20. A Life For A Life

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Alexia

Giorno 10
Mercoledì 13 novembre 1996 ore 16:39

Chiudo gli occhi in attesa che quel lampo luminoso si schianti contro la mia pelle, che la bruci, che la ustioni, che non la rispetti.

Proprio in quel secondo sento una presenza spingermi il più lontano possibile.

Apro gli occhi di scatto e vedo Mattheo avvolgermi come se lui stesso fosse uno scudo per poi buttarmi a terra.

Il tempo sembra non trascorrere.
Il mondo si è fermato.
Il mio respiro si spezza.
Non sento più battere il cuore all'interno del mio petto.

La lancetta dell'orologio è ferma.
Sembro l'unica che continua a vivere.

C'è puzza di morte.

La mia mente dispersa in questo universo ritorna alla realtà come se fosse attratta da una calamita.

Io e Mattheo siamo stesi a terra.

Con la paura che alimenta il mio organismo osservo le condizione di questo disgraziato.

Per fortuna l'incantesimo l'ha preso di striscio ma non abbastanza da procurargli una ferita profonda che non cessa di sanguinare.

Il mangiamorte svanisce nel nulla con una nube nera.
Lo lascio andare dato che per il momento non è la mia priorità.

Mi tolgo la felpa che indossavo per diminuire il freddo e per scaldarmi e inizio a tamponare con essa la ferita di Mattheo.

I suoi gemiti di dolore riempiono l'aria intrisa di paure.
Non c'è più quell'adrenalina di prima.
Adesso c'è solo un tornado di caos che si nutre delle emozioni negative.

«Cos'hai fatto?» gli domando mentre i miei occhi iniziano (per qualche strana ragione) a pizzicare come se qualcuno gli avesse messo del sale al loro interno.

«Hai dei pessimi riflessi» dice con la voce flebile.

Il suo respiro è pesante.
Posso udire il suo cuore pompare a fatica il poco sangue che non fuoriesce dalla ferita.

«Adesso sono indebitata con te per tutta la vita» mormoro.

«Così non ti dimenticherai mai di me»

«E chi ti scorda?» ci mettiamo a ridere e posso avvertire la fatica con cui lo fa e io dolore che gli procura.

Nonostante ciò il suo sorriso sembra l'unica cosa viva della sua anima.
Un qualcosa che gli ricorda di essere un umano e non un mostro come pensa di essere.

Ho la sua testa posizionata sulle mie gambe che mi tengono seduta.
Perché tutta questa situazione è così straziante?

«Alexia» sento un sussurro che mi chiama qualcuno, un sussurro pieno di sentimenti tristi tra cui la consapevolezza di essere stato tradito.

Alzo immediatamente lo sguardo.
C'è Theodore sulla soglia della cabina che mi guarda con uno sguardo rotto e frantumato.
Come se le sue iridi chiare fossero degli specchi sfasciati con scheggia che pungono e che fanno sanguinare.

«Theodore, ascoltami, non c'è tempo di pensare e di dare ascolto ai tuoi pensieri, devi chiamare mia madre, lei è un'infermiera e può aiutarci»

Conosco quello sguardo.

«Non voglio aiutarlo» risponde.

Perché deve essere tutto così difficile?
Lo guardo con pietà.

Il suo odio profondo fa risultare neri anche i suoi occhi.

«Può morire, ti prego, fallo per me»

«Pensi davvero che me ne freghi qualcosa? Se morisse tutti i problemi di Hogwarts sarebbero risolti»

Sonder // Mattheo RiddleWhere stories live. Discover now