CAPITOLO 9

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POV'S ELENA

< attenta al gradino > Niccolò mi guida verso casa sua con tanto di benda sugli occhi.
Perché per lui mostrarmi semplicemente la sua nuova dimora era troppo difficile, doveva metterci del suo e facendo così ho rischiato almeno un quattro o cinque volte di cadere e lui appresso a me.
Fortunatamente sono sostenuta dalle sue braccia che è come se mi tenessero in una sorta di abbraccio, sento di essere a casa in questo momento.
Di essere nel posto giusto, per una volta non mi sento diversa, non mi sento emarginata, è dove posso essere me stessa perché so che lui mi accetta così come sono, guarda i miei difetti come fossero perfetti come lui fa con i suoi o almeno ci prova.

< Niccolò questo è un tentato omicidio >

< esagerata e pensa che ti avrei voluto anche fare le scale > dice lui divertito.
Prendiamo l'ascensore e saliamo al terzo piano dove si trova il suo appartamento.
Finalmente apre la porta e prende la mia mano invitandomi ad entrare.
Questo contatto mi fa rabbrividire un attimo e credo che anche lui abbia provato la stessa cosa.
Poi si mette poco dietro me, mettendo le sue mani sulle mie spalle.

< pronta? > chiede lui.
Annuisco, non so per quale motivo, ma con un po' di ansia.
Mi toglie la benda.
Una bella casa luminosa, dalle pareti bianche e un arredamento classico e moderno.
All'entrata c'è subito il salotto con la cucina visibile, poi si può vedere un piccolo corridoio che si suddivide in altre quattro stanze.

< è bellissima > dico girandomi per guardarlo negli occhi.

< e non hai ancora visto tutto > dice entusiasta prendendomi la mano e portandomi verso il corridoio.
Sembra un bambino, ma in fondo lo è sempre stato e a me la cosa non dispiace.
Ho sempre ammirato questa sua parte, l'essere spensierato e ottimista nel suo essere malinconico.
Non è una cosa che hanno tutti, la fragilità che riesco a percepire nei suoi occhi e che lui cerca di mascherare sempre, è una delle cose che più adoro.
Noi due siamo quelle persone che fingono ogni giorno un sorriso e aspettano che qualcuno se ne accorga, forse siamo solo stupidi perché noi abbiamo già visto dentro l'uno e nell'altro il dolore, entrambi riusciamo a colmarlo a vicenda, ma siamo fermi sul punto di una linea infinita, non andiamo avanti e nemmeno indietro.
Fermi come il cielo di notte mentre guardo fuori dalle mia finestra le stelle che brillano lontane.

< questa è la camera da letto > dice aprendo una porta, ha uno stile similare al salotto, solo e luminoso.

< be' questo è il bagno, il ripostiglio e questa, questa è la stanza più importante > dice mettendosi davanti ad una porta.
La apre lentamente all'interno c'è un pianoforte bianco, le pareti sono del medesimo colore dello strumento musicale e piccoli spazi sono dedicati ai premi che ha vinto durante l'adolescenza in conservatorio e su un piccolo mobile c'è il premio del concorso hip-hop fatto con l'Honiro e vicino un piccolo divano nero.

< che bello > dico sfiorando i tasti del pianoforte.
Mi fa venire in mente, alcuni piccoli istanti in cui osservavo Niccolò muovere le mani sui tasti creando suoni che alle mie orecchie sembravano paradisiaci.
Ho sempre pensato che non ci sia melodia migliore di quelle delle canzoni di Niccolò.
Poi non potrò mai dimenticare quando si accorgeva del mio osservare ogni piccolo movimento delle sue mani e allora mi faceva avvicinare a lui e provava ad insegnarmi qualcosa.
Uno dei miei momenti preferiti, fu proprio una delle prime volte quando Niccolò aveva all'incirca 9 o 10 anni e io ne avrò avuti 8.
Non so perché mi sia rimasto così impresso.

" vedi, questo è il DO e dopo c'è il RE" disse Niccolò cercando di farmi ricordare le note e la loro posizione sul pianoforte.

" ma non sono tutti uguali i tasti?" Chiesi forse un po' troppo ingenuamente.
Infatti lui si mise a ridere poco dopo la mia domanda.

Ritrova I Tuoi Passi... [COMPLETA]Where stories live. Discover now