Capitolo 35

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Subito dopo aver finito quella frase mi ammanettò i polsi. Avevo paura, ero terrorizzata ed aspettavo solo che Matt venisse a salvarmi, così come un principe salva la sua principessa quando è in difficoltà.
Mi prese per i fianchi e mi condusse in una stanza da letto, cercai di ribellarmi ma tutto era stato inutile, mi aveva promesso che non mi avrebbe toccata con un dito, ma cresceva questo terrore in me.

- 'Bimba resta qui. Ora ti farò conoscere una persona.' Mi disse uscendo dalla porta e lasciandomi inerme da sola su questo letto.

Mi alzai di scatto appena lui uscì, cercando qualunque cosa per poter scappare, ma niente. Non c'erano ne finestre ne balconi, quattro mura chiuse con al centro un letto con una coperta di color bianco sbiadito e nient'altro.

Sentì la porta che stava per aprirsi per via dei cigoli provenienti da essa, e subito mi risedetti sul letto non volendo aggravare la situazione più di quanto lo fosse.
Davanti a me si presentò un uomo giovane, molto attraente ad essere sincera. I capelli biondo cenere e una leggera barbetta sul mento, occhi color nocciola, alto e muscoloso.

- 'Tu devi essere Emma!' Esclamò guardandomi.

- 'A quanto pare!' La mia faccia tosta non si smentiva mai.

- 'Bel caratterino, stai calma con me e impara a non rispondere.' Mi disse dandomi un soprannome a quanto pare.

- 'Sai, sono legata qui, senza aver capito nulla, vorrei solo sapere cosa volete da me.' Dissi esasperata oramai per l'intera situazione.

- 'Sei bella quando ti arrabbi caratterino.' Parlò avvicinandosi al letto.

- 'Per la cronaca, io sono Emma; E-m-m-a!' Scandii bene il mio nome così che la finisse di chiamarmi con quel soprannome.

- 'Lo so come ti chiami, ma caratterino ti si addice di più.' Mi rispose in modo abbastanza provocatorio.

- 'Hai intenzione di continuare a chiamarmi così per molto? Vorrei sapere il motivo per il quale sono qui.' Ero stufa, non capivo nulla di quello che stava succedendo. C'era ancora qualcosa che non conoscevo di Matt?

- 'Te lo dirò allora visto che sei così insistente. Volevo metterti un po' a tuo agio prima.' Mi disse quasi infastidito.

- 'Sono tutt'orecchi!' Risposi a tono. Stava infastidendo anche me, e poi veramente pensava di mettermi a mio agio? Sola, ammanettata, con persone che vogliono qualcosa da me di cui io non sono a conoscenza. Ovviamente mi sta mettendo a mio agio.

- 'Matt sta facendo troppo il furbo e a noi i furbi non ci sono mai piaciuti.' Mi disse continuando a non farmi capire nulla.

- 'E con ciò che vorresti dirmi?' Chiesi normalmente.

- 'Che ci ha fregato troppi clienti, lo abbiamo avvisato noi di stare lontano dal nostro territorio ma i suoi scagnozzi hanno continuato a spacciare dove non potevano. In questo business ci sono dei limiti e regole da rispettare e lui non l'ho ha mai fatto. All'inizio non si esponeva così tanto, ma ora ci sta togliendo i clienti e il mio capo si sta incazzando di brutto!' Mi raccontò ed io istintivamente sbarrai gli occhi, mi aveva detto di non fare più quelle brutte cose, che era cambiato. Non era cambiato affatto. Ma non mi fidavo di loro.

- 'Piccola lo so, non è quello che credevi vero? Stai tranquilla, mi prenderò io cura di te.' Mi disse sedendosi di lato a me sul letto.

- 'Perché se c'è l'avete con lui avete rapito me?' Domandai.

- 'Rapire è un parola grossa, ti abbiamo presa in prestito. Perché lui ci tiene a te più di quanto pensi, e solo così eravamo certi di poter attirare la sua attenzione.' Mi rivelò lasciando intendere più di quanto pensassi.

- 'Quindi io sarei una specie di "esca"?' Mimai le virgolette con le dita, mentre continuavo a guardare l'uomo di cui non conoscevo il nome.

- 'Sei intelligente allora, non solo bellissima.' Disse toccandomi i capelli, ero immobilizzata da quel gesto. Cosa diavolo volevano da me?

- 'Potresti non toccarmi gentilmente?' Deglutì dopo aver pronunciato quella richiesta, avevo i battiti cardiaci a tremila.

Dopo una risata isterica parlò - 'Sei ammanettata bambola, sola, in un posto che non conosci, non sarai di certo tu a dirmi cosa devo fare.' Mi disse e lo guardai impietrita.

- 'Ti prego, non mi toccare!' Lo implorai distanziandomi da lui.

- 'Mi piace quando mi preghi di non toccarti, vieni qui!' Si allungò su di me, sottomettendomi al suo corpo, e d'istinto lo colpì con il ginocchio nelle sue parti basse dimenandomi per farlo staccare da me.

- 'Sei una bambina cattiva! Non ti permettere più troia!' Mi disse dispregiante.

Si voltò per prendere qualcosa dal cassetto del letto che non avevo notato prima, e io approfittai dell'occasione per alzarmi e cercare con tutte le forze, nonostante le mani ammanettate di forzare la porta, ma niente; era chiusa.
Era l'unico tentativo che dovevo fare, almeno provare a scappare, purtroppo non andò bene e lui se ne accorse, mi prese per i fianchi e da dietro mi spinse contro la porta facendomi sentire la sua erezione che premeva sul mio fondoschiena. Mi prese di forza in braccio e mi buttò sul letto, immobilizzandomi mentre mi ammanettò anche i piedi. Ero sul punto di piangere, dove merda era finito Matt?!
Si mise sopra di me, mi caccio la maglia e le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso rigandolo.

- 'Piccola non piangere! Ti piacerà, vedrai.' Mi sussurrò sfiorandomi le labbra con le sue. Violentemente mi mise la lingua dentro la bocca. Appena si staccò lo sputai.

- 'Non dovevi permetterti troia!' Mi urlò contro mentre si puliva con la mia maglietta la saliva che gli era finita in faccia.

Mi tolse le scarpe e molto ferocemente i pantaloni, dopo di ché anche il reggiseno e le mutande. Rimani nuda, inerme di fronte a lui e ammanettata. Si tolse i pantaloni e iniziai a piangere più forte.
Prese il telefono dalla tasca del pantalone e compose un numero mettendo la chiamata in viva voce.

- 'Pronto?' Rispose la voce dall'altra parte, era Matt. Sentendo la sua voce piansi ancora di più, non riuscendo più a nascondere i singhiozzi. E lui mi sentì.

[COMPLETATO] Conflitti d'amore - "Lui mi ha cambiata".Donde viven las historias. Descúbrelo ahora