35. ...Bloody Soul

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27 marzo 1989

«Tom! Guarda sta arrivando la mamma!» urlava il bimbo dai soffici ricci neri che una volta ha tagliato con delle forbici da bricolage solo perché stufo del fatto che gli andassero sempre sugli occhi.

Con l'energia che un bambino di 10 anni poteva possedere, correva incontro a sua madre ma quella sua corsa venne subito interrotta.

Le ginocchia sbucciate dalle svariate cadute si arrestarono a pochi metri di distanza della stessa ombra della madre che sembrava non essere più tanto sola.

Il mondo sembrò fermarsi e uno strano senso di inquietudine sembrava farsi spazio in quell'anima così giovanile di Mattheo.
Il sorriso della madre non era abbastanza rassicurante per fargli tornare la spensieratezza con cui era pronto ad accoglierla.

Si poteva chiaramente sentire la paura che fremeva sotto quel sorriso smagliante della donna.
Gli occhi dal colore ormai mutato in un nero pece del piccolo bambino saettarono in un punto preciso.
La madre aveva paura.
Di suo figlio.
Perché l'animo le ricordava quello del marito, del padre dei suoi figli.
Aveva paura che un giorno potessero crescere come lui, che prendessero esempio dai continui maltrattamenti che il marito riservava per la moglie ma anche per i figli.

Gli scatti d'ira del bambino erano ormai frequenti, troppo per essere un capriccio dovuto alla fase infantile.

La donna era da giorni che ci pensa.
Mesi.
Non si dava pace.
La sua mente era occupata da l'unico pensiero che il figlio minore potesse aver ereditato anche solo una minima parte dell'oscurità del padre.
Sapeva che il sangue che scorre nelle loro vene non mentiva.
Il loro cognome li rendeva già abbastanza temibili di quello che due bambini di 10 e 11 anni avrebbero dovuto essere.

Lei fremeva per la rabbia di Mattheo ma anche per il silenzio di Tom che sembrava non essere fornito di un'anima.

Lei aveva paura della sua vita.
Gli sguardi glaciali del figlio maggiore contrastavano quelli del figlio minore.
Ustionanti.
Sentiva il calore del suo sangue che bolle dentro le sue vene e scioglie ogni tessuto.

Le occhiate di Tom, invece, erano abbastanza forti da essere paragonate a fitte ghiacciate nei fianchi.

«Theo, lei è un nuovo membro della famiglia ormai, su, coraggio, lascia che si presenti»

La donna si era inginocchiata in modo da essere a grandi linee alla loro altezza.
Guardava con insistenza la bambina e nell'istante in cui il figlio minore e la bambina si guardarono si rese conto di una cosa.

Dell'errore commesso.
Del fatto che le loro anime fossero fatte della stessa materia sinistra che mai nessuno è riuscito a comprendere.

E quando vide spuntare un sorriso sulla faccia di entrambi ci fu una speranza che si ritorceva all'infinito dentro di sé.

Pregava che i due si bastassero a vicenda per poter guarire l'altro.
Lei pregava che i due purificassero le loro anime.
Ma lei non aveva messo in conto che aveva appena dato a quella bambina un'altra presa da poter ricoprire con il suo stesso sangue.

«Sono Becka, papà mi chiamava così» la voce chiara di quella bambina e il viso da angelo distorcevano la vera natura di quella creatura dalle trecce bionde tutte spettinate e un sorriso furbo che non si pensava andasse oltre ai piccoli scherzi infantili da bambini.

«Sono Theo, mamma mi chiama così» gli occhi marroni del bambino sono scattati da quelli verdi della bimba a quelli altrettanto chiari della madre.

Sonder // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora