Vendetta e morte

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Soundtrack
"Hero" - Skillet

* * *

La gente era accorsa numerosa sul luogo dell'incidente, ma sempre troppo tardi per poter fare qualcosa, ammesso e non concesso che qualcosa avessero fatto; ambulanze chiamate dai passanti che stavano per arrivare, le sirene della polizia in lontananza, ed un unico sopravvissuto all'agguato con sparatoria all'auto che seguiva quella di Athena.

Aki era quel sopravvissuto, che giaceva sul selciato bagnato dalla pioggia della notte e dall'intensa umidità calata con la nebbia, col viso rivolto alla cappa bianca su di sé ed il respiro rantolante a causa delle ferite da arma da fuoco; i proiettili lo avevano compito al collo di striscio, alla spalla destra, a lato del viso, ed uno si era conficcato all'altezza dello sterno, non sperava di sopravvivere abbastanza da arrivare in ospedale, anche se non aveva ferite mortali, ma siccome pensava di morire entro breve pensò che prima doveva avvertire il suo capo di quanto accaduto.

Aveva visto tutto dall'interno della macchina, l'incidente avvenuto all'auto che ospitava la moglie del capo e Mathakuse, poi la sparatoria sulla loro, e quando i suoi compagni erano morti sotto il fuoco nemico lui aveva assistito al rapimento di Athena da parte di Yamamoto in persona senza poter fare niente per aiutarla, impossibilitato a muovere un singolo muscolo per fare quello che Jinkai lo aveva mandato a fare, ossia proteggerla.

Con grande sforzo tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca sperando non fosse andato distrutto, e fu con sollievo che si avvide che no, pareva perfettamente integro; ignorando la gente calata sul suo viso per vedere con morbosa curiosità le sue condizioni, chiamò senza indugi il suo capo.

Jinkai stava appunto per uscire quando sentì vibrare il proprio telefono nella tasca interna del cappotto, si accigliò arrestandosi sui suoi passi e subito rispose senza nemmeno guardare chi lo stesse chiamando.
Ascoltò la voce rantolante di Aki che gli disse solo una cosa, ma quell'unica cosa lo fece sbiancare e vacillare fino ad avere bisogno di un sostegno per non cadere sul pavimento e quindi attaccarsi alla prima cosa che la sua mano trovò, il muro del corridoio.

"L'hanno presa, capo..."
Quella frase che gli risuonava come una eco fastidiosa nelle mente e che gli annebbiò la vista facendolo sentire vicino al collasso, ma poi l'ira, da subito portentosa e feroce, che spruzzò i suoi occhi di piccole venuzze rosse.
- Che cosa cazzo significa l'hanno presa?! Chi?! - sibilò furibondo.

Ovviamente non aveva bisogno di sentirsi dire chi aveva osato prendere sua moglie, giacché c'era solo una persona che aveva interesse a farlo.
- Yamamoto, Senpai...-

Il mondo di Jinkai crollò sotto il peso di quella schiacciante verità mentre chiudeva la telefonata, la sua Athena nelle mani del maiale che già aveva ucciso suo padre rovinando la sua famiglia, un lurido essere spregevole pronto a tutto pur di piegarlo al suo volere, un omuncolo ripugnante che non voleva nemmeno immaginare a quali torture l'avesse sottoposta.
Athena era in serio pericolo, e lui doveva correre a liberarla.

Questa fu la giusta spinta che necessitava per reagire e non lasciarsi sopraffare dalla paura, perché sì, il temibile boss che un tempo aspirava a prendere il comando dell'intera Yakuza di Tokyo provava una paura micidiale come mai ne aveva provata; erano ormai lontani i tempi in cui la sua unica aspirazione era spodestare Yamamoto, molto lontani, perché da quando c'era Athena nella sua vita il suo unico scopo era renderla felice al meglio delle sue possibilità, tanto che da qualche settimana accarezzava l'idea di mollare tutto e vivere una vita tranquilla al suo fianco.

Chiamò i suoi uomini e li pretese a rapporto da lui entro pochi minuti se non, testuali parole, volevano passare il resto dei loro giorni tra atroci sofferenze, e mentre li attendeva nel grande spazio poco oltre l'ingresso della villa camminò su e giù come una belva in gabbia, impaziente di uscire a cercare la sua amata e riportarla a casa.

Yakuza AffairsWhere stories live. Discover now