capitolo 11

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Megan pov

Sul viaggio di ritorno Dylan non mi ha più parlato, non eravamo vicini ma continuavo a guardarlo. Aveva lo sguardo corrucciato segno che stava pensando. La ragazza vicino a lui continuava a dargli attenzioni che lui ignorava, perfino quando lei le ha messo la mano sulla coscia lui l'ha ignorata e si è girato a guardarmi. So che respingendolo si è offeso ma cosa posso fare? Non mi fido più di lui come una volta e se non mi fido delle persone non posso stargli accanto. Non è solo questo il problema, il problema è che io non voglio incasinargli la vita di nuovo, sta cercando sua madre ed ha già abbastanza problemi di suo. So quanto ci tiene alla madre perciò voglio che si concentri su di lei al momento. 
"Ragazzina stai guardando quel ragazzo da quando siamo partiti"
Il signore seduto vicino a me mi scruta attentamente e non saprei cosa rispondergli, non parlo con gli sconosciuti
"Scusa sono stato abbastanza maleducato, mi chiamo Paul, non volevo intromettermi ma ho visto che lo guardavi e anche lui ti sta guardando da quando si è seduto. Si vede che non gli piacciono  le attenzioni di quella ragazza"
"E lei cosa sarebbe una specie di psicologo?"
"Mi piacerebbe, sono un imprenditore ma mi ricordate tanto me e mia moglie da giovani"
"E allora pensi a sua moglie"
"Vorrei ma purtroppo è morta di cancro tre anni fa"
"Mi dispiace io non sono molto cortese con gli sconosciuti"
Che figuraccia, dovrei essere più gentile con le persone
"Io mi sono intromesso nei tuoi affari quindi è comprensibile. Che rapporto hai con quel ragazzo?"
"Ex ragazzo, ci siamo lasciati perché mi ha mentito e messo in pericolo la mia vita. Io lo amo ancora, lui mi ama ancora ma è meglio se stiamo separati"
"Voi giovani d'oggi non vi capirò mai, se tu lo ami e lui ti ama, perché stare separati? Credimi ragazza mia, mia moglie è morta troppo presto e ho molti rimorsi quindi vai da lui prima che sia troppo tardi"
"Non è così semplice"
"E chi ha mai detto che l'amore è semplice?"
Mi fa un sorriso e si volta dall'altra parte. Questo è strano forte. 
Mi sveglio indolenzita da un braccio che continua a scuotermi e mi accorgo che è Dylan che  continua a scuotermi la spalla con pochissima delicatezza. Ma che diavolo di problemi ha? Ho gli occhi ancora chiusi e non ho intenzione di aprirli ma le turbolenze dell'aereo e un boato mi costringono, che diavolo sta succedendo? Spalanco gli occhi e il viso sudato di Dylan insieme alla sua faccia preoccupata mi spaventano.
"Che diavolo ci fai tu qui?"
"Ti sei addormentata e continuavi ad agitarti così ho chiesto a quel signore di fare cambio di posto anche se non dovrei ma non è questo il problema. C'è un brutto temporale e siccome so che hai paura dei temporali non volevo ti spaventassi"
"Ma perché succede tutto a me?" Continuo più che altro a parlare con me stessa mentre la voce del pilota invita i passeggeri a mantenere la calma. Ora, esattamente, chi mantiene la calma in situazioni del genere? Ehi c'è una tempesta fuori che potrebbe far precipitare l'aereo, però stai calmo. Si certo. Un movimento brusco mi fa sussultare e Dylan mi stringe la mano, probabilmente è consapevole del disastro che sono, sento le mani formicolare, segno che mi verrà un attacco di panico. Non è la prima volta che assiste a un mio attacco di panico ma questa è una situazione diversa, non mi piace granché l'aereo, ci sono  persone in panico, i boati dei fulmini e le turbolenze mi fanno girare la testa, ho il respiro irregolare e la nausea. Se apro gli occhi non vedo niente, solo nero. Mi sento prendere dai polsi e la voce di Dylan mi dice di concentrarmi sulla respirazione, di fare un respiro profondo, trattenere e rilasciare l'aria. Sento la sua fronte appoggiarsi alla mia e apro istintivamente gli occhi. Ha la faccia spaventata e qualcosa mi dice che è più spaventato per me che per il temporale. Non è neanche qualcosa di così grave continuo a ripetermi ma le mani mi sudano e mi sembra di essere senza gambe. Continuo a tremare finchè le sue mani non si posano nuovamente sul mio viso. 
"Megs, stai calma, non sta succedendo nulla,  non è nulla di grave davvero, guardami, credi che me ne starei calmo se non fossi sicuro che non succederà niente? No, probabilmente ti avrei detto una di quelle stronzate alla titanic tipo ti amo bla bla ma questo tu lo sai già e noi non stiamo morendo. So che hai paura dei temporali ma respira, regolarizza il respiro e pensa a qualcosa di bello tipo Caroline, Abigail, te e Brian oppure noi due insieme. Preferirei se pensassi a noi ma se pensare a Brian ti calma, beh, perché no? Anzi scherzo lo picchierei e lo legherei nella sedia di uno sgabuzzino finchè non sarai vecchia e rugosa così vivrai in pace e.."
Lo interrompo baciandolo, non so nemmeno perché e non so nemmeno dove mi è venuto questo stimolo nel bel mezzo di un attacco di panico ma sorride sulle mie labbra e si stacca. Rimango delusa, che diavolo gli prende?
"Non fare quella faccia, se fosse stato per me ti prenderei qui, subito anzi, ti porterei fino al bagno e ti prenderei su quel lavandino perché sono geloso che qualcun altro ti guardi ma eri nel bel mezzo di un attacco di panico e limonare non è nei miei piani"
I suoi sussurri al mio orecchio mi fanno venire i brividi e arrossisco, che problemi ho avuto a baciarlo senza un motivo valido dopo avergli detto migliaia di volte di lasciarmi perdere?
"Ehi, non voglio vedere quello sguardo pentito"
La mia attenzione viene catturata dal pilota che ripete di mantenere la calma perché il tempo sta migliorando e che tra un ora atterreremo, mi sento stupida ad aver pensato che stessimo morendo o qualcosa del genere. Gli attacchi di panico io non riesco a gestirli e le situazioni di forte ansia me li provocano. Prendevo delle pillole che ho deciso di buttare nel cestino dopo una settimana che le usavo, mi sentivo pazza. Ignoro Dylan ma mi sta fissando da quando il pilota ha detto che saremmo atterrati. Sento le orecchie fischiare leggermente, segno che siamo quasi arrivati perciò tiro un sospiro di sollievo. Dylan continua a guardarmi e ha ancora la sua mano sulla mia perciò decido di staccarla. È deluso, ormai ha sempre quello sguardo con me ma è meglio per lui. Appena gli altri passeggeri  cominciano a scendere, prendo il bagaglio a mano e cerco di precipitarmi verso l'uscita ma vengo bloccata da un braccio e lo sguardo questa volta arrabbiato di Dylan mi fanno pentire di non essermi lanciata dal finestrino durante l'atterraggio. Che diavolo faccio? Continua a stringermi in braccio fino all'uscita finchè non viene bloccato dalla ragazza che gli stava vicino prima che venisse da me. Quasi quasi vorrei ringraziarla e scappare dentro all'aeroporto per prendere il primo volo per l'Alaska ed evitare di sentire i suoi discorsi ai quali non so rispondere, ma la sua presa è forte e io invece non lo sono abbastanza, anzi, per niente. 
"Ehi ti sei spostato noi dovevamo fare sai quella cosa"
Sono quasi disgustata, che problemi hanno alcune ragazze? Qualche ora fa la hostess, adesso questa ragazza che in realtà invidio, è bellissima ma è, come posso dirlo senza  essere volgare? Una ragazza dai facili costumi? Si penso che possa andare bene. 
"Senti mi dispiace ma io ti stavo ignorando, non so se lo avevi capito. Al momento ho un problema con questa signorina che è alquanto irritante, fastidiosa, rompicoglioni, testarda ma bellissima, quindi addio"
Riderei se non sapessi di essere fottuta. Quando si arrabbia diventa irritante e dopo il mio attacco di panico non sono proprio sicura di voler discutere nuovamente. Ma perché non ascolto mai mia madre? Mi aveva detto di prendere l'aereo di domani e io ho preso questo, trovandomi Dylan, un tempo di merda e la pioggia che mi sta letteralmente rovinando i capelli e quel velo di correttore che mi sono messa per nascondere le occhiaie quindi oltre che bagnata sembrerò anche un cadavere. Questa è quella che chiamo una giornata di merda. Il mio divincolarmi non gli fa mollare la presa perciò la smetto di divincolarmi e decido che lo ignorerò quando mi farà la predica. Mi trascina fin dentro l'aeroporto e più che una persona sembro la sua valigia, la gente ovviamente lo guarda male ma se ne frega e mi trascina fino a una porta che apre con poca delicatezza e mi fa entrare. È una specie di sgabuzzino e mi chiedo come faccia a sapere di questo posto, subito immagini di lui qua dentro con qualche ragazza cominciano a farsi vive nella mia testa. Non c'è altra spiegazione, chi andrebbe nello sgabuzzino di un aeroporto? Ha detto che è venuto spesso qui quindi ha senso.
"Dimmi, come diavolo fai a sapere dove si trova lo sgabuzzino dell'aeroporto? Ci hai fatto qualche viaggetto con qualche hostess?"
"Si ma non solo con hostess"
"Sei un coglione"
"Cosa ti aspetti? Mi hai trattato di merda e continui a farlo, mi dici di dimenticarti poi mi racconti cosa ti è successo, penso che ti sei avvicinata di nuovo a me e mi respingi con patetiche scuse, continuo ad avvicinarmi perché so delle tue paure, mi baci, hai lo sguardo pentito e cerchi di scappare. Che diavolo di problemi hai? Non credo che ti rincorrerò per sempre quindi ti prego fammi capire qual'è il problema e perché continui a scappare da me perché non ho voglia di rincorrerti. Sai quanto autocontrollo mi è servito per non staccare la testa a quel Michael, Malcom o come diavolo si chiama? Sai quanto autocontrollo mi serve quando vedo che i ragazzi ti guardano e tu nemmeno te ne accorgi ma io non posso farci niente perché non sono tuo amico e tantomeno il tuo ragazzo. Se devi allontanarmi ti prego fallo adesso e io me ne farò una ragione"
"Dylan io.."
"Non cominciare con le scuse"
"Lasciami in pace"
Il suo sguardo mi fa stare male ma è meglio per lui se mi dimentica, magari per sempre. Si sposta dalla porta e mi lascia uscire senza aggiungere una parola. L'ho perso per sempre e me lo merito.

   

l'inferno nei tuoi occhiOnde as histórias ganham vida. Descobre agora