CAPITOLO 7: Harry

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Appena finito il turno di lavoro tornai a casa, già con in testa l'intento di trovare un outfit decente per la sera.

Trovai attaccato allo specchio all'entrata un post-it con un messaggio "Sono da Aubrey -Ed", e avrei dovuto immaginarmelo.
Mi cucinai la prima cosa che mi passò per la testa e già alle 15 ero a svuotare l'armadio.
Ci misi forse un'ora e mezza per decidere cosa mettermi, dopotutto non potevo farmi sfuggire quella occasione.

Mi piaceva quella ragazza e anche se sapevo che per lei ero nulla, dovevo conquistarla.

Si vedeva chiaramente che le era successo qualcosa, qualcosa che volevo scoprire a tutti i costi, ma dovevo prima conquistare la sua fiducia e ormai avevo pure capito che ragazza era. La classica distaccata e sfiduciosa di parlare di sè a persone nuove, la classica ragazza dai mille problemi che se la spassa col primo che viene stregato dalla sua bellezza con il solo intento di non pensare a nulla se non al piacere.

Capii che fu per quello che quella sera mi lasciai andare.
Venni trascinato da quella sua bellezza unica, dal suo sguardo seducente e da quel modo sinuoso di muovere i fianchi.
Quegli occhi oceanici mi fecero capire che riuscivo ad annegare nonostante sapessi nuotare.
Quei capelli lunghi e corvini, mi fecero ricordare quanto mi piaceva coccolare i capelli di mia sorella e per quanto mi piacesse sentire la sensazione di star toccando una bambola.
La sua pelle chiara segnata da piccoli e numerosi puntini neri mi invitava ad assaggiarla; mentre la sua voce era un orgasmo immediato.

Forse però, vidi quei suoi pregi come fossero i migliori al mondo perchè ormai l'unica ragazza che avessi mai amato non mi apparteneva più.
Sicuramente per quello sentii il bisogno di toccare una ragazza, nonostante un po' controvoglia perchè non era lei ad essere toccata dalle mie mani.
Ma dopo quella serata intensa sentii una fitta talmente forte al cuore che mi disse esplicitamente che sarei tornato ad essere innamorato pazzo.

Alle 22 uscii di casa, jeans neri attillati, stivali in camoscio marroni, t-shirt bianca lunga sotto una grigio scuro, cappellino verdognolo, rolex e via.
Mi assicurai di aver preso abbastanza soldi e abbastanza sigarette ed uscii.

Andai al "Sex & Breakfast" che conoscevo solo grazie alla squadra cronicamente arrapata di hockey di Edward.
Appena entrai l'occhio andò immediatamente a posarsi su quella dea che giocava su un cubo reggendosi ad un palo in metallo lucido; lucido quasi quanto quei meravigliosi tacchi che rendevano le sue gambe ancora più sexy, coperte in parte da un corto vestito blu elettrico coi fianchi in pizzo e il collo alto anch'esso in pizzo, capelli legati in parte in una pettinatura lavoratissima e lunghi pendenti dalle orecchie piene di brillante acciaio.

Entrai a passo lento per quanto non riuscissi a guardare altro che lei. Colei che quando fui in mezzo alla pista mi scorse subito, poco prima di dedicarmi un sorriso mozzafiato. Andava a ritmo di "Sexy Back" e c'era d'ammettere che quello era il lavoro perfetto per lei; non sapevo che sapesse muoversi così bene ed elegantemente.
Oltre a quel modo meraviglioso di muoversi, vidi anche come il dj a me stranamente familiare poco lontano da lei la guardasse con sguardo d'intesa, sguardo che a volte veniva ricambiato dalla diretta in questione; ciò mi fece supporre che senza dubbio già se lo era portato a letto, o molto più probabilmente in bagno.

Rimasi a guardarla in trans, quando prese il suo posto un'altra ragazza, palesemente meno sexy di lei, infatti la folla si dileguò un poco.

-Ehi Harry! Già bevuto?- mi chiese, o meglio urlò, lei avvicinandosi immediatamente al mio viso.

-No. Devo guidare.- le risposi io, mentre lasciavo che mi tirasse al banco bar.

-Offro io.- mi guardò soddisfatta, mentre io ridacchiai fra me e me, ci sapeva davvero fare.

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