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Mi ritrovo in un corridoio lungo e comincio a correre senza sapere il vero motivo. Corro, ho il fiato corto, i polmoni sembrano esplodere e il cuore mi martella nel petto. Inciampo e mi rialzo e mi rimetto a correre. È come se le mie gambe si muovessero senza dare retta al cervello che continua a ripetermi di fermarmi, non ho motivo per il quale correre, ma continuo a farlo. Spalanco una porta e mi ritrovo difronte a una piscina e un rumore rimbombante di passi invade la stanza. Due braccia enormi e una voce che conosco fin troppo bene mi spingono dentro la piscina, sempre più vicino al fondo, sempre meno aria nel petto. Le orecchie continuano a fischiarmi e il panico mi pervade.
Mi sveglio di soprassalto, la maglia piena di sudore e l'altra metà del letto vuota. Dylan non è ancora tornato, da quando è uscito tutto arrabbiato, mi chiedo quale cavolata possa aver fatto nel frattempo. Sento il rumore della doccia aperta e il mio cuore smette di battere. E se fosse Adam? Mi infilo la felpa di Dylan, afferro la lampada sul comò e mi avvicino al bagno. Saranno servite a qualcosa le lezioni di autodifesa, mi ripeto nella testa. Hai una lampada in mano, come vuoi uccidere qualcuno, mi ripete la mia coscienza. L'acqua si chiude improvvisamente, prendo coraggio e spalanco la porta, trovandomi davanti quel dio greco del mio ragazzo legarsi l'asciugamano in vita. Si gira di scatto e scoppia a ridere vedendomi con la lampada in mano. Corro ad abbracciarlo, avevo paura avesse fatto qualche cavolata come suo solito.
"Ehi piccola cos'è tutto questo affetto?"
"Pensavo avessi fatto qualche cavolata francamente"
"Sai che sono cambiato e non faccio più le cavolate che facevo prima di conoscerti"
"Che ora è?"
"È l'una di notte, ho un idea, ti porto in un posto"
"Andiamo allora"
Lo prendo per mano e lo trascino verso la porta ma il suo corpo mi blocca con le spalle contro il muro e tutta questa vicinanza mi fa arrossire, come fosse la prima volta
"Piano baby, dammi il tempo di vestirmi, per me è indifferente, ma se non vuoi uccidere nessuna ragazza che non sa resistere al mio fascino beh, ti conviene aspettare"
"Sei un montato ringrazia che ti ho voluto io se no saresti ancora single e depresso"
"Mhh ti ricordo che non mi sono mai mancate le ragazze"
"Nessuno che ti volesse come me"
Apro la porta e scendo velocemente le scale, consapevole che non mi avrebbe seguito, essendo mezzo nudo. Neanche il tempo di formulare una frase a senso compiuto che mi sento richiamare proprio da lui. Corro allarmata e lo trovo nudo davanti a me con un sorriso da schiaffi.
"Vestiti cretino"
"Perché fai la timida ora?"
"Smettila"
"Mettiti qualcosa di pesante fa freddo"
Prima che possa aprire bocca si avvicina con la sua felpa e mi lascia un bacio in fronte. La sua dolcezza stasera mi fa insospettire, molto raramente si comporta in questo modo. Si veste in fretta e prende le chiavi della macchina, per poi spingermi verso le scale toccandomi il fondoschiena. Sembriamo felici, ma siamo così rotti dentro. Lui ha quei demoni che si porta dietro fin da quando era bambino, io invece il risultato di un'adolescenza sconsiderata, durante la quale pensavo che essere ribelle mi avrebbe portato dei privilegi. Mi ha portato solo casini e una sanità mentale discutibile. Ma infondo credo che io stia sistemando i cocci rotti del suo cuore e lui quelli del mio, è sempre meglio preoccuparsi dei demoni degli altri che dei tuoi. Guida con un cipiglio sul volto, il che vuol dire che è pensieroso. Ogni tanto mi stupisco di quanto bene io abbia cominciato a conoscerlo, a capire le sue espressioni, le sue esigenze, quando ha bisogno dei suoi spazi. Lui ha capito invece quando io ho bisogno dei miei, ha capito dalla mia espressione che qualcosa non andasse.
Parcheggia l'auto in una strada piena di sassi e mi sorride, come se fosse normale la pazzia che stiamo facendo a quest'ora della notte. Mi ricorda la notte nella quale siamo andati da sua madre, pensando che sarebbe andata bene, invece è finita in tragedia. Mi prende per mano e si mette a correre in una salita che mi sembra infinita per quanto poco sono abituata a fare sport.
"Vieni ti porto sulle spalle"
"Così ti monterai ancora di più la testa"
"Sali e stai zitta"
Gli salto sulle spalle ridendo. Sembriamo due pazzi. Arriviamo su una specie di collina, appoggia il lenzuolo che aveva preso in macchina per terra, mi fa sedere e mi avvolge con la coperta, davanti a noi la vista della città e dell'Oceano di notte. Rimango senza fiato da quanta bellezza ho davanti agli occhi, ma non ammetterò mai a voce alta che la vera bellezza c'è l'ho affianco. Non parlo del suo aspetto fisico, che non è assolutamente discutibile. Parlo di lui come persona, come personalità, come carattere. Sembra superficiale, menefreghista, apatico. È tutt'altro. Fa ragionamenti talmente intelligenti che la gente non capirebbe, quando si interessa a qualcuno, che sia un conoscente o un amico, da tutto il cuore.
"Perché mi guardi Megs? Il paesaggio è da quella parte"
"Stavo pensando a quanto sei bello, sia dentro che fuori"
"Dentro magari un po' meno"
"Non sparare cavolate"
"Quando ti ho detto che non avevo fatto cavolate non ero serio. Ho fatto a pugni con uno perché mi è venuto addosso in un locale, ho trattato malissimo una ragazza che aveva cominciato a strusciarsi su di me, ho spaccato tre bottiglie di birra e ho fumato un pacchetto intero di sigarette. L'idea che qualcuno ti possa fare del male mi fa gelare il sangue nelle vene, soprattutto da uno che ci ha provato e ci è riuscito svariate volte."
"Perché me lo stai dicendo?"
"Perché l'ultima volta che ti ho mentito ti ho persa, non voglio si ripeta. Ci morirei"
"Ti amo"
"Ti ho detto che ho fatto Delle cavolate e tu mi dici ti amo?"
"Si Dylan, ti amo. Ti amo per come sei, per come reagisci, per come ci tieni a me. Amo il modo in cui mi fotti il cervello, amo la tua intelligenza, la tua spontaneità e il tuo sarcasmo"
"Perché me lo stai dicendo proprio ora?"
Siamo faccia a faccia, mi ha presa sulle sue gambe e mi guarda dritta negli occhi.
"Perché pensi di essere un fallito ma non lo sei. Ognuno di noi ha il suo posto nel mondo e io so che il mio è qui con te e il tuo è qui con me"
Mi lascia un bacio casto sulle labbra, ma sento il desiderio di avere di più da lui. Lo bacio in modo famelico, gli tolgo la maglietta e la lancio in qualche punto indefinito. Lascio una scia di baci sul suo petto muscoloso mentre le sue mani sono sotto la mia felpa, che esplorano quelle parti del mio corpo che solo lui conosce così bene. Faccio per togliermi la maglia ma mi ferma immediatamente e la mia delusione è palpabile
"Non voglio che ti vedano nuda"
"Non c'è nessuno, poi sai che sono solo tua, o non mi vuoi?"
"Io non ti voglio? In circostanze normali mi avresti picchiato ma mi stai eccitando così tanto che il mio amico là sotto sta implodendo"
Probabilmente sono arrossita, ma non mi interessa, ciò che mi interessa al momento siamo noi due. Finisco ciò che avevo iniziato, mi levo la maglietta e lo riempio di lividi sul collo, sul petto, sulla pancia. Capovolge la situazione ma non voglio dargliela vinta, voglio averlo io il controllo. Torno sopra di lui che ha una faccia piacevolmente sorpresa e le sue mani calde e esperte mi slacciano il reggiseno e mi tolgono i pantaloni. Siamo corpo contro corpo, uno sopra l'altro, mentre facciamo l'amore. Si amore, non sesso.
"Ti amo"

l'inferno nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now