Capitolo 31

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Jungkook si guardò attorno spaesato, si sentiva smarrito senza la presenza di Yoongi e Taehyung. Fece un lungo sospiro guardando le figure di Jimin e Hoseok; Seokjin era seduto pensieroso in un angolo del salotto, vigilava fin troppo silenzio in quel luogo.
Hoseok si passò una mano tra i capelli perso nel suo mondo; soffriva ancora di depressione, ma fortunatamente rispetto al passato grazie a Jimin soprattutto era diminuita drasticamente, il ragazzo poco a poco stava iniziando a vivere seneramente col desiderio di aiutare il prossimo. Ogni tanto gli capitava di pensare a sua madre o alla dottoressa bruna che era diventata una seconda mamma per lui, avrebbe tanto voluto rivedere le due donne nonostante la prima lo avesse definito un mostro costringendolo a scappare di casa per restare in vita.

Jimin portò lo sguardo fuori dalla finestra deglutendo subito dopo, voleva fare qualcosa per salvare Namjoon soprattutto, ma non sapeva cosa... Cosa era giusto fare in quella situazione? Salvare i tre ragazzi e diventare loro complici diventando nuovamente i cattivi? No, non sarebbero diventati i cattivi. Il nemico era comune e non era lo stato, ma coloro che li avevano imprigionati e torturati, sì erano solo loro il nemico e distruggerli avrebbe risolto ogni problema. Cosa il mondo ne volesse fare di Taehyung e Yoongi alla fine della "guerra" non era affar suo direttamente...

Dal candido pavimento di quella prigione nacquero delle ombre nere, Yoongi si strinse maggiormente accanto all'amico terrorizzato sentendosi indifeso «Allora Nam, sai dirmi chi è Taehyung?» il signore dei metalli scosse il capo, ormai aveva smascherato il suo amico viaggiando nella sua mente, ma non gli pareva giusto rivelarlo agli altri, si era confidato soltanto con Seokjin che lo aveva aiutato duramente e aveva mostrato un particolare interesse nei confronti dell'angelo; Seokjin gli raccontò di come il ragazzo fosse padrone dei suoi incubi e sogni, gli disse anche di come la caduta degli angeli ribelli era onnipresente. Namjoon non sapeva ancora cosa pensare riguardo a quella sconvolgente rivelazione, non si sarebbe mai aspettato che in realtà suo fratello fosse Lucifero in persona, il ragazzo rimase colpito anche di come in realtà fosse diverso rispetto a quello che veniva narrato. Lucifero era diventato simbolo del male per colpa dell'amore, solo per quello.

I muri della stanza iniziarono a creparsi di getto, poi da tali crepe uscì un fumo nero, Yoongi era più terrorizzato che mai, era molto vulnerabile senza i suoi poteri «Namjoon cazzo, dimmi chi è Taehyung!» «No, non posso tradirlo.»

Jungkook, Hoseok, Jimin e Seokjin stavano correndo in direzione del laboratorio, il più piccolo in quel momento si sentiva maledettamente strano.

Yoongi udì la fenice cantare in modo disperato, il ragazzo portò gli occhi al soffitto pieno di crepe notando come esse avessero disegnato un volatile. Namjoon guardò duramente Taehyung «Allora stella del mattino, ti decidi o no?!»
Taehyung guardò con la coda dell'occhio - ancora completamente nero - suo fratello facendo mezzo sorriso «Sei proprio impaziente mh?»
Taehyung rise in modo malefico a gran voce con la testa rivolta verso l'alto, poi si zittí di colpo portando lo sguardo verso il basso «Addio umani.» disse con voce roca.
Si udirono poi delle vibrazioni susseguite da un blackout generale, Taehyung si precipitò dai suoi compagni e svanì nel nulla con loro. Quando la luce tornò la stanza era ormai vuota, la dottoressa Smith dirignò i denti con rabbia «Kim Taehyung non è un semplice mutante! Come ha fatto ad usare i suoi poteri se noi abbiamo lui?!»

Taehyung stava volando in alto nel cielo reggendo i suoi compagni, quando furono abbastanza lontani dall'edificio disse «Dio del fuoco, ora i tuoi poteri sono tornati.» ed era vero, Yoongi provò a creare una piccola fiamma sul palmo della sua mano e ciò si verificò. Il piromane sorrise gioioso e scoppiò in una risata, Namjoon rimase in silenzio notando poi delle figure correre riconoscendole subito dopo «Sono Seokjin e gli altri!» Taehyung si bloccò di colpo facendo sussultare i due amici, osservò i mutanti correre con gli occhi grandi, erano tornati normali nel frattempo, sorrise di lato «Siamo tutti riuniti!» l'angelo volò nella direzione dei suoi compagni facendo poi la comparsa dinanzi a loro «Dove andate così di fretta?»
I quattro smisero di colpo la loro corsa restando stupidi, Jungkook schiuse le labbra e con gli occhi tremanti dalle iridi fiammeggianti mormorò «L-Lu...» l'angelo si precipitò dal ragazzo portando una mano sulla sua bocca «Sh...» successivamente lo abbracciò forte «Jungkook... Oh Jungkook stai bene...» Yoongi osservò quella scena in silenzio sentendosi fuori luogo.
Cosa c'era tra Jungkook e Taehyung? Il minore aveva risposto niente, ma Yoongi a tutto ciò non credeva.
Si avvicinò lentamente ai due, Jungkook sollevò lo sguardo in direzione del piromane e con occhi scuri e grandi sussurrò «Yoongi... Stai bene...»

Taehyung si staccò appena dall'abbraccio portando lo sguardo sul suo compagno più grande, assottigliò gli occhi e lo guardò con aria tenebrosa, Yoongi indietreggiò appena vedendo quello sguardo, ormai aveva paura di lui e non poteva farci nulla.
«Siamo venuti a salvarvi, ma vedo che state bene! Ne sono felice!» disse Seokjin abbozzando un sorriso «Immagino che siete scappati, stiamo attenti, potrebbero attaccarci da un momento all'altro coinvolgendo la città per l'ennesima volta. Hoseok, dobbiamo tornare indietro ed evacuare tutti affinché giungano dall'altro lato della città!» Hoseok annuì «Me ne occupo io, dopotutto sono il più veloce» detto ciò il mutante svanì lasciando una scia dietro di sé dovuta alla sua velocità.
Seokjin guardò in direzione del laboratorio pensando a suo padre, fece un lungo sospiro portando poi lo sguardo su Yoongi ricordandosi di quello che era successo qualche ora prima.
Lui svenuto su di un letto e un Jungkook che lo portava via.
Namjoon abbozzò un sorriso avendo letto il pensiero del compagno, ma rimase confuso nell'apprendere della presenza di Jungkook.
Cosa ci faceva lì? Era compito di Seokjin salvarli, non il suo.

Il signore dei metalli si avvicinò al maggiore poggiando una mano sulla sua spalla, gli rivolse un sorriso gentile mormorando successivamente un sincero grazie.

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