CAPITOLO 11

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POV'S NICCOLÒ

Questa è una di quelle sere dove il cielo ti prende per mano, dove la luce delle stelle separa l'inferno di un mondo già troppo vissuto e corroso dell'essere umano che ha sbagliato tante volte nella vita e si ritrova su una barca in cerca di una via di fuga che non troverà perché ogni vita pesa a seconda degli sbagli.
E poi divide la finestra della fantasia e della realtà, alle volte troppo crudele ai miei occhi, allora è lì che puoi rifugiarti, solo e senza preoccupazioni.
Viaggiare all'interno di una stanza dove anche se le sue pareti sono spoglie,  ti possono sembrare lucenti e caotiche, come quando fuori piove, immaginando che ci sia il sole e poi in quel momento mi chiudo in un respiro e penso che sia la fantasia a trasformare in pianeti i sassi.

Le preoccupazioni sono tante e rinchiuse all'interno della mia testa, troppo pesante alle volte, rispetto a quella che è la vita di un povero vent'enne illuso dalle favole.
Un piccolo spazio però, è dedicato alle persone speciali e tra queste c'è lei.
Con il suo essere giovane, testarda, matura, ma allo stesso tempo bambina.
Elena, mi sta facendo scoppiare la testa e non credo che la cosa sia positiva.
Non solo perché prima o poi quell'ultima salterà in aria realmente come una bomba, ma molto più probabilmente perché ho già perso la testa per lei.
Ovviamente è solo una supposizione, un suggerimento che do a me stesso e di tenere sotto controllo, perché alle volte si fanno cose pazze, lei è la sorella del mio migliore amico ed è una bimba di proteggere, da tenere stretta fra le mie braccia perché non si spaventi quando nelle notti di tempesta i tuoni sono fin troppo forti e quindi che non posso far soffrire perché se mai accadesse non avrei il coraggio di guardarmi allo specchio e vedere nel riflesso un uomo che ha spento la stella più lucente che esista sulla terra, nel cielo e nell'universo intero, anche se ogni persona ha dentro di sé ha mille universi.

Guardo l'orologio.
Le 9:56 e anche per questa notte non ho chiuso occhio.
Come potrei d'altronde se nella mia testa c'è il caos più totale.
Mi sono trasferito da poco in questo appartamento e mi manca molto l'odore del caffè già pronto che mia madre era solita prepararmi.
Mi alzo dal letto freddo da una parte che mi ha fatto compagnia per questa notte, così come la luna, mia amica fidata ormai da molti anni, alla quale racconto ogni cosa ormai.

Mi vesto e prendo la macchina, devo andare da Elena e sapere come è andato quella sorta di 'appuntamento' che ha avuto con Samuel.
Non posso stare qui immobile a sperare che non sia successo nulla o che le loro labbra non si siano sfiorate come le nostre, invece, hanno fatto.
Sono stato codardo e mi sono tirato indietro quella volta, anzi forse per la millesima volta perché tra me ed Elena c'è sempre stato qualcosa, perché  negare l'ovvio.

Appena sotto al palazzo la chiamo al telefono.
Dopo la terza chiamata, mi risponde con voce assonnata.

"Nic che cos... cosa vuoi?"

Chiede lei sbadigliando.

"Dai scendi muoviti che andiamo in un posto"

" ma perché mi devi fare questo, io ti odio"

"Ci sto credendo guarda, muoviti è un ordine"

Dico scherzonsamente, lei dopo aver sbuffato un paio di volte, mi chiude il telefono in faccia, ma tanto so che tra un po' scenderà,  fa sempre così.
E in effetti non mi sbagliavo perché 4 minuti dopo la vedo percorrere il vialetto e uscire dal portoncino del palazzo e salire in macchina.

< tu sei pazzo > dice lei mettendosi la cintura.
Sorrido leggermente.

< hai sentito la nuova canzone di Fabrizio Moro? > chiede lei passando lo sguardo su di me.

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