CAPITOLO 9: Aubrey

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Uscii di corsa dal bagno, lasciando Denise ai suoi abituali trattamenti di bellezza.

Mi ci volle un po' di tempo per capire che il mio cuore potesse essere rubato di nuovo, ma non avrei mai immaginato che sarebbe successo così in fretta.
Mi accorsi di essere attratta da Edward molto tempo fa, lui era il classico sfigatello con gli occhiali e la t-shirt da bimbo comprata dalla mamma, nerd fino al midollo e niente esperienze in fatto di donne.

Quando invece lo vidi a quella festa, con la camicia a sfoderare quei meravigliosi muscoli e le lenti a contatto mi invaghii completamente di lui.

Scoprii poi come fosse bravo a giocare con le mie labbra e come ci sapesse fare in un letto; ma non fu quello a farmi capire che era il ragazzo dei miei sogni. Lo capii quando mi scriveva in tarda mattinata cosa stessi facendo, per sentire se mi andava di uscire con lui, magari a prendere un caffè o fare una passeggiata al parco. Quando nei pomeriggi che passammo insieme non osava sfiorarmi se non fossi stata io a fare la prima mossa.

Eppure, quello che non riuscivo a capire, era il perchè lui mi trattasse in tal modo.
Cioè, era piuttosto evidente che io non volevo relazioni serie e che andavo con chi mi pareva, perchè quindi mi trattava come una normalissima ragazza?

Tali pensieri mi fecero bloccare nel bel mezzo del mio cammino verso casa sua, mi fecero ragionare, se quello che stessi facendo fosse stata la cosa più giusta da fare.

Perchè stavo andando da lui? Avevo un reale fine, o volevo soltanto vederlo?
Forse furono le parole di Denise a spronarmi, perchè effettivamente il mio corpo reagì da solo.

Ebbi il più grande e violento scontro con me stessa di tutta la mia vita.

Lo amavo? Ero innamorata o soltanto attratta da Edward?
Mi piaceva perchè era bravo a letto o perchè era un ragazzo d'oro?

In quegli ultimi anni, convinsi me stessa che gli uomini non sapevano amare le donne, e la costante dimostrazione era il fatto che se avessi offerto il mio corpo al primo che passava, la maggior parte degli uomini avrebbe accettato, indipendentemente dal fatto che fossi una bella ragazza.

Perchè quindi viene chiamato "fare l'amore", se si può fare anche se l'amore non c'è?
E quindi, io con Edward cosa avevo fatto?

Ragionai però anche su come mi toccava, lui non mi trattava come una semplice bambola, ma come una preziosissima bambola in porcellana.

L'ultimo tratto di strada lo feci di corsa.
Salii la prima rampa di scale e raggiunsi la loro porta, per poi suonare il citofono. Da dentro si potevano sentire chiari schiamazzi maschili, prima che schiacciassi il bottone, dopo di che scese il silenzio più assoluto, poco prima che il portone fu aperto da Harry.

-Aubrey?- sorrise alzando le sopracciglia -Che ci fai qui?- ridacchiò poi grattandosi la nuca.

Effettivamente non ero aspettata, capibile soprattutto dal fatto che indossava solo le mutande e delle infradito.

-V.volevo... pa.parlare con Edward...- mugolai imbarazzata e lui annuì frettoloso per poi farmi spazio per entrare.

-Ed! C'è Aubrey! Ed!- Harry lo richiamò dando una veloce sistemata alla confusione da loro creata in salotto, dove notai essere sospesa una partita di FIFA -Ed?- continuò e finalmente Edward apparve dalle camere.

-Aubrey, ciao.- anche lui mi guardò non poco stranito -Non che tu non sia gradita, ma... come mai sei qui?- continuò avanzando verso di me, almeno lui indossava dei calzoncini da calcetto.

Harry si vestì in un nano secondo e dopo aver dato una pacca alla spalla dell'amico ed aver strizzato l'occhio a me, se ne andò.

-Emh... in realtà... non so perchè sono venuta...- mormorai, così lui ridacchiò alquanto stranito, ed aveva tutte le ragioni per farlo.

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