ᵀᵂᴱᴺᵀᵞ ˢᴱᵛᴱᴺ ❙ ᴾᴱᴺᴱᴸᴼᴾᴱ †

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"Dedicato a tutte
le anime fragili distrutte
dalla mia ignoranza"

† † †

Quando sei triste
e c'è la possibilità di essere felice
ricordati che c'è sempre domani
per pensare alle ansie,
e quando sei felice
invece sbrigati a vivere,
ché il domani non è garantito.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

Ricordo vividamente che il mio respiro si era fatto più pesante appena sveglia, proprio perché mi ero soffermata fin troppo su di esso; con la mia testa al contrario viaggiavo. Non avevo neppure la forza di alzarmi per quanto fossi felice, ed è strano che la felicità ti renda pigro, ma a me faceva quell'effetto, e poi non avevo alcuna voglia di allontanarmi da Harry o di ritornare all'università. Mi sembrava di vivere in una di quelle bolle illusorie che mi auguravo sempre sarebbero durate. Sapevo che prima o poi avrei dovuto scoppiarla io stessa e lasciare che si dissolvesse nell'aria, ma era ancora troppo presto.

Mi rigirai fra le lenzuola solo per ritrovare gli occhi gentili di Harry puntati sui polsi che avevo pressati sotto il collo. Pressò le labbra una contro l'altra ma non disse niente, sapevo che non mi stesse giudicando ma avrebbe soltanto voluto che non l'avessi mai fatto. Allungò le dita per afferrarli e stringerli a sé, feci un sorriso sommesso, al contrario allacciai la mia mano al suo polso livido e vi lasciai sopra un bacio asciutto: l'idea che avesse bisogno di farsi del male per prevenire l'ansia e sottomettere la rabbia mi squarciava il petto.

Emotivamente instabile gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai: «non voglio che ti fai del male» mormorai nel cuscino mentre i suoi capelli quasi mi fecero starnutire. Lui ridacchiò prendendomi la testa tra le mani e passandomi le dita tra le ciocche «sto bene, non lo faccio neppure più» i suoi occhi mi mentivano palesemente, ma la sua voce mi aveva fatto intendere che non aveva voglia di parlarne e mandai giù il groppo amaro lanciando un'ultima occhiata ai suoi polsi arrossati quasi lividi e annuii.

Si alzò dal letto e la prima cosa che gli chiesi fu: «cosa vuoi fare oggi?» cercai di rallegrare l'atmosfera, lui si stava infilando una maglietta bianca «quello che vuoi tu, ci sono un sacco di cose da fare» sorrise fintamente e mentre mise piede in bagno mi venne spontaneo chiedergli: «perché non te li togli?» pigolai e lui si girò molto freddamente verso di me «non posso» rispose, il suo viso ormai si era incupito.

«Va bene però non ci hai nemmeno mai provato a—»

«Ti ho detto che non posso e non voglio Alaska, non posso permettermelo. Tanto lo sappiamo entrambi che nemmeno tu smetterai mai di tagliarti o di tentare il suicidio. Quindi per favore non venire a fare la predica a me per degli elastici del cazzo».
I suoi occhi erano così furiosi e le sue espressioni facciali così tirate, era rosso in viso. Io al contrario ero rossa perché sapevo che di lì a poco sarei scoppiata a piangere.

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora