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Ho viaggiato più in aereo in questi giorni che in tutta la mia vita. Siamo diretti a New York, Dylan vuole parlare con suo padre ed è a dir poco distrutto. La relazione di sua madre con il padre di Adam l'ha fatto rimanere malissimo. Da quando siamo partiti da Aspen mi avrà rivolto si e no due parole. Ha ricominciato a rispondermi male e sta cosa mi sta facendo innervosire ma non oso immaginare come si senta. Io al suo posto non so che avrei fatto.
"volete qualcosa da bere?"
Dylan le risponde con un no secco mentre io le chiedo un bicchiere d'acqua scusandomi per lui.
"Non serve che ti scusi ogni volta per come rispondo, se volessi farlo mi scuserei direttamente io, non credi?"
"Smettila con questo comportamento da strafottente. Ogni volta che rispondi male in mia presenza mi guardano come se stessi con un alieno, se fossi educato come lo sei la maggior parte delle volte con me non mi sentirei in imbarazzo ogni volta"
"Quindi ti senti in imbarazzo? Lasciami allora,nessuno ti costringe a stare con me"
"Si così poi verrai da me dicendomi 'sono disperato mi faccio qualsiasi essere vivente perchè mi mancano i tuoi orgasmi', per favore, chi vuoi prendere in giro"
La ragazza vicino a me scoppia a ridere, Dylan le rivolge un'occhiataccia e io mi sento in imbarazzo per ciò che ho appena detto. Non mi piace sbottare in pubblico ma sa che ho perfettamente ragione
"Ho l'onore di essere seduta vicino alla ragazza di Dylan Smith presumo"
"Scusa come fai a conoscermi?"
"Scherzi spero, eri sempre sulle riviste di gossip, mia madre dirige un giornale quindi conosco anche la tua ragazza,non sono una stalker tranquilli"
"Beh, di a tua madre che fa il lavoro più noioso del mondo, a chi cavolo interessa la mia vita?"
"Può stupirti quante persone si interessino a te ogni giorno. Ho una domanda, con tutti i soldi che ha tuo padre non potevi prendere il suo jet privato invece che un aereo, seppur in prima classe?"
"Scusa cosa stai facendo, un'intervista per tua madre? Comunque grazie per il suggerimento, la prossima volta lo prenderò, almeno sono sicuro che non ci saranno chiacchierone come te"
"Dylan!"
Lo rimprovero tirandogli un pugno sulla spalla, che cavolo di problemi ha? È vero che questa tizia si sta facendo troppo gli affari nostri ma lui non ha il diritto di trattarla così. Mi alzo perchè ho bisogno di stare lontana da lui un attimo, non ho voglia di dire cose per le quali potrei pentirmi.

Dylan pov

Si alza tirandomi un calcio che mi fa salire la rabbia, credo che la vena del mio collo esploderà da un momento all'altro. Quella ragazzina si sposta dal suo posto e si siede in quello di Megan
"Sai che la stai trattando come uno straccio? La tua fama tra belle donne ti precede ma non credevo che ti comportassi così anche con lei"
"Scusa ma gli affari tuoi te li sai fare? Avrai si e no 16 anni,che cavolo vuoi da me?"
"Niente, dico solo che dovresti trattarla un po' meglio"
"Torna al biberon e siediti nel tuo posto"
Maledetti aerei con tre posti, potevo seriamente prendere l'aereo aziendale ma non mi pace ostentare tutta la ricchezza di mio padre, la maggior parte delle cose me le pago di tasca mia e la gente pensa davvero che siamo tutti dei figli di papà. La mia ragazza viveva dai parenti della sua migliore amica e sopportava un titolare che puzzava di birra pur di non usare i soldi dei suoi genitori. È da ammirare e io continuo a risponderle male. Non lo faccio di proposito, semplicemente non sopporto nemmeno il mio riflesso allo specchio. Il solo fatto di essere in qualche modo collegato a quel verme di Adam mi fa venire il vomito, tra tutti gli uomini di questo mondo mia madre ha deciso di stare con suo padre? Megan è tornata e si siede nel suo posto con assoluto silenzio. So che mi sta odiando, lo sto facendo anche io. Le stringo la mano e mi guarda con una luce di speranza negli occhi, spera davvero che io mi sia calmato. Lo vorrei tanto ma ho una morsa nello stomaco che mi sta facendo salire la nausea, non è l'aereo. Non mi accorgo di quanto forte sto stringendo la mano della mia ragazza, solo quando vedo la sua mano rossa mollo immediatamente la presa come se fossi stato scottato. Fa un sorriso flebile per cercare di farmi credere di non averle fatto niente ma so di averle fatto male.

****

Non mi era mancato per niente l'aeroporto super affollato di New York e il brutto tempo. Fortunatamente le valigie sono arrivate subito. Mi trema la mano e non ne capisco il motivo, spero solo che Megs non se ne accorga. Ovviamente se ne accorge e si ferma in mezzo all'aeroporto rischiando di farsi travolgere da qualcuno
"Dylan, stai avendo un attacco di panico"
"No, muoviti che dobbiamo andare da mio padre"
"Dylan, smettila, fatti aiutare, andiamo un attimo in bagno"
"Non ho niente"
So che ha ragione ma non riesco ad ammetterlo nemmeno a me stesso. Fermo un taxi e gli do l'indirizzo dell'attico. Non ci vado da quando Megan se ne è andata. Non è di molta compagnia perchè è al telefono con sua madre da quando siamo saliti in taxi.Riesco a sentire qualche pezzo di discorso ma non sono molto interessato. Le mani continuano a tremarmi ma il tocco di Megs mi tranquillizza in parte. Do i soldi al tassista, prendo le valige e aspetto che l'ascensore scenda. Non so perchè ho avuto l'idea di comprare un attico anni fa, la vista è pazzesca ma l'ascensore mi sembra sia diventato improvvisamente stretto. Megan continua a fissarmi senza dire una parola, penso stia aspettando il momento in cui io scoppierò.Ovviamente non scoppierò. Il rumore dell'ascensore mi distoglie dai miei pensieri e il sorriso che appare sul suo viso sembra far sparire la mia brutta sensazione
"Penso sia uno dei pochi posti a New York che io riesca a chiamare casa"
Questa è la mia Megan. Le lascio un bacio in fronte, credo uno dei pochissimi gesti d'affetto di questi giorni.
"Scordati la tua vecchia stanza, puoi farla diventare una cabina armadio, tu dormirai con me"
Sorride a 32 denti. È possibile innamorarsi sempre di più di qualcuno?
"Devo farmi una doccia"
Si toglie i vestiti in soggiorno davanti a me, aspettandosi una reazione ma nonostante i suoi sforzi l'ansia non mi abbandona. Va verso il bagno delusa. l'attico è freddissimo visto che non ci viene nessuno da più di un anno, oltre alla domestica che viene una volta a settimana a pulire, altrimenti sarebbe immerso nella polvere. Prendo una bottiglia di scotch e comincio a bere direttamente da li, cercando di sciogliere la tensione ma non passa. La rabbia mi assale, una rabbia che non provavo da tantissimo. Comincio a prendere a pugni il muro ma non è abbastanza. Tiro i piatti per terra ma non è abbastanza. Un senso di frustrazione mi pervade, credo di aver perso la testa. Lancio la bottiglia contro il muro e non è abbastanza ma due mani piccole che mi abbracciano da dietro mi fanno fermare. Non voglio girarmi e vedere il terrore nei suoi occhi, lo percepisco dalle sue mani tremanti che è terrorizzata.
Scoppio.
Continuo a tremare e mi sembra che qualcuno mi stringa il collo, non riesco a respirare normalmente, comincio a vedere tutto nero intorno a me. Ho la sensazione di stare per morire.
"Ehi, ehi guardami. Concentrati sul respiro. Inspira, espira. Concentrati su di me, lascia perdere il resto.Andrà tutto bene"
Mi concentro sul respiro, mi sembra di essere rimasto in apnea per una vita. Comincio a vedere meglio il casino che ho combinato e lo sguardo preoccupato di Megan. Ha ancora la schiuma in nei capelli. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Io non piango mai.
Non so come abbia fatto a sopportare questi attacchi di panico per mesi, mi è sembrato che qualcuno mi stesse strozzando. Si allontana e vorrei dirle di stare qua ma quando ritorna vestita tiro un sospiro di sollievo. Non riesco nemmeno a parlare. Mi aiuta ad alzarmi e mi porta verso la stanza, non mi accorgo di aver super caldo finché non mi toglie la felpa e si sdraia accanto a me. Mi lascia dei baci sul petto e accarezza i tatuaggi che le ho dedicato, la sua iniziale vicino a quella di mia madre sembra stonare.
"Ti odio veramente tanto quando hai quegli atteggiamenti da stronzo lo sai? Sto cercando solo di aiutarti e non fai altro che respingermi, non voglio tornare indietro"
Non riesco nemmeno a risponderle, so che ha perfettamente ragione ma non posso cambiare da un giorno all'altro, non può pretenderlo.
"Dovevamo andare da tuo padre e mia madre mi ha chiesto di passare dopo cena ma li chiamo entrambi e gli dico che andremo domani"
Si alza dal letto e sento il bisogno di farla sdraiare nuovamente accanto a me, perciò le prendo il polso e la faccio cadere addosso a me.
"Quanto sei scemo. Ci metto 5 minuti"
"Chiamali da qui, ti prego"
"Va bene"
Fa partire la chiamata con mio padre e comincio a lasciarle baci sul collo, il suo respiro diventa pesante e chiude gli occhi. Cerca di tenermi lontano, scommetto che non vuole far sentire suoni strani a mio padre, questa situazione mi sta facendo divertire. Le metto una mano sotto la felpa e un gemito le esce dalle labbra. Scoppio a ridere e si affretta a chiudere la chiamata insultandomi. Le sfioro la pelle leggermente abbronzata e le viene la pelle d'oca.
"Sei uno stronzo Dylan"
"Il tuo stronzo preferito"
Come immaginavo è senza reggiseno. Le lascio baci sulla pancia, succhio e soffio sulla sua pelle e i suoi gemiti mi fanno sorridere. Stronzo come sono mi stacco da lei e mi giro dall'altra parte, lasciandola insoddisfatta. So benissimo di avere un sorriso strafottente.
"Non giocare con il fuoco oppure ti bruci"
Si mette a cavalcioni su di me e comincia a muovere i fianchi, sta diventando piacevole ma il suono dell'ascensore la spaventa e le sue guance si dipingono di rosso. Scoppio a ridere e mi chiedo chi cavolo possa essere.
Si sistema la maglietta e va verso la porta ma la seguo, non mi fido di chiunque ci sia. Apro le porte dell'ascensore e sbianco appena vedo la persona davanti a me. Le cose si mettono davvero male.

l'inferno nei tuoi occhiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon