Verità svelate

45 1 0
                                    

Soundtrack
"Till We Die" - Slipknot

* * *

Tokyo, 18 Maggio, 2011

Cominciava a fare piuttosto caldo, la primavera al suo massimo splendore si apprestava a spalancare le porte ad una stagione estiva che si preannunciava calda come quella di due anni addietro, all'epoca della famosissima missione dell'FBI che aveva visto protagonista Athena, della quale l'animo era abbastanza irrequieto da qualche tempo, complice anche quel ricordo.

Jinkai non si faceva sentire da nove giorni ormai, ed ogni volta che non lo faceva la rossa sentiva la mente partire per lidi pericolosi; allora si immaginava le peggio cose accrescendo l'ansia per la sua sorte, di preciso in quei giorni aveva ipotizzato che il suo affare coreano fosse andato male o fossero sorti degli imprevisti qualunque, imprevisti che avevano potuto spingere i suoi complici a commettere qualche atrocità.

In quei casi accorreva in suo aiuto Takeshi, come sempre negli ultimi mesi, che usando poche e semplici parole sapeva rimetterla sulla retta via del sano pensiero e della fiducia nel suo capo; le aveva detto spesso di non stare in pena perché Jinkai non correva certo pericoli a Seoul, dove era molto stimato e tenuto in gran considerazione dai tizi che vi abitavano e con cui trattava volentieri affari importanti, e le aveva detto anche di godere delle belle cose che aveva in casa e stare serena.
Aveva ragione.

Athena aveva molto di cui godere, principalmente la presenza di sua madre in casa da due settimane; era stato emozionante portarla a casa dall'ospedale quando era stata dimessa, quando le aveva fatto varcare la soglia dell'ingresso e quando l'aveva condotta per la prima volta in camera sua, con l'ausilio di un monta-scale fatto apporre apposta per lei, ed era stato emozionante averla a tavola per i pasti, vedere Ursula e Takeshi che la trattavano con estrema premura e sollecitudine, e soprattutto vedere Agatha sorridere sempre di più in un clima disteso come quello della loro casetta.

Piano piano, col passare dei giorni, diceva sempre più parole con incertezza, tentennando e mangiandosi molte lettere, il dottor Harashito le aveva spiegato fosse normalissimo e le aveva detto che, più avanti, probabilmente sarebbe servito un corso di logopedia per recuperare appieno l'uso della parola non usato per molto tempo, ma per Athena sentire la voce di sua madre quotidianamente era balsamo per ogni ferita ancora aperta, anche se praticamente doveva ricominciare tutto da capo come una bambina.

Si stupiva ogni giorno quando entrava in camera sua per alzarla e la vedeva sorriderle, la sentiva dire un semplice buongiorno con fatica, la vedeva tornare a vivere com'era giusto che fosse, si stupiva degli enormi cambiamenti che avvenivano in lei a partire dall'aspetto, non più malaticcio e grigio ma più roseo, più salutare, più vivo, si stupiva enormemente di come fosse bastato trovare il giusto medico al quale farla seguire per ripartire.

Athena e Agatha partivano da lì, dal giorno in cui quest'ultima era entrata nella casetta di Tokyo; per la figlia era come averla ritrovata dopo averla persa per oltre dieci anni senza averla mai vista, doveva ricominciare ad assaporare il gusto di chiamarla mamma ad ogni ora del giorno, doveva ricominciare a godere della sua presenza, dei suoi sorrisi così diversi dal passato, della sua buffa voce, doveva ricominciare a sentirsi parte di una famiglia, benché fossero solo loro due al mondo.

E Agatha doveva ricominciare appunto come se fosse una bambina, apprendere le cose come se avesse trascorso quei lunghi anni in coma profondo, e se già era faticoso per Ursula, che realmente aveva passato un anno di coma, per lei era faticoso il triplo; tuttavia il peggio sembrava superato e davanti a loro, madre e figlia, avevano tutto il tempo per far riconsolidare quel legame e ri-invertire i ruoli, giacché per tutto il tempo della malattia Athena aveva vestito i panni di mamma invece che figlia.

Yakuza AffairsWhere stories live. Discover now