ᵀᵂᴱᴺᵀᵞˢᴵˣ ᴵᴵ ❙ ᶜᴬᴸᴸ ᵞᴼᵁ ᴹᴵᴺᴱ †

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" Dedicato a chi ama
con l'anima
ed è amato
   con l'ignoranza."

† † †


Sento il cuore che va a pezzi,
è tempo di fare arte.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

La sensazione di vuoto mi assalì in quel preciso istante. Il mio cuore era pieno di amore per Harry, quel ragazzo grande che mi stava guardando insistentemente da lontano con gli occhi pieni di lacrime e voglia di urlare. Volevo urlare pure io.
Mi ricordai la sera in cui Harry mi stava portando per la prima volta al Dark Obscure, e nella macchina mi ero chiesta cosa si provasse ad amare, quanto avessi desiderato saperlo. Avevo ponderato molteplici opzioni, eppure mai sarei andata a pensare che la realizzazione di amare qualcuno potesse scavare un baratro così grande dentro il petto. Ero impotente, era questo a spaventarmi: la consapevolezza che fossi impotente e che non potessi reprimere quel sentimento nei suoi confronti, perché pensandoci ci avevo provato più volte e con insistenza, e il fatto che non ci riuscissi mi faceva andare fuori di testa. Ora mi rendo conto che non sempre si può scegliere di andare controcorrente quando ci si auto analizza, e che il controllo che noi maneggiamo su di noi non può essere sempre controllato; spesso possiamo solo limitarci a seguire la marea, e dobbiamo farcelo andar bene.

Il respiro di Harry era distinto attraverso il microfono, misi a fuoco le facce intorno a me e prima che potessi rendermene conto lui era già di fronte a me, per afferrare i miei fianchi avvicinarmi a lui e baciarmi.

Avvenne tutto rapidamente, lo stesso bacio durò solo una manciata di secondi. Mi guardò intensamente gli occhi e il vociare generale si spense, la mamma di Harry stava applaudendo elettrizzata e mi venne da ridere. «Vieni con me» sussurrò Harry al mio orecchio, il suo respiro caldo mi fece mordere il labbro inferiore e annuii a corto di parole.

Mi afferrò la mano e la strinse forte nella sua, salimmo una scalinata enorme per andare al piano di sopra, Harry però mi guardò ghignando e scese di due gradini, così che potesse farsi vedere dagli altri nella sala giù, non sapevo cosa avesse intenzione di fare, ma non riuscii a trattenermi dalle risate quando strinse il labbro inferiore tra i denti e mostrò loro il dito medio. Dovetti piegarmi e mordermi la lingua per fare silenzio, mi fece segno di non fare rumore portando l'indice sulle labbra ma anche lui era visibilmente divertito e fece fatica a non scoppiare a ridere.

«Muoviti!» mi incitò a raggiungerlo aprendo la porta di una stanza. «Cos'è?» chiesi, mi arrivò una felpa grigia dritta in faccia e un paio di pantaloni della tuta. «Mettiteli, ce ne andiamo» l'eccitazione nella sua voce era altamente percepibile e il suo sguardo mi sorrideva felice. Sapere che c'era la remota possibilità che fossi io a renderlo così mi faceva stare immediatamente meglio.

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora