«Ricordi Harry? Non fare mai patti con un angelo, perché tutti i demoni, prima di diventare malvagi, avevano un paio d'ali».
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«Harry?».
«Sì?».
«Ricordati».
«Di te?».
«No, ricordati di Dark Obscure».
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Una volta Alaska mi ha detto che amare un an...
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"Dedicato a chi sfida il mondo in nome della speranza"
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C'è una quiete confortante a sopperire un uragano spinoso uno specchio che maschera le verità un bianco che colora il nero c'è grigio. E fuori il silenzio rilassa l'udito, dentro il sangue urla caos vuole correre ma batte, e batte e batte e spinge
e poi cade, fermo sta e piange. Piange da peccatore.
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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤
I giorni trascorrevano con una lentezza estenuante: sempre il solito allenamento, il solito indolenzimento dei muscoli, il solito studio, il solito letto, il solito senso di esclusione. Ero avvilita e lasciavo che questa inquietudine prendesse il sopravvento di me, sebbene fosse difficile a dirsi da fuori. Davo il meglio di me, ero in perfetta forma, ma al contempo non mi ero mai sentita più persa come in quel momento.
Forse per davvero funzionava così, tenere sempre sotto controllo chi sta fin troppo bene, chiedersi sempre "e se invece?"; dannazione, non si poteva mai essere sicuri di niente, nemmeno del benessere.
Erano tre giorni che i ragazzi erano partiti, e mi chiedevo quando sarebbero tornati; comprendevo la gravità e la pericolosità della missione, ma allo stesso tempo non riuscivo a smettere di temere il peggio.
Ero nel mio appartamentino ed ero appena uscita dalla doccia, avevo una secchezza alla gola anche se ero madida dal collo in giù. «Pensi che sia un problema se mi presento in pigiama?» Céline era seduta sulla tazza del gabinetto e mi fissava attraverso lo specchio, i suoi occhi spudoratamente puntati sul mio di dietro.
«Lo sai che è più sodo? Per caso ti sono cresciute le tette?» spalancai gli occhi tirandole addosso un'asciugamano, «cretina» mi lanciai un'occhiata di traverso, compiaciuta «tu dici?» Alzò le sopracciglia ammiccando «è uno dei culi più belli che io abbia mai visto». Mi vestii velocemente e non mi truccai, era sera ma Noah aveva insistito affinché cenassimo assieme, a quanto pareva non ero l'unica che aveva bisogno di distrazioni. Céline lo nascondeva meglio di me, ma sapevo che quello che provava non potevo paragonarlo a quello che provavo io, non c'erano di mezzo solo lei e Blake, ma anche un bambino.
«Ma sa cucinare?» chiesi uscendo dalla porta che mi chiusi alle spalle, Céline sollevò le spalle «certo che no».
«Pizza nel dubbio?» sapevo che sarebbe stato pericoloso uscire e andare a prenderla per me, ma Céline mi rispose comunque con un «definitivamente».