sopra la mia testa che in questo momento sembra che stia per esplodere.

«Nott, arrabbiati con me» Mattheo sbuca fuori dal nulla.

Per il momento ciò che mi circonda è solo il nero delle tenebre.

Theodore cambia subito obbiettivo.

Il mio respiro è insicuro se far entrare altra aria o no.
Il cuore come una bomba pronta ad esplodermi nel petto.

C'è sangue.
Il sangue delle mie cicatrici.
Le mie unghie accarezzano la pelle sensibile dei miei due palmi.

Per un attimo mi guardo quello della mano sinistra.
Un'altra cicatrice.
La pelle pallida che la distingue dal resto.
Sembra profonda.
Sembra dolorosa.
Ma io non mi ricordo nessuna emozione.

Le mie unghie indugiano su essa prima di spingerci sopra con più insistenza.
Il dolore arriva piano, con lentezza, come per ricordarmi che per averlo bisogna sacrificare anima e corpo.

Il corpo che resterà segnato a vita, ma quello, è solo l'ultimo dei motivi per non farlo.
Ogni giorno provo a diminuire l'istinto.
È da un anno.
Un anno che ne sento la mancanza.

Spingo ancora più a fondo fino a quando il dolore non arriva come una secchiata di acqua gelida in faccia.

Non fa male.
Mi sta lacerando ma non fa male.
Mi sta annientando ma non fa male.
Mi sta uccidendo ma non fa male.
Non fa male perché manca un pezzo della mia anima che è stato rapito con troppa avidità per lasciare qualcosa.

Come un mostro mi è stato rubato e io sto solo cercando di non dimenticare il fatto che io sia ancora viva.

«Che cazzo vuoi, Nott?»
«Sei serio? Voglio che tu le stia alla larga»
«Mi dispiace ma non penso che lo farò»
«Cosa avete fatto?»
«Non ti seguo»
«Sul serio?! Mi stai prendendo per il culto per caso? Vorresti dirmi che voi eravate qui da soli e non avete fatto un cazzo?!»
«Cosa avrei dovuto fare? Stupido pervertito del cazzo!»

Quelle urla mi turbano più del dovuto.
Quelle voci così forti da sembrare una tempesta.
Quelle voci sono talmente forti da sovrastare ogni pensiero.

Inizio a tremare.

«Alexia per che cazzo eri con lui?» mi sbraita contro Theodore.

Le mie ginocchia cedono e ho come l'impressione di cadere nel vuoto.

La mia schiena poggiata contro il muro sfrega su di esso.

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now