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Sento dei rumori e una persona a fianco di me che si muove. Ci siamo addormentati sul divano e ora Dylan si sta alzando alle 3 del mattino.
"Dylan dove cavolo vai a quest'ora?"
"Nulla torna a dormire"
"Abbiamo detto basta segreti, che vuoi fare?"
"Mi ha mandato un messaggio il mio investigatore, mia madre si è fermata in un posto esattamente mezz'ora fa e se mi sbrigo non se ne andrà così in fretta se non sa che la sto cercando. Ti prego non complicare le cose"
Lo guardo negli occhi e nonostante io sia assonnata ha lo sguardo di un ragazzo che è stato abbandonato dalla madre ed è bisognoso di risposte
"Dammi 5 minuti che vado a sistemarmi e vengo con te"
"Non devi farlo"
"Voglio farlo, perciò non allontanarmi, non più"
"Va bene ma non truccarti, non sopporto tutto quel trucco che ti metti in faccia, sei bella anche senza"
"Ci credo solo se me lo dici tu"
Corro in bagno a lavarmi il viso per svegliarmi un po' ma per quello avrò bisogno di caffeina, l'acqua fredda con una ansiolitica come me non funziona. Mi sistemo i capelli per rendermi presentabile e quando mi rendo conto che probabilmente vedrò la madre del mio ragazzo mi assale l'ansia. Ripensando al primo incontro con suo padre quando ero praticamente in pigiama, non credo si farà problemi se mi metto una felpa di Dylan e i leggins con le Martens. Spero. Mi sento una stupida a pensare all'abbigliamento quando il mio ragazzo è nell'altra stanza a cercare di non uccidermi perché probabilmente ci sto mettendo troppo tempo per uscire, perciò esco dal bagno in reggiseno e corro nella mia stanza a recuperare la felpa di Dylan e presentarmi alle scale.
Mi ritrovo il suo fiato sul collo e sussulto, non pensavo fosse dietro di me
"Anche quando non c'ero io uscivi dal bagno in reggiseno nonostante ci fosse un uomo in casa?"
I suoi sussurri al mio orecchio mi fanno venire i brividi ma mi ricompongo, so che sta cercando di distrarsi e non dovrebbe
"Smettila di distrarti e andiamo"
Ha preso una macchina a noleggio perché ovviamente non si è trasferito e quasi mi viene male a pensarci che potrebbe tornare a New York in ogni momento ma non è il momento adatto. Mi manca il profumo di sigarette e colonia che c'era nella sua auto, questo è un profumo qualsiasi, la sua macchina invece profuma di lui. Lo vedo nervoso da come picchietta il dito sul volante e cerca di superare tutte le auto che ci sono in strada a quest'ora. Los Angeles è trafficata sempre. Non gli ho chiesto se ha fatto ancora qualche gara nel periodo in cui non ci siamo visti ma immagino di sì siccome diceva sempre che era un suo modo di scaricare la tensione e da ciò che dice, era molto stressato anche a causa di sua madre. Parcheggia l'auto sotto un hotel enorme che non avevo mai visto prima, recupera il telefono e esce dall'auto sbattendo la portiera. Sbuffo ma cerco di ricompormi perché ho un sacco di ansia, non oso immaginare lui in che stato sia. Corro verso di lui che si stava ormai già avvicinando alle porte e lo prendo per mano
"Tranquilla non ci metteremo tanto perché sicuramente non sarà qui come sempre quindi possiamo tornare a dormire presto"
"Smettila di essere pessimista"
"Ho cominciato a essere pessimista dopo aver girato tutti gli hotel di San Francisco e di Los Angeles quindi non ci spero troppo, andiamo"
Mi chiede di aspettare in una delle poltrone e mi ci butto letteralmente. Sento il discorso tra lui e la ragazza che lavora qui che casualmente si è sbottonata la camicetta e mi alzo come se venissi chiamata dal canto delle sirene di ulisse.
"Mi dispiace ma non posso darle informazioni sui nostri ospiti o infrangerei la legge, però posso prenotarle due camere separate per lei e sua sorella"
"Scherzi spero, non sono sua sorella bensì la sua ragazza e ti ha chiesto una cosa che dovresti assolutamente fare"
"Oh scusa, pensavo che fossi la sorella insomma sembri piccola e... vabbè non importa fatto sta che non posso ugualmente dare informazioni su chi alloggia nel nostro albergo per nessun motivo"
"Come immaginavo. Tenga"
Dylan le porge un foglio e lo guardo con un enorme punto interrogativo in testa e ancora rossa perla rabbia a causa dell'umiliazione che questa tizia mi ha fatto subire. Ma chi si crede di essere poi.
"Oh beh in questo caso posso fare un eccezione. Stanza 456, è la suite privata sta all'ultimo piano, arrivederci"
Mi sento tirare per il braccio e la faccia seria di Dylan mi spaventa così tanto che non oso fiatare. Ho paura di dire qualcosa di sbagliato o che lo possa far arrabbiare e sono sicura che non reagirebbe molto bene in questa situazione. Chissà a cosa sta pensando, l'unica cosa che ho il coraggio di chiedergli è cosa sia quel foglio
"Me l'ha fatto il mio investigatore insieme all'avvocato, servirebbe a saltare tutte le cavolate burocratiche perché è una persona scomparsa eccetera"
"Capisco"
"Puoi parlarmi eh non ti mangio mica"
"E' che ho paura di dire qualche cavolata, penso che tu in questo momento sia molto stressato perciò.."
"Non dirai cavolate e anche se le dicessi mi farebbe più che bene ma in ogni caso anche altre volte sono venuto e mi hanno dato il numero di stanza ma lei non c'era mai, se ne andava prima che arrivassi senza nemmeno fare il checkut, giusto per farti capie quanta considerazione quella donna abbia di suo figlio per andarsene qualche ora prima che io andassi da lei. Chissà cosa le ho fatto di male per farla scappare ogni volta così, non ero nemmeno capriccioso da piccolo, ero così irritante?"
"Smettila di darti colpe per ogni cosa, non sappiamo la sua versione e finchè non la sapremo non possiamo parlare e comunque a giudicare dalle foto a casa di tuo padre eri molto carino da piccolo"
"Carino lo sono ancora"
"Smettila e gira a sinistra che siamo arrivati"
Si ferma davanti alla porta e fa un respiro profondo prima di bussare. 10 secondi dopo la voce di una donna ci invita a entrare e sulla soglia della porta Dylan sbianca e mi stringe la mano così forte da farmi diventare le nocche bianche
"Mamma"
"Dylan, ci hai messo un bel po' a trovarmi."

l'inferno nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now