47. Feels Like Heaven

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Adam

Se c'è una cosa che mi spaventa più della morte è proprio il fuoco.
Forse è un trauma che mi sono portato appresso inconsapevolmente dopo la morte dei miei.
Rivedere il modo atroce in cui sono morti ha fatto si che questa paura si incrementasse ancora di più dentro il mio subconscio.

Adoravo la sensazione dei raggi solari primaverili che ti solleticano il viso ma quando questi raggi iniziano a diventare asfissianti inizia la tortura.

Odio l'estate con tutto me stesso. Il calore che mi avvinghia la gola e mi intralcia la respirazione è un motivo più che valido per odiarla.
Odio il modo in cui sono legato a questa cosa e per cui sono ipersensibile.

Il caldo.
Lo odio.

Sono questi i pensieri con cui ho a che fare la notte quando cerco di dormire, consapevole che non ci riuscirò e mi rifugerò in biblioteca a fare ricerche.
Anche se questo accadeva prima di rivivere il mio ricordo. Prima di sapere.
Forse stavo meglio allora.
Quando pensavo di essere disperato. Quando pensavo che trovare una risposta a quel punto interrogativo nella mia mente risolvesse qualcosa.
Svelati gli arcani della mia vita non ha riportato di certo in vita i miei genitori.
Sarei dovuto morire con loro.
Loro avrebbero dovuto vivere.

Me ne rendo conto ora. Ora che è troppo tardi.
È vero, forse ho trovato mia sorella ma a quale pro? Siamo comunque come due sconosciuti e il fatto che ci sia un futile legame di sangue a "legarci" non mi rende affatto entusiasta.

Non ho sonno e presumo che non ce l'avrò per le restanti due ore quindi l'idea più allettante che mi passa per la mente è quella di andare a fare un giro.

Forse dovrei parlare con Alexia.
Dobbiamo chiarire. Forse lei non ha ben capito.
Non ha ben capito che lei potrebbe essere mia sorella. Isabel. Che per anni ho cercato perché pensavo che avrebbe potuto colmare quel vuoto nel mio petto che continuo a provare.

Nella mia mente si dipingono i suoi connotati e i suoi occhi marroni come il cioccolato. Dello stesso colore degli occhi di mio padre. Se solo fosse lei, sarebbero come due gocce d'acqua.
Identici.

Però il sorriso così genuino e spontaneo mi ricorda quello di mia madre. Così sincero.

Basta.
Mi devo togliere dalla testa queste supposizioni. Forse le mie solo ipotesi sbagliate e farmi delle aspettative che potrebbero non essere vere mi farà cadere definitivamente in uno stato depressivo.

Forse dovrei parlare con Alexia. E forse dovrei anche smetterla di continuare a pensare e iniziare ad agire.

Mi alzo in piedi di scatto e inizio a correre.
Il mio petto inizia a bruciare ma l'adrenalina che sento in corpo è sufficiente da far sì che riesca a percorrere tutta Hogwarts senza farmi sgamare.

Arrivo nella sala comune dei serpeverde (e grazie a qualche conoscenza sono riuscito ad entrare senza problemi) ora non mi resta che andare nella camera di Alexia.

La gambe iniziamo a tremarmi e avverto il cuore sbattere a dismisura. Inizio a pensare che forse non è l'idea giusta ma onestamente sono stato per troppo tempo fermo su un punto morto e ora che ho la verità a una soffio da me, non intendo lasciarla fuggire.

Mi stavo per avviare dalle camerate quando sento una voce che mi chiama «Adam!». La voce indistinguibile di Pansy riecheggia nella sala comune.

«Scusami tanto, ma devo andare da Alexia» la stavo per congedare freneticamente quando noto il suo viso leggermente sporco di fuliggine e i capelli tutti arruffati in quella che doveva essere una coda.

«Pansy, va tutto bene?» domando preoccupato.

I suoi occhi sono tristi e nel mentre attendo una sua risposta vedo un branco di studenti correre frenetici verso di noi. Tutti stanno tossendo come dei forsennati e tutti sembrano essere nelle stesse condizioni della morettina di fronte a me.

Sonder // Mattheo RiddleNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ