Passare il confine - parte prima

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Soundtrack
"Gematria" - Slipknot

* * *

Il ticchettio prodotto dalle gocce che cadevano dal soffitto ed i tuoni di un temporale infinito, lampi che squarciavano il buio di quel fetido magazzino che un tempo ospitava il mercato del pesce di Ginza, quartiere poco lontano dal centrale Shinjuku, l'odore putrido di muffa e vecchi residui della pesca che ancora aleggiava nell'aria, il tutto a rendere quel luogo quanto di meno ospitale esistesse su quella Terra.

I passi cadenzati di Jinkai sul pavimento lercio rimbombavano in maniera lugubre mentre girava attorno alla sua vittima sacrificale; lasciò le pinze da meccanico macchiate di sangue su un bancone da lavoro arrugginito lì vicino e prelevò al loro posto un lungo ferro circolare altrettanto arrugginito, di quelli che si infilavano nella gola dei maiali per ucciderli dopo lo sgozzamento.

Le maniche della camicia arrotolate sugli avambracci spruzzati di macchioline cremisi, la stessa camicia bianca ed immacolata ora piena di chiazze rosso scure di sangue essicato; i capelli medi che gli ricadevano sul viso e sulle spalle in modo disordinato, l'espressione accigliata nei suoi occhi profondi pieni di fame, la fame della vendetta, una fame che esigeva il conto in altro sangue, ancora.

Si apprestò dinnanzi ad Oliver, legato mani e piedi su un altro lungo bancone arrugginito, nudo a parte le mutande e con il corpo già segnato dalle prime torture del boss affamato.
Un lampo di perverso piacere gli attraversò quegli occhi dalla sfumatura infernale.

- Sai come uso di solito questo pezzo di ferraglia, Jennings? - mormorò dolcemente, tono che strideva acutamente con la situazione.

Oliver piantò i suoi occhi verdi nei suoi e sostenne quello sguardo demoniaco; aveva subito l'estrazione a freddo di un molare ed avvertiva un dolore così lancinante in quella zona di viso da avere le lacrime agli occhi, aveva subito leggeri tagli sul petto con la punta affilata di un coltello, tagli che sanguinavano macchiando atrocemente la camicia prima candida dello Yakuza.

- Suppongo non vedrai l'ora di dirmelo! - ringhiò, strattonando le funi che lo tenevano legato sui polsi alle gambe del bancone.

- L'ultimo sventurato che ho personalmente torturato, pensa un po', é ancora vivo...ma, poverino, ha riportato seri danni dentro al suo corpo dopo l'utilizzo di questo arnese...non ti viene in mente come io possa usarlo, ora, su di te? - fece Jinkai, ancora con quel tono basso e sibilante.

Oliver lo comprese perfettamente, purtroppo, e sgranò gli occhi in preda alla paura.
- Non ci tengo ad avere quel coso su per il culo, Kenzo...infilatelo tu! Magari ti piace anche! - sputò con disprezzo.

Jinkai allargò il ghigno e piegò la testa di lato guardandolo con ancora quel luccichio sadico negli occhi, occhi che baluginavano le fioche luci presenti nello stanzone.
- Ho saputo una cosa interessante...- mormorò piano camminando attorno al bancone. - Ho mandato i miei uomini a setacciare la tua casa di Osaka, ed é venuto fuori un dettaglio piuttosto..come dire? Scottante. -

Oliver non rispose, lo sguardo guardingo fisso su di lui e, specialmente, su quella ferraglia minacciosa che teneva in mano e si rigirava tra le dita incessantemente.

- Cosa ci faceva in casa tua, una fotografia stropicciata ritraente me ed Athena? - chiese Jinkai, chinandosi sul suo viso con espressione dura. - Ricordo benissimo quel pomeriggio con lei...ma, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare la tua presenza sul luogo!

La rabbia stava di nuovo prendendo il sopravvento sul suo animo irrequieto; avrebbe davvero voluto piantargli quel ferro dritto nel cuore ma, venire a conoscenza dell'esistenza di una fotografia in cui erano ritratti lui ed Athena in atteggiamenti affettuosi, una foto chiaramente rubata, gli aveva fatto nascere molti sospetti e lo aveva messo in condizione di temporeggiare nel compiere il suo volere.

Yakuza AffairsWhere stories live. Discover now