CAPITOLO 14

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POV'S NICCOLÒ

Io intrecciato al suo corpo, le mie più belle sensazioni, mai provato qualcosa cosi.
La mattina è già arrivata, lo percepisco dal sole puntato sul mio viso e dalle mani di Elena che formano dei cerchioni immaginare sul mio petto, come se non fosse abbastanza sta canticchiando una melodia, molto probabilmente inventata.
Ho gli occhi ancora chiusi e non intendo aprirli perché questa situazione non mi dispiace molto.
Mi muovo leggermente mentre lei sposta un piccolo ciuffo che mi è caduto davanti agli occhi.

Apro le palpebre e la prima cosa che vedo è Elena che invece le chiude, facendo finta di dormire.
Come se io non l'avessi sentita per tutto questo tempo.
Mi chiedo solo da quanto sia sveglia, è solita svegliarsi all'improvviso durante la notte e poi chiudere gli occhi e fare finta di dormire, forse per provarci.
Per vedere se la notte la terrebbe stretta a sé e la cullasse leggermente come sto facendo io in questo momento con le mie braccia.

< tanto so che sei sveglia > le sussurro vicino all'orecchio per poi lasciarle un bacio sulla fronte.
Ma niente, lei non si muove.
Mi soffermo ad osservarla e mi vengono in mente i minuti Infiniti trascorsi con lei questa notte, lei con le guance rosse mentre si addormentava e io che invece pensavo di essere arrivato in paradiso, perché non c'è stata cosa più bella e mai esisterà.
Ho desiderato tanto di poter volare e l'ho fatto, sono, anzi siamo, andati più in alto del cielo, abbiamo superato i tetti delle case vicine e persino le nuvole.
O almeno sono le sensazioni che hanno preso il sopravvento in me, in quell'istante.

< bu > grida Elena sorridente mentre io sobbalzo al suo urlare.
Mi sono davvero spaventato perché ero immerso nei miei pensieri.
Non nego che la cosa mi dia davvero fastidio, voglio dire, mi sono appena svegliato e tu che fai?!
Quasi mi fai morire d'infarto?!

< ah sì, la ragioni così? > chiedo iniziando a farle il solletico.
Lo ammetto, sembra una di quelle scene dei romanzi rosa, ma poco importa.
L'importante è che adesso sto sfiorando la sua pelle che adesso porta il mio profumo, ancora una volta.
Il rumore che pervade la testa è moltissimo.
Elena mi implora di smetterla tra una risata e l'altra, così un po' rassegnato, la smetto e le circondo il corpo con il mio braccio.

< i miei vicini saranno felici di essere svegliati con tutto sto casino > le comunico sorridendo e lei fa lo stesso.
< non gli daremo pace >

< mi spiace > dice ironica tornando a ridere.

< ma che cosa mi combini? > le chiedo un po' sovrappensiero.
< cosa mi combini davvero > lei mi guarda, ma è visibilmente senza parole.

< non so Nicco, però adesso cosa succede? > chiede lei guardandomi negli occhi.

< succede che non lo so piccola stella >
Ed è vero, non so davvero cosa fare, come comportarmi.
Ora cosa siamo noi due?

< vado a preparare un caffè caldo? > chiedo passando lo sguardo su di lei.
< tu intanto vestiti > le propongo.

< Niccolò gli altri non devono per forza saperlo >

< mi stai suggerendo di mentire? > le chiedo interrogativo.

< ti sto chiedendo di non ignorare > risponde lei guardandomi seria.
< di non fingere che non sia successo nulla >

< credimi, non ci riuscirei > le comunico passando una mano fra i suoi capelli.
Perché deve essere sempre tutto così difficile?
A volte mi chiedo se non sia io che mi complichi la vita.
Adesso, per esempio, potrei portare Elena a casa sua mano nella mano, salire all'ultimo piano e dal tetto urlare:"Io ti amo, Elena".
Invece, finirà con un ciao, è stato bello... spero possa accadere di nuovo, magari quest'ultima frase, eviteremo di dirla, ma so per certo che le cose andranno così, anche se forse è la cosa sbagliata.

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