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Anche tu lo sei. Anche tu lo sei. Anche tu lo sei.
Sorrido come una stupida.
"Che hai da sorridere?"
"Niente"
Mi fissa e sorride a sua volta, sembriamo due pazzi.
"Megs, ti ricordi quando ti ho portato a casa mia quella sera che Brian ti ha tirato per sbaglio uno schiaffo mentre litigava con me? Che uno ti stava per aggredire e quando Aaron ti ha aiutata l'hai mandato a quel paese. Poi hai preso dai capelli Samantha e sei venuta a casa mia nonostante non mi conoscessi e non avessi intenzione di fare sesso"
"Mi ricordo anche di te che cercavi di toccarmi il sedere sai e poi non ho capito di chi sia la casa dove siamo andati quella prima volta. Tu hai l'attico, tuo padre la mega villa, assurdo che non mi sia mai tornato in mente"
Diventa rosso e scoppio a ridere, l'ho messo in imbarazzo
"Mi piacevi. Pensavo davvero che fossi una che si faceva desiderare e alla fine cedeva ma non hai ceduto quindi ti ho chiesto il numero. Quella casa beh... la dividevo con Aaron, in realtà serviva solo nel caso dovessimo portare anche ragazza, non arrabbiarti però"
"Tu eri davvero convinto che avrei ceduto?"
"Si"
"Mi stavi sulle palle per quante volte hai cercato di toccarmi il sedere però mi trasmettevi un senso di sicurezza, altrimenti non sarei nemmeno venuta con te"
"Quante cose sono cambiate"
"Già"
"E perché mi avevi detto che te lo aveva regalato tua madre l'attico?"
"Beh non volevo che facessi domande. Volevo conoscerti ma non volevo aprirmi, non pensavo saresti diventata così importante"
Apre il cruscotto della macchina e tira fuori il disco di g-eazy. Scoppio a ridere, la prima volta che sono entrata nella sua macchina aveva milioni di dischi di generi diversi, da Rolling Stones a Ed Sheeran.
"Quanto male sono stata per le tue cavolate"
Diventa improvvisamente serio e si gira dall'altra parte, temo proprio che si senta in colpa
"Quello che intendevo dire è che sei cambiato in meglio"
"Solo per te"
Mi sorride canticchiando qualche canzone in sottofondo. Da quanto non ero così tranquilla? Ero una persona diversa, avevo appena 18 anni e nelle mie frasi più della metà delle parole erano parolacce, avevo così tanto odio per tutti che non mi riconoscerei ad oggi. Adesso compio 21 anni tra un mese circa, Dylan ne avrà quasi 24 invece e sono contentissima della persona che è diventato. Ora è un uomo, non è più il ragazzetto confuso che diceva che lo facevo impazzire ma aveva paura dei suoi sentimenti quindi andava da altre ragazze. È vero che mi ha fatta stare male, non posso negarlo che lo abbia fatto più una volta ma non posso farci niente, anche con tutta la buona volontà del mondo, tra di noi c'è un legame che è impossibile spezzare.
Quante cose ho perdonato a tutti. Ho perdonato Caroline quando mi ha abbandonata per kayla, ho perdonato Justin quando mi ha aggredita la prima volta e le volte dopo in cui è stato crudele, ho perdonato perfino Ethan per tutte le cose che preferisco non ricordare e ho perdonato Brian dopo tutte le cose che mi ha fatto. Ogni tanto mi chiedo se non sono troppo gentile.
"Megs, vorrei parlarti di una cosa"
"Dimmi"
"Sai che voglio comprare una casa a LA per noi ma sei sicura che non sia questo il Posto giusto? Insomma ti vedo come guardi questo posto, incantata"
"È palese che io ami questa città, l'ho sempre amata. È bellissima, misteriosa ed è sempre piena di gente ma momentaneamente non lo sento il posto adatto a me. Ho tanti brutti ricordi e tante brutte persone qui. A Los Angeles nessuno mi conosce, fuori da Manhattan a nessuna persona che io incontri per strada o che incontravo al bar interessava che il mio cognome fosse Campbell, voglio che continui ad essere così altrimenti dovrò cambiare cognome"
"Beh, quando mi sposerai cambierai cognome"
Faccio una frenata assurda perché non stavo guardando e non mi aspettavo un affermazione del genere ma è la seconda volta che allude al matrimonio.
"Scherzavo dai, guarda la strada o rischiamo di morire"
Ovviamente scherzava, come sempre scherzava, figurati se poteva essere serio per una volta o evitare di illudermi in questo modo
Compi 20 anni tra due settimane, datti una calmata
Si può essere. Tiro un sospiro e cerco di evitare brusche frenate. Finalmente siamo a casa di mia madre. Ho un po' sbollito la rabbia nonostante il comportamento del padre di Dylan al quale non ho fatto niente. Chiamo l'ascensore e suono mentre Dylan è dietro di me, ora tocca a lui essere nervoso, quasi mi viene da ridere, se non fossi ancora offesa per l'affermazione fatta in macchina.
"Amore sei qui, finalmente, entrate"
Mi abbraccia facendomi soffocare e usa lo stesso trattamento con Dylan che è imbarazzato al massimo. Non è abituato ad essere abbracciato, è già tanto che abbraccia me, figurarsi da mia madre, non ha nemmeno mai avuto una figura materna. Stacco mia madre da lui perché mi dispiace vederlo a disagio e appena mia madre corre in cucina gli lascio un bacio
"Tranquillo"
" Due fa ricordo che mi avevi detto che eravate solo amici"
Sussulto quando mi trovo mio padre davanti a me, in casa di mia madre. Ma che cavolo sta succedendo? Dylan mi avvicina a lui e io vorrei scomparire
"Io sai cosa ricordo? Quando hai fatto causa a mamma per il mio affidamento nonostante avessi 18 fottutissimi anni, ricordo anche quella volta che mi hai picchiata per...ah sì perché mi sono rifiutata di mangiare gli hamburger vegetariani di quella bambola gonfiabile dai capelli rossi. Ad oggi mi ricordo anche che continui a riempire il mio conto in banca e le mie carte di credito nonostante io non ti chieda nulla e non usi i tuoi maledetti soldi, visto che ho capito che per un uomo come te valgono molto più della famiglia"
"Avrò fatto un centinaio di sbagli nella vita ma quello che è successo tra me e tua madre non lo è, altrimenti non saresti nata"
"Magari sarebbe stato meglio per te"
Non c'è la faccio più e poi che cavolo ci fa qua? Quando sono andata a trovarlo le ultime volte mi diceva ciao e mi lasciava assegni che puntualmente strappavo. Altro motivo per il quale non dovrei stare a New York.
"Spero tu la stia trattando bene e visto che ci siamo, Dylan, volevo chiederti scusa per quando ti ho mandato una denuncia senza motivo"
Potrei svenire. Mio padre non chiede mai scusa che cavolo ha? Fortunatamente mia madre sbuca in tempo e sembra imbarazzata
"Non è a me che deve chiedere scusa ma a sua figlia e sì, la sto trattando bene. Forse questa è una questione di famiglia, farei meglio ad andare"
Lo prendo per il polso probabilmente infilandogli le unghie nella pelle ma non mi interessa.
"Fai parte della mia famiglia anche tu, non provarci"
Mi fa un sorriso imbarazzato e non si muove più.
"Mamma puoi spiegare?"
"Non state all'ingresso, sedetevi"
Mia madre e mio padre vanno via prima e aspetto un minuto per chiedere a Dylan scusa per i graffi
"Non c'è problema, spero che graffierai allo stesso modo da altre parti tipo dopo, a casa"
Gi tiro uno schiaffetto sul braccio, non cambierà mai. Mi dà un bacio sulla fronte e mi prende per mano. Non so se voglio sentire
"Bene, tuo papà era venuto a dirmi qualche giorno fa che ha intenzione di sposarsi, gli ho suggerito che avresti dovuto saperlo anche tu e gli ho detto che saresti venuta"
Scoppio a ridere, ma sono finita al circo? Prima mia madre si frequenta con l'ex marito della moglie del padre del mio ragazzo (sembra una fottuta telenovela), ora mio padre si sposa con quella Barbie dai capelli rossi con la metà dei suoi anni.
"Scusa ma cosa dovrebbe interessarmi?"
"Volevo invitarvi al matrimonio ma prima volevo avere occasione di farti capire che sono cambiato, sono andato in terapia dopo averti beh... Lo sai."
Mi porge un sacchetto bianco e credo di averlo riconosciuto. Lo apro e trovo le caramelle gommose che mi comprava da piccola quando mi portava in giro la domenica. Una lacrima mi scende dalla guancia.
"È un inizio papà ma non è abbastanza"
Trascino Dylan verso la mia vecchia stanza e la chiudo a chiave. È rimasto sotto tutto il tempo. Mi slacciò quello stupido vestito che avevo messo per sembrare più elegante agli occhi del padre di Dylan e vado verso il mio vecchio armadio per cercare qualcosa di decente e comodo da mettere.
"Ehi, metti la mia felpa"
Si avvicina e me la infila ma decido di toglierla. Chiudo le tende della stanza che sarebbe al buio se non fosse per la lampada che ho acceso sul comò. Odio quella lampada. Dylan mi fissa curioso, probabilmente ha già capito cosa vorrei fare
"Oh no no no no, frena, rimettiti la felpa e riapri le tende, non mi scoperó la figlia dell'uomo che è nell'altra stanza e poi è la seconda volta per oggi, senza contare ciò che è successo stamattina, comincio a sentirmi usato"
Scoppio a ridere, quanto è stupido.
"Scusa la prima volta che abbiamo fatto sesso è stato a casa tua e la tua matrigna co ha pure scoperti, ti fa così tanta paura mio padre?"
"Anche tua madre"
Scoppio nuovamente a ridere e mi metto a cavalcioni su di lui. Mi vergogno quasi a pensare che sto usando per la seconda volta in un giorno il sesso per cercare di dimenticare i miei stupidi problemi ma è così. Voglio distrarmi e pensare ad altro e Dylan è l'unica cosa che mi aiuta.  Comincio a muovere i fianchi e lo vedo che fa di tutto per trattenersi, persino quando gli metto una mano sull'elastico delle mutande
"Megs, non così"
La sua voce roca mi manda fuori di testa e spingo la mano oltre ma sussulto quando mi prende dalle gambe e mi spinge contro la testiera facendomi sbattere la schiena. Mi viene da ridere ma evito. Mi bacia con foga e quasi mi strappa i pantaloni che mi sono infilata nemmeno 5 minuti fa. Mi bacia ogni centimetro di pelle immaginabile, sento che sto andando a fuoco. Arriva all'orlo delle mie mutandine e quando penso che finalmente avrò ciò che desidero, si ferma e mi guarda con un sorriso strafottente e assolutamente soddisfatto.
"Ti ho detto che mi sentivo usato"
Stronzo, l'ha fatto apposta.
"Megan, è la seconda volta che lo fai oggi"
"Ed è la seconda volta che mi respingi, cos'è comincio a farti schifo?"
"Ma sei stupida? Perché dovresti farmi schifo scusa? Solo perché ti respingo perché penso che tu lo faccia per ripicca dovresti farmi schifo?"
"Quasi quasi preferivo stare di là con quei pazzi della mia famiglia"
"Vai allora, sei te che mi hai portato qui, io non ho chiesto niente"
Stronzo. Mi rivesto e sbatto la porta della stanza, non mi interessa se rimane da solo per un'ora intera. Sento la porta riaprisi e mi blocca prima che io torni dai miei genitori
"Comunque, prima hai detto che faccio parte della famiglia anche io"
"Si l'ho detto"
"Torna in camera"
"No"
"Megan ti giuro che torno a casa se non la smetti di fare i capricci, non hai più due anni"
"Va bene torna a casa"
Non pensavo che se ne sarebbe andato via davvero e mi sento improvvisamente stupida perché so che ha perfettamente ragione e che mi sto comportando da bambina.

l'inferno nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now