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«Adesso ti farò una serie di domande. Ti chiedo di rispondere sinceramente.»

Jeon Jungkook aprì lentamente gli occhi confuso. Si guardò attorno osservando la fredda strada. Sì, si trovava per strada, era svenuto di colpo mentre camminava tranquillamente.

Il ragazzo osservò tremolante le proprie mani. Di nuovo. Era successo di nuovo. Cosa diamine gli stava accadendo? C'era un qualcosa di insolito in lui, un qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

Si mise in ginocchio portando le mani sulle orecchie scoppiando poi in un sonoro pianto.
Poi cadde nuovamente e vide.

Un rumore di tacchi risuonò nella stanza buia e grande.
Vi era una flebile luce.

«Adesso ti farò una serie di domande. Ti chiedo di rispondere sinceramente.»

Fuoco.
L'auto della polizia.

«Hai mai fatto del male a qualcuno?»

«Ti sono mai successe cose... anormali?»

Una risata psicopatica risuonò ad eco nell'oscurità.

Delle piume nere scesero lentamente dal cielo.

Jungkook aprì nuovamente gli occhi e senza pensarci due volte tornò a casa sua di corsa spaventato.

Cosa gli stava succedendo? Osservava le persone e vedeva cose.
Udiva cose.

La testa gli pulsava forte, quando arrivó a casa si accasció a terra esausto di tutto ciò.
«Fateli smettere, vi prego...» sussurrò il ragazzo corvino piangendo in posizione fetale con le mani sulle orecchie.

Una donna si avvicinò al ragazzo lentamente «Jungkook, che sta succedendo?» ella si abbassò vicino al figlio e gli accarezzó lentamente i capelli scuri «Far smettere cosa?»
«Le voci! Mi sta scoppiando la testa, non riesco a sopportarlo!» esclamò lui.

Fuoco.
Risate psicopatiche.
Una siringa con un liquido verde.

«Mamma, ti prego... a-a-iu-ta-mi...»
La donna in panico chiamò il marito che con fare serio e composto si avvicinò alle due figure.

«Mi dispiace cara, è ora di dirgli addio.»

La donna abbracciò forte il figlio urlando un no di protesta «Lui non è... non è un mostro...»
L'uomo si avvicinò ancor di più ai due con fare lento «Vuoi forse negare l'evidenza?»
La madre iniziò a piangere copiosamente, mentre Jungkook strillava esasperato, ciò portò la donna a piangere più forte.
«È nostro figlio... come puoi ucciderlo
L'uomo alto sospirando rispose «Se non lo faremo noi lo faranno loro, lo sai.»
«Riuciremo a nasconderlo...te ne prego...il mio dolce bambino, ti prego, ti scongiuro. Il nostro unico figlio! Per favore! Non ucciderlo.»

Una vasca da bagno piena d'acqua.
Una mela rotoló lentamente su un pavimento ben curato, doveva appartenere a qualche ricco.

Jungkook pianse, né vedeva e né sentiva i suoi genitori discutere su di lui, sul suo futuro.

Il padre del ragazzo sospirò «Ho una soluzione. Devi fidarti di me, se lo farai il nostro unico figlio vivrà.»
La donna osservò l'uomo sgranando gli occhi «Sono disposta a tutto se questo lo farà vivere.»

«Dobbiamo addormentarlo.» l'uomo si allontanò e tornò con una siringa che ignettó nel collo del ragazzo.
Jungkook la sentì, faceva male, molto male, ma poi si rilassó.

Immagini strane e confusionarie svanirono, le voci smisero di parlare.
Vi era solo il buio.

"We don’t need no education."

Una donna teneva in mano una cartellina azzurra contenente pochi fogli, osservó da dietro il vetro il ragazzo corvino che indossava una camicia di forza ed era anche legato al letto scomodo.

«Il suo nome è Jeon Jungkook. Diciasette anni. Possessore del gene mutante. È il primo della sua famiglia ad averlo sviluppato. Abilità non chiare. Studente modello. Non ha crimini alle sue spalle.»

La donna si voltò in direzione della sua collega più bassa «Dobbiamo scoprire cosa ci offre questo piccolo mutante. Iniziamo subito. Provali tutti!»
«Ma così potrebbe morire, è stato portato quì proprio per non essere ucciso.»
La donna alta e bionda sorrise maliziosamente «E secondo te qualcuno uscirà vivo da questo laboratorio? Il nostro scopo è studiarli per poi annientarli. Anche lui morirà. La sua famiglia dovrà farsene una ragione, dovrebbero esserci grati. A quest'ora il loro prezioso figlio perfetto starebbe già sotto terra e invece si trova con noi, nel mondo dei vivi.»

La donna bassa sospirò ed entrò nella stanza, girò il capo nella direzione del vetro che dall'interno era impossibile vedere.
«Jeon, è ora che tu ti sveglia.»

Jungkook aprì gli occhi di colpo trovandosi un soffitto bianchissimo. Provò a muoversi, ma si sentiva strano, impossibilitato.
Quando notò essere legato urlò e si dimenó, notò la donna e il suo cuore acceleró.

«Jungkook, non vogliamo farti del male. Vogliamo solo curarti. Adesso ti chiedo di rilassarti.»

La donna castana ignettó il primo liquido e tutto cominciò.

«Jeon Jungkook. Diciassette anni. Non ha crimini alle spalle. Mutante. Abilità: telecinesi, telepatia ed infine visioni sul futuro che potremmo denominare prescienza . Il paziente non controlla le proprie abilità.
Il paziente è molto utile per il futuro del mondo, ma anche pericoloso.
È consigliato l'abbattimento appena non sarà più utile per le ricerche.»

Jungkook si ritrovò solo in una stanza seduto su una fredda sedia, aveva dei fili su tutto il corpo collegati ad un grande macchinario.

«Adesso ti farò una serie di domande. Ti chiedo di rispondere sinceramente.»
Quella frase. Ancora. No, questa volta non era stata detta nella sua testa, era reale.

«Puoi per favore dirci il tuo nome?»
La voce proveniva da un altoparlante, era femminile, diversa da quella che il ragazzo aveva udito ore prima.

Il ragazzo era esausto, si sentiva pesante, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti.
«J-J-Jeon Jungkook...»

«Bene Jungkook, quanti anni hai?»
«Diciassette.»
«Cosa fai nella vita?»
«Per ora sono uno studente.»
«Hai mai fatto del male a qualcuno?»
«No.»
«Ti sono mai successe cose...anomali?»

«...» il tono della voce del ragazzo era calato.
«Bene, ultima domanda. Sai cosa sono i mutanti?»
Jungkook che ormai aveva capito chi era, o meglio cosa era, rassegnato rispose «

«Bene Jungkook, presto conoscerai la tua nuova famiglia.»

Nuova famiglia? E la sua mamma e il suo papà? Voleva tanto tornare da loro, piangere tra le braccia della madre e rifugiarsi.
Cosa sarebbe successo d'ora in avanti?

La testa iniziò a girargli a causa della stanchezza, chiuse gli occhi lentamente crollando in un sonno profondo.

«Hai mai fatto del male a qualcuno?»
«Sì.» la voce era profonda.

Un piano si consumò lentamente tra le fiamme.

Mutants || BTS ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora