7. Distrutta

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Y/N

ASL.
Ex ASL.
PCTO.
Chiamatelo come volete questo sacrificio che noi studenti italiani del triennio siamo costretti a portare a termine per poter affrontare quel benedetto esame di maturità alla fine del quinto anno di superiori!

Alle quattro di pomeriggio ero finalmente libera di uscire dall'azienda in cui stavo svolgendo il minimo di ore che mi mancavano da completare, dato che, passando l'anno in Corea, me ne avevano riconosciute alcune ma non a sufficienza per completare quelle richieste dal quarto anno.
Quindi, per evitare di passare quest'ultimo anno con l'acqua alla gola fra PCTO, verifiche, interrogazioni e simulazioni avevo pensato di darmi da fare in questi ultimi due mesi d'estate che mi rimanevano a disposizione.
Ovviamente, nel mentre, dovevo anche rimettermi al passo con il programma della mia scuola dato che in Corea alcuni argomenti trattati erano diversi o erano stati totalmente ignorati.
Un inferno insomma, poi ripeto, era anche estate! Quindi si moriva di caldo per giunta.

Ma comunque ero tornata in Italia da circa tre settimane. I miei genitori mi erano letteralmente saltati addosso appena mi avevano vista varcare la soglia degli arrivi dell'aeroporto e mia sorella non aveva fatto altro che riempirmi di domande per i primi due giorni, ma in fondo mi mancava tutto ciò.

Un'altra emozione fortissima l'avevo provata nel rincontrare Sofia, Giacomo, Anna e Marco. C'eravamo trovati a correre io da una parte e loro dall'altra di piazza duomo per poi abbracciarci proprio nel mezzo, tipo scena da film insomma.

Mentre pensavo a tutto ciò salii sull'autobus diretto a casa mia per tornare a studiare storia anche quel pomeriggio, purtroppo avrei dovuto sacrificare la mia estate quell'anno e non ero poi così sicura che avrei visto giorni di riposo nemmeno con il binocolo.

Accesi il telefono e aprii la galleria delle foto dato che Sofia mi aveva chiesto di inviarle una foto di me vestita in divisa scolastica, l'avevo incuriosita qualche giorno prima mentre mi lamentavo del fatto che in Corea bisognasse indossarla e lei si era subito eccitata riguardo all'argomento 'vestiario' del paese.
Scorrevo le fotografie e ogni scatto mi riportava alla mente dolci ricordi: Hyunjin che si sbrodolava tutto con un kebab, Seokjin con il grembiule mentre cucinava frittelle al miele, Jisoo che dormiva pacifica sul banco durante una lezione...

Risi e pianificai già di mandare un messaggio o chiamare qualcuno di loro appena tornata a casa. Con la maggior parte degli amici che mi ero fatta a Seul ero rimasta in contatto e ciò mi rassicurava, erano davvero delle persone speciali.

Tornata a casa, per due orette abbondanti non feci altro che studiare e fare schemi impazzendo nel constatare quante pagine mi mancavano da studiare, almeno finché non fu pronta la cena.

«y/n! Vieni a mangiare?» urlò mia madre ad un certo punto facendomi distogliere lo sguardo dai libri.

Corsi in cucina e mi sedetti a tavola per mangiare un bel piatto di orecchiette assieme alla mia famiglia, mangiare tutti insieme era una delle cose che mi era mancata di più in assoluto dell'Italia.

«Come va con l'azienda?» mi domandò lei.

«Mi piace, lo trovo interessante come corso... mi piace avere a che fare con stranieri e turisti» risposi entusiasta.

L'azienda in cui facevo Pcto era un'azienda internazionale e come esperienza era davvero utile a livello di apprendimento, mi dava la possibilità di affinare le mie doti a livello linguistico e anche il rapporto con gli stranieri era importante, capire le diverse esigenze di cui ognuno di loro necessitava era una bella impresa ma allo stesso tempo soddisfacente. In fin dei conti mi sarebbe piaciuto trovare lavoro all'estero... magari in Corea?

«Sono contento per te, solo non sprecati troppo quest'estate, devi riposarti se vuoi affrontare quest'ultimo anno in forma e tranquillità» mi sorrise premuroso mio padre.

«A chi lo dici...» sospirai appena.

«Ti manca Seul?» mi domandò ancora lui.

«Un po'...» dissi ma invece mi mancava tantissimo, mi mancavano i miei amici.

Finimmo di cenare e, stanca della giornata appena trascorsa, tornai in camera mia per stendermi sul letto.

Entrai su Instagram per passare qualche minuto prima di dormire e misi like a qualche post. Scorrevo nelle storie dei profili che seguivo per vedere cosa combinava di interessante la gente che conoscevo al posto mio... ma finii con il soffermarmi su un account in particolare: quello di Namjoon. Il ragazzo aveva postato un video di lui, Yoongi, Jimin e anche Taehyung in un bar. Vedere il corvino mi fece sospirare.

Quandi scesi dall'aereo, arrivata a Milano, riaccesi il cellulare e presi quasi un infarto notando una delle notifiche che mi erano arrivate, la più importante di tutte. Mi ero ritrovata un messaggio da parte di Taehyung che, con mi grande sorpresa, mi aveva scritto 'Ti amo' dopo che non si era fatto più sentire, dopo che non era più venuto a salutarmi prima della mia partenza.

A quel punto, scioccata, provai speranzosa a chiamarlo, ma come immaginavo lui aveva bloccato il mio numero impedendomi anche solo di contattarlo. Scoppiai a piangere e piansi per una buona mezz'ora nel bagno dell'aeroporto.

Ma fu a quel punto che, un messaggio di Seokjin in cui mi chiedeva se ero arrivata e se lui mi mancava già, mi fece tornare sana di mente. Sorridendo, risposi a Seokjin e dopo essermi asciugata le lacrime ebbi finalmente il coraggio di uscire e trovare i miei genitori che, come avevo detto prima, mi stavano aspettando nell'area arrivi dell'aeroporto preoccupati dal mio ritardo.

Avevo capito che lui mi aveva lasciata per aiutare entrambi a sopportare la lontananza, non voleva farmi un torto, solo che... speravo di poter restare in contatto con lui. A quanto pareva, non era quello che voleva lui però. Aveva smesso di seguirmi su tutti i social e aveva persino eliminato le nostre foto di coppia dai suoi profili. Mi aveva dimenticata e speravo tanto di riuscire a fare lo stesso, ma più pensavo a Taehyung più mi mancava. Non sarebbe stato per niente facile.

Quella sera spensi il telefono e sistemai la testa sul cuscino arrabbiata. Chiusi gli occhi con la speranza di addormentarmi e così fu dopo qualche minuto passato a fissare il vuoto nell'oscurità della mia camera. Non avevo versato nemmeno una lacrima stupendomi di me stessa ma almeno ero tranquilla, bastava solo non penare a lui per sorridere ora che gli ero lontana chilometri.

Non continuare a piangere per le persone che ti hanno fatto del male per stare bene, no? E Kim Taehyung mi aveva distrutta completamente. Non si meritava nemmeno una lacrima di parte mia ormai.

 Non si meritava nemmeno una lacrima di parte mia ormai

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𝑴𝑰𝑲𝑹𝑶𝑲𝑶𝑺𝑴𝑶𝑺 | kim taehyung • readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora