CAPITOLO 1

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POV'S ELENA

Mi sveglio di soprassalto, un forte rumore dal piano di sotto mi ha fatta spaventare.
Ormai sapendo che non riuscirò più ad addormentarmi, mi alzo dal letto e con molta calma vado in bagno.

Mi guardo allo specchio e sembrò un mostro.
La mia pelle pallida con due piccole chiazze rosee sulle gote.
Gli occhi marroni scuri contornati dal nero delle occhiaie che induriscono il mio viso.
I capelli marrone scuro, tendenti al nero sono annodati su se stessi.
È un quadro orribile questo, penso  vedendo la mia figura riflessa.

< Elena è pronto a tavola > mia madre urla dal piano di sotto.

< arrivo > rispondo velocemente.

Apro il rubinetto e mi lavo il viso e cerco almeno di rendermi il più presentabile possibile.

Scendo le scale e tra un gradino e l'altro mi arriva una pallonata addosso.
Posso solo immaginare chi sia stato.

< Moriconi cresci un po', non ti stancherai mai di farmi innervosire? >

Chiedo facendo gli ultimi gradini.

< no, mai Giusy >
 
< sai che ho un nome vero? > chiedo con un tono infastidito, lui sorride guardando il pavimento e poi passa lo sguardo su di me.

< ovvio, solo che il nome Giusy ti si addice > dice con aria da sognatore, pensando a chissà che cosa.

Non ce la faccio a stare seria e sorrido alla vista di Niccolò che tiene una mano fra i capelli sbarazzini.

< sai che se mia madre ti vede usare il pallone in casa ti uccide? > chiedo con un tono di voce basso.

< sì, ma l'ho usato solo per tiratelo addosso e no non è stato un'incidente > dice rispondendo anche alla domanda che gli avrei posto dopo e senza farmi replicare va in cucina.

Che fastidio, certe volte non lo sopporto, ma alla fine gli voglio bene.
Lui Niccolò Moriconi, è il migliore amico di mio fratello Adriano.
Ci conosciamo sin da piccoli, quando io e la mia famiglia ci trasferimmo nel piccolo quartiere di San Basilio.
Abbiamo sempre avuto un rapporto particolare, prima ci insultiamo e il momento dopo ci abbracciamo, in fondo se ci penso bene siamo un po' strani.
È spesso a casa mia o io sono a casa sua, visto che abitiamo nello stesso palazzo, io e la mia famiglia al 5° piano che però ha anche una mansarda dove io e mio fratello dormiamo mentre il casinista si trova al 3°.
Lui e Adriano sono come fratelli e la mamma di Niccolò mi considera praticamente una figlia.

< Elena muoviti > mia madre mi rimprovera dalla cucina, così cerco di fare il prima possibile.

○○○

< Niccolò vuoi ancora insalata? > chiede mia madre molto premurosa.
Ha sempre amato questo ragazzo e non ne ho mai capito il motivo, non per lui, ma perché non sopporta la maggior parte degli amici di Adriano, tranne quelli più stretti ovvio.
Tratta più lui come un figlio che me ed Adriano messi insieme.

< no davvero Eliana, sono pieno > risponde lui.

< dopo andiamo ar parcheggio Nic? > chiede mio fratello.

< come no?!>  passa lo sguardo su di me e mi sorride.
Io incompenso gli faccio una smorfia allegra.

< come va la scuola? > chiede prendendomi alla sprovvista, non mi aspettavo una domanda del genere.
Questo argomento mi turba molto, tra poco mi aspettano i diciotto anni e la maturità e se per molti significa svago, libertà di poter guidare una macchina, bere una birra o andare all'università dopo il diploma, per me significa responsabilità e scelte giuste da compiere, quelle di mio padre principalmente.

< bene e tu invece con la musica? > cambio argomento e faccio parlare lui, anche perché so che odia parlare di sé stesso.
E poi perché alla fine mi interessa davvero, sembra che si stia dando da fare, infatti di recente ha vinto un concorso hip pop per una casa discografica e si sta impegnando molto nello scrivere canzoni, lo ha sempre fatto e ne ho ascoltate alcune, penso sia davvero bravo quindi mi auguro che le cose vadano bene perché io sono la sua fan numero 1.

< si va avanti >

Sorrido leggermente, poi mi alzo da tavola e vado a prepararmi perché ho voglia di andare al bar così magari incontro qualcuno di interessante.

POV'S NICCOLÒ

Penso e ripenso ad Elena.
Mi chiedo come faccia ad essere tanto tenera, gentile e scontrosa con me allo stesso tempo.

< oh ma che te stai addormentando? > chiede il mio migliore amico.

< sembri un deficiente là, che stai a sorridere al nulla >

Il bicchiere d'acqua che avevo appena iniziato a sorseggiare mi va di traverso.
Sono proprio scemo se mi sono messo a sorridere pensando alla sorella di Adriano.

Sentiamo del rumore sulle scale e capiamo subito che è lei che sta scendendo.

< mamma, io sto uscendo >

Indossa dei jeans e una felpa.
È una ragazza molto classica, non le piace farsi notare, è già strano il fatto che stia uscendo, di solito bisogna pregarla perché vive rinchiusa nella sua stanza, probabilmente nel suo mondo di fantasia o almeno è quello che immagino io.
Sempre sola, lei e la musica, mai qualcuno che la consoli o che le stia accanto, ma a lei piace così.
La tranquillità, la solitudine, stare ferma come il cielo.
Anche se a volte capitì che trovi il coraggio di confidarsi con me.

< dove vai? > chiede in tono autoritario suo padre seduto in salotto mentre guarda il televisore.

< al bar qua vicino >

< d'accordo, ma dopo parliamo dell'università > conclude lui senza degnare nemmeno di uno sguardo sua figlia.

Lei cambia subito espressione del viso, da allegra diventa triste e adesso capisco il motivo per il quale stesse uscendo.
Suo padre vuole che lei faccia la scelta giusta e dopo il suo esame di maturità dovrà scegliere bene il suo futuro.
Il futuro che poi se ci pensi sembra una cosa troppo grande da superare e lo è.
Non sai cosa ci riservi, come andrà a finire, ma alla fine il futuro diventa il nostro presente.

Elena fa finta di nulla come sempre ed esce di casa.
Il suo tenersi tutto dentro, non so davvero come faccia.
Se fossi stato io avrei urlato al mondo intero i miei problemi, ma lei è una ragazza con troppa vita, ma sicuramente non ribelle quanto me.

< bene, io vado un attimo a casa mia e poi ci  vediamo al parcheggio > informo Adriano che annuisce con la testa bassa mentre guarda il telefono perso a fare qualsiasi altra cosa.

Scendendo, vedo uscire Elena dal portone principale cosi decido di seguirla.

< hey ferma > le urlo dietro e noto subito che si gira verso la mia direzione.

< che vuoi? > chiede continuando a guardare l'asfalto, in modo triste e per niente scontroso.

< so cosa ti sta succedendo, ma tu devi lasciarlo perdere >

< facile parlare, lui vuole che io scelga la sua strada e non quella che voglio io, ma non so cosa fare>

Penso ancora alle parole che mi ha appena detto.

< io credo che tuo padre voglia solo il meglio per te >

< lo credo anch'io, però facendo così non lo dimostra > conclude lei sbuffando.
La capisco, anche mio padre mi voleva diverso.
Voleva che io studiassi di più, ma io sono un sognatore, ho il bisogno di volare e non accetto mai insegnamenti da chi ha studiato nemmeno se è mio padre a darmeli.

Sto per replicare quando una voce familiare mi ferma.

< ciao amore >

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