4I. Giunti a destinazione

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<Taehyung, stiamo per partire, io e Vernon> ripetei con la speranza si svegliasse <Soli> enfatizzai stranita da quella sua reazione.

<Ho capito, cosa vuoi che ti dica?> mi rispose con nonchalance.

<Oh nulla di particolare, è soltanto strano che tu l'abbia presa bene, ero terrorizzata non ti sarebbe andata a genio come scelta> sospirai rilassata e mi appoggiai al davanzale della finestra aspettando che il sole tramontasse.

<Ora devo andare a letto però, Jungkook sembra essersi scollegato> mi avvisò.

Subito strinsi i denti fra loro <Scollegato? Quante volte ti ho detto di dormire la notte, non è salutare stare svegli fino a tardi per giocare ai videogiochi> lo sgridai preoccupata per la sua salute <Dovrò parlare con Jungkook allora->

<Stai calma> scoppiò a ridere <Quello arrabbiato dovrei essere io comunque, mi hai chiamato nel bel mezzo della notte per dirmi che stai per partire in compagnia di un ragazzo che nemmeno conosco> puntualizzò rigirando la frittata e il suo discorso non faceva nemmeno una piega.

<Hai ragione, scusa, ti lascio riposare> mi arresi <Buona notte>

<Notte, amore> e poi chiuse subito la chiamata lasciandomi a bocca spalancata.

Da quando era così permissivo? Era sempre lo stesso Taehyung che mi chiedeva se a tavola Vernon mangiava lontano dalla mia sedia?

E se- no, Taehyung stava soltanto cambiando per il mio benessere, non c'erano altri motivi loschi altrimenti me ne avrebbe parlato e poi stavo per tornare da lui, non mancava tanto alla nostra riunione.

Sospirai stremata e decisi di continuare ad adoperarmi per una cernita di vestiti.

°•°•°•°

La mattina della partenza mi svegliai più frastornata del solito e la sola idea di dover viaggiare per così tante ore mi fece quasi venire il voltastomaco, cosa che avrei anche evitato se ad aspettarmi ci fosse stato il mio ragazzo una volta arrivata. Ma non era così purtroppo.

Almeno portò divertirmi in compagnia di Vernon...

Feci per scendere dal letto quando mia madre entrò in camera mia sbattendo la porta «Svegliati!»

«Mamma, ho sentito la sveglia, ora arrivo!» la sgridai ancora assonnata, eppure le urla erano uscite lo stesso...

«D'accordo, basta che non ti alteri» disse lasciandomi di nuovo sola.

Stava scherzando vero?

Emisi uno sbuffo di frustrazione finché non fui di nuovo in piedi, poi camminai fino al bagno e mi ci chiusi dentro per farmi una doccia dato che puzzavo davvero tanto, avevo sudato tutta la notte e il nostro diavolo di condizionatore aveva smesso di funzionare un'altra volta.

«Che caldo!» mi lamentai aprendo il getto di acqua fresca. Almeno non avrei dovuto sorbirmi il caldo di Milano in quei giorni senza aria condizionata, più passava il tempo e più mi convincevo che andare in America non era poi così male nonostante quel viaggio avrebbe ritardato il mio ritorno in Corea come desideravo.

Quando fui finalmente pronta per partire mia madre mi invitò a lasciare l'appartamento il prima possibile dato che gli altri ci stavano aspettando in macchina per partire verso l'aeroporto. Un'allegra domenica mattina insomma, mi dispiaceva doverli disturbare anche durante il loro giorno libero...

"Avete preso tutto?" domandò mio padre a me e a Vernon, che ancora sbadigliando, tirava con sé la sua valigia per gli immensi spazi dell'aeroporto. Qualcosa mi diceva che aveva dormito meno di me quella notte, ma io ero stata praticamente obbligata ad andare a letto tardi rispetto a lui dato che i miei amici avevano insistito per andare a bere prima della mia partenza, tornai distrutta casa ed erano già le due di notte passate per mia sfortuna.

"Sì, papà" lo guardai sconsolata una volta arrivati davanti al banco del check in, era il momento di salutare i miei genitori.

Vernon sembrò tornare in forze e abbracciò con vigore mia sorella "Verrò a trovarvi di nuovo appena mi sarà possibile e poi... ti prometto che la prossima volta porterò te con me a New York" le sorrise genuino e mia sorella si sciolse fra le sue braccia, avevano legato molto durante questi mesi passati insieme e a dirla tutta, Vernon era diventato come il fratello maggiore che qualsiasi ragazza sogna di avere almeno una volta nella vita.

"Ci conto" piagnucolò lasciandolo andare, aveva gli occhi lucidi e mi fece una tale tenerezza. Poi corse ad abbracciare anche me e scoppiò a piangere come una disperata "Mi mancherai tanto"

Ricambiai la stretta scioccata perché in fin dei conti sarebbero stati solamente cinque giorni di assenza e poi sarei tornata da loro, non capivo tutta quella preoccupazione negli occhi dei miei familiari. E infatti anche i miei genitori mi salutarono molto più tristemente rispetto a quando partii per il mio anno all'estero.

"Saranno solo cinque giorni" dissi confusa e i loro occhi si riempirono di lacrime.

"Già..." prese a ridere Vernon al mio fianco "È stato un piacere signori y/s" salutò un'ultima volta i presenti e poi mi prese per mano portandomi via con sé.

Seguii il ragazzo senza fiatare finché non ci trovammo in sala d'attesa, impazienti di prendere il volo, ma almeno quella volta avrei potuto viaggiare con qualcuno che conoscevo e potevo stare tranquilla che non avrei incontrato seccature, altrimenti ci avrebbe pensato Vernon al posto mio.

"Non capisco perché i miei genitori siano scoppiati a piangere" ammisi sedendomi su una delle sedie lì presenti, il biondo copiò i miei movimenti e mi rivolse un'occhiata indecifrabile "Devono essersi affezionati tanto a te..." pensai sospirando.

Il ragazzo annuì senza però dire altro.

°•°•°•°

Non mi resi nemmeno conto di essere arrivata su territorio americano perché fu Vernon a svegliarmi, dato che dopo aver fatto scalo crollai in un profondo sonno per tutta la tratta che comprendeva l'attraversamento dell'oceano Atlantico.

Avevo dormito davvero tanto, però ero almeno in forze e avevo recuperato saldamente le ore di sonno che i miei amici scalmanati mi avevano fatto perdere a causa delle loro richieste assurde.

L'aeroporto John Fitzgerald Kennedy International di New York mi lasciò completamente con il fiato sospeso, non avevo visto luogo più affollato di quello in tutta la mia vita nonostante avessi vissuto molti anni in una metropoli come Seul... ma nulla sarebbe mai riuscito a competere con New York in effetti, lì era tutto troppo per chiunque e già morivo dalla voglia di visitare la città e tutti i luoghi di interesse nella zona.

"Siamo giunti a destinazione, non sei felice?" mi domandò il mio amico, mentre ammiravo spiazzata i grattacieli, che decoravano il paesaggio al di fuori del finestrino del taxi che avevamo noleggiato per farci accompagnare a casa una volta usciti dall'aeroporto.

"È meravigliosa" dissi a bocca aperta.

"La grande mela colpisce sempre" scoppiò a ridere "Ma ora dobbiamo scendere o i miei genitori si preoccuperanno non vedendoci arrivare" mi avvisò slacciandosi la cintura e solo allora mi accorsi che la macchina si era fermata.

Guardai il paesaggio ancora più scioccata di quello che ero "Tu abiti qui?" domandai osservando il palazzo davanti al quale avevamo parcheggiato.

Lui rise divertito "Esatto" e dopo mi tese una mano invitandomi a scendere dalla vettura "Coraggio, ti mostro casa"

Lui rise divertito "Esatto" e dopo mi tese una mano invitandomi a scendere dalla vettura "Coraggio, ti mostro casa"

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PIÙ TARDI AGGIORNO ANCORA, PROMESSO PROMESSISSIMO 🙈🙈

𝑴𝑰𝑲𝑹𝑶𝑲𝑶𝑺𝑴𝑶𝑺 | kim taehyung • readerWhere stories live. Discover now