CAPITOLO 4: Denise

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-Buongiorno bellissima!! Pronta ad affrontare una nuova giornata??- Aubrey già saltava dalla gioia.

-Che cazzo dici...- mugugnai appoggiando i piedi nudi a terra -... mi tocca sorbire anche oggi quello stronzo di Donald.-

-Dì anzi che sei innamorata di Styles e che non vuoi più farti pagare da quel catorcio ammuffito.-

-Smettila subito Aubrey. E' un ragazzino quello.- sbottai alzandomi e cercando a stento il mio reggiseno da quanto fossi ancora assonnata.

-Mm, che ti ha fatta competere con una soprano. Suvvia Deni. Non t'è mai fregato nulla di com'era Donald, fino a che non sei andata a letto col ricciolo.-

-Vorrà dire che si sono alzate le mie esigenze allora.- ghignai reggendo la sfida.

-Allora ammetti che il ragazzino è bravo.- Aubrey mi seguiva verso la cucina.

-Non ho mai detto il contrario.- ghignai buttandomi sulla mia sedia a tavola -E comunque... oggi dovrebbe venire a ritirare l'ordine.-

-Dunque lo vedrai!!- sbraitò la bionda ed io annuii -Woo!! Chiedigli il numero no? E poi cazzo. Ancora non sai il suo nome!-

-Non mi importa del suo nome tanto... anche lui mi pagherà. Per un pezzo della lavatrice, ma mi darà dei soldi e poi se ne andrà, ecco fatto.- borbottai cominciando a giocare con la zolletta di zucchero nel tè -Il problema è che...- mormorai, ripensando alla scorsa sera al locale.

-Ti piace.- concluse la mia amica al mio posto, così la guardai scocciata del fatto che mi conoscesse purtroppo così a fondo.

-Ci sa fare.- ghignai ancora.

-Denise smettila di fingerti così.- Aubrey assunse un'espressione autorevole e pure distrutta e dispiaciuta -Non sei sempre stata così maliziosa.-

-Lo sono diventata Aubrey.- sbottai alzandomi battendo i palmi delle mani sul tavolo -E tu non puoi dirmi cosa fare.-

-D'accordo. Allora ti ricordo semplicemente la nostra tradizione.- ridacchiò infine.

-Non mi diverto coi ragazzini. Quella sera dovevo solo vincere una scommessa.- mi diressi alla sala per poter tornare in camera.

-Che però non verrà mantenuta perchè non sopporti più Donald.-

-Esatto.- sbottai, cominciando a vestirmi.

Andai a lavoro coi nervi a fior di pelle, sapendo che anche quel giorno mi sarei dovuta difendere da quelle schifose manacce.

-Donald.- gli feci cenno col capo, dirigendomi agli spogliatoi, e poco prima di vedere la sua sagoma attraverso il vetro opaco della porta, la chiusi a chiave. Mi cambiai dunque in tutta fretta ed andai alla cassa, oppure fra gli scaffali a sistemare.
Quando si sentì il dolce squillo della campanella sopra la porta mi si rilassò ogni singolo muscolo

-Buongiorno!- la sua voce mi trafisse l'anima.
Io riuscii però a fargli semplicemente un gesto con la testa sorridendogli -E' arrivato?- mi chiese poi, riappoggiandosi ancora coi gomiti al banco.

-Sì. Torno subito.- gli risposi io, così mi diressi nel retro per prendere il suo ordine, quando ovviamente venni trattenuta da Donald.

-Donald devo lavorare. C'è un cliente di là.- ringhiai trovandomi a due millimetri dal suo naso.

-Dovresti anzi approfondire che è il tuo cliente...- ringhiò a sua volta, così lo guardai con riluttanza.

-Tieniti da parte i soldi per quelle sul viale, perchè non mi toccherai più nemmeno un solo capello.- sputai ringhiando a denti stretti.

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