CAPITOLO 40: Harry

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Jonathan già aveva un anno, e le ristrutturazioni della casa andavano a gonfie vele. L'unico particolare era che anche Edward e Aubrey erano nella nostra stessa situazione, considerando poi che loro avevano "un'altra spina nel fianco", ovvero il bimbo.

Anche Edward lavorava il doppio per non far mancare nulla ai suoi due protetti, mentre Aubrey curava il piccolo con tutta se stessa; ma in conclusione, anche la loro situazione comportava una cosa, evidentemente importante: il sesso.

-Cazzo Harry. Ti giuro sto per sclerare!!-

-Edward mi fai morire. Hai due mani eh!-

-Che cazzo vuol dire? Hai presente la differenza fra una sega- alzò la mano destra -e una scopata?- alzò anche l'altra, facendomi scoppiare a ridere.
-Sono due cose completamente diverse!!- scrollò la testa, sembrava realmente psicopatico.

-Beh... chiedile di usare la bocca.- ridacchiai io, ma lui roteò gli occhi al cielo.

-Il problema non è quello. Il problema è che... che adesso per lei esiste solo lui, e ovviamente dedicandosi completamente a lui la sera non ha voglia nè forza per dedicarsi a me, capisci il dilemma?-

-Sì, capisco il dilemma. Ma non è mica così necessario, eh?!- mi guardò corrugando le labbra e alzando un sopracciglio -Sì okay. E' importante. Non necessario, però.-

-Non so come dirglielo. Proprio non ne trovo il coraggio, credimi. Tu fossi al mio posto che faresti?-

-Non farei nulla, perchè non sono cose che vanno programmate, vanno fatte se c'è voglia se no non è bello.-

-Eeh... allora chissà quando riavrò il buon umore.- si buttò nel divano a peso morto ed io scoppiai a ridere di nuovo, quando entrò di colpo Denise.

-Zio Harry siamo qui!! Così mamma e papà si divertono un po'!- sbraitò Denise entrando col piccolo in braccio.

-Papà!!- lo salutò quest'ultimo, mentre Edward sbarrò occhi e bocca.

-Ed? Perchè sei qui?-

Che situazione strana, cominciai a contare i secondi che ci vollero a Edward per scattare ed andare da Aubrey. Tre.

-Amore del papà, fai il bravo eh!- esclamò dando un bacio in fronte a suo figlio, prima di darne uno anche a Denise ed uscire di corsa.
Scoppiai a ridere, pure afflosciandomi nel divano, poco prima che un uragano di nome Jonathan mi saltasse addosso.

* * *

-Aspetta... quindi dovrai andare a Montrèal per almeno 15 giorni?-

-Sì Harry.-

-Ma io non posso fare avanti e indietro, lo sai.-

-Harry non posso farci nulla, è per la casa, non per me.-

-Che rottura di coglioni.-

-Già, ma non preoccuparti amore. Passeranno presto.-

-Parti domani?- Denise annuì -Salutami per bene allora.- mormorai, già prevedevo che mi sarebbe mancata tantissimo; ecco perchè ricordo ogni nostra singola mossa.

Ricordo ogni suo gemito ad ogni mia spinta. Ogni volta che chiamò il mio nome stringendomi le spalle con le unghie, stesse unghie che mi lasciarono quei visibili (e odiosi) graffi sulla schiena, a dimostrare che ero suo e di nessun'altra, come se proprio mi difendesse con le unghie per dimostrarlo.
Le baciai ogni parte del corpo, purtroppo non riuscii a bloccarmi pure dal lasciarle qualche succhiotto qua e là, ma lei mi lasciava fare ed io in quel momento non avevo molto autocontrollo.
Ad un certo punto mi fermai per riprendere fiato, ma i suoi occhi si spalancarono in uno scatto
-Non fermarti...- ansimò alzando ed abbassando velocemente il petto, a dimostrare che avesse un udibile fiatone.

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