ᵀᴴᴿᴱᴱ ❙ ᴸᴱᵀ ᵀᴴᴱᴹ ᴷᴱᴱᴾ ᵞᴼᵁ ᴬᴸᴵᵛᴱ †

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Dedicato alla razza incosciente
che coinvolge l'umano;
A te che procuri mali infiniti
e ci trovi gusto;
A te che da quel dolore
ne trai beneficio.

† † †

A fregare è l'ossessione
che ho nel convincermi sempre
che in ogni persona
ci sia del bene,
e intanto incamero
tutto il male
che hanno da offrire.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

«Devi solo respirare, devi solo calmarti» sussurrai, inalai un grande respiro di sollievo mentre tracciai un altro innocuo taglio sul mio braccio, invisibile a chiunque.
Emisi un singhiozzo strozzato accasciata sul pavimento del bagno; tremai spaventata perché qualunque cosa mi imponessi ricadevo sempre nella mia debolezza.
Faceva male convincersi che certe debolezze fondamentalmente non lo fossero, perché era proprio questa convinzione a renderle tali.
Le debolezze avvengono inconsciamente, senza che tu te ne accorga; agisci e pensi "ma sì, sarà l'ultima volta", poi finisci e te ne penti consapevole che come quella non è stata l'ultima volta le successive non lo saranno mai.

Le debolezze
ti incatenano,
non puoi liberartene
se ti stanno affogando.

Mi aggrappai al lavandino ciondolando per alzarmi e reggermi in piedi, senza forze.
Il mio riflesso nello specchio mi fece oltremodo venire un conato e mi guardai amareggiata prendendomi la testa tra le mani continuando a piangere.
La gente continuava a prendersi per i fondelli sparpagliando la convinzione che piangere non fosse utile.

Ma tu,
debole del cazzo,
se non hai nulla con cui salvarti
lascia che le lacrime espellano il veleno,
lascia solo che ti tengano in vita.

«Sei uno- urgh sei solo un mostro!» scandii bene le mie urla scagliate violentemente contro me stessa. Scossi la testa sciacquandomi il braccio. Percepivo il salato delle lacrime sulla lingua, la saliva schizzava fuori dalla mia bocca ogni volta che il mio corpo veniva scosso dai tremori.

Premetti con forza i denti nel labbro inferiore con l'intento di reprimere l'urlo in gola che, ad essere onesta, mi avrebbe fatto bene cacciare fuori.
Mi dava quel non so di utile, come se prima o poi qualcuno avrebbe avuto il coraggio di ascoltarmi.
Non gridavo solo perché mi piaceva vivere con questa speranza:
Continuavo a sperare che non fossimo così meschini,
A sperare che se urli qualcuno ti senta.
Cercavo di evitare di convincermi che in realtà anche se tu gridi molti non ti sentiranno;
loro scelgono di sentire;
Loro sono liberi di riuscire a sentire il più fievole dei suoni e di ignorare l'urlo più sguaiato.
Sta nella loro bonarietà, e qui nessuno ha imparato ad esserlo,
troppo comodo vivere nell'ipocrisia e nella convenienza.

Mi nascosi sotto le coperte del mio letto stringendo al petto un cuscino, come se qualcuno fosse stato lì per me in quell'esatto momento. Mi tranquillizzava.

A_Ward:
E quindi oggi sono 6 anni da faccia da culo? Meriterebbe davvero un film, ahahah!

Avrei voluto così tanto urlare in faccia a qualcuno, spiattellargli tutto il dolore e la rabbia repressa che a piccoli e strazianti morsi mi mangiavano i polmoni.
Desideravo qualcuno disposto ad ascoltarmi urlare solo per raccogliere nella mia frustrazione il male che si celava nel silenzio.

Adam Ward era il solito ragazzo viziato, popolare e bisognoso di qualcosa con cui svagare avendo già tutto dalla vita.
La gente ricca non riuscivo proprio a tollerarla, avevano tutto, tutto dalla vita, e loro comunque si annoiavano finendo col prendersela con i più deboli o a drogarsi.

Era il mio incubo.

Alle medie non ero mai e dico mai stata magra, ero molto cicciona e proprio per questa ragione i miei compagni solevano lasciarmi in disparte solo per il gusto di farmi rimanere male, ma a dirla tutta quei tempi furono quasi un piacere per me.
Crescendo e col passare degli anni la situazione non fece altro che aggravarsi e cominciai ad essere lo zimbello di tutta la scuola, i professori neppure ci facevano più caso.

Quando cominciò il liceo potei realmente definirmi vittima di bullismo, all'ultimo anno delle scuole medie mi ero convinta che sarebbe andato bene, ma non fu mai, e dico mai, così.

Riuscivo ancora a percepire le loro mani e i loro piedi scattare contro il mio grasso mentre mi picchiavano, ricostruire tutte le prepotenze subite e a provare l'umiliazione e la rassegnazione che si impossessavano di me durante tutto quell'arco di tempo.

Adam si era trasferito nella mia scuola il secondo anno di liceo, mentre camminavo per tornare al mio posto, lui mi fece lo sgambetto e mi fece cadere in avanti con la faccia nell'enorme sedere della mia prof. di arte che si era piegata per aggiustare il disegno di una mia vecchia compagna.

Non cercherò nemmeno di spiegarvi la vergogna e la mortificazione, la faccia della prof soprattutto, che sviò semplicemente l'argomento e decise di non punire Adam solo perché il padre finanziava i fondi della scuola.

Da quel giorno venni semplicemente soprannominata faccia da culo, umiliante.

Al secondo anno di liceo mi fidanzai per poco, mi consideravo ancora troppo piccola per poter conoscere cosa fosse il sesso, e infatti non lo conoscevo per niente. Tyler sembrava così carino e gentile, ma due settimane dopo cominciò a spargersi la voce che io l'avevo obbligato a fare cose con me di cui per giunta nemmeno conoscevo il significato.

In questo momento però riflettiamo un attimo sui momenti più traumatizzanti di tutta la mia vita.

Ero piccolina, quasi sei anni, e mio padre, disturbato e alcolizzato, aveva tentato di molestarmi, però mia madre aveva bussato e lui si era allontanato subito, e per fortuna lui se ne andò non facendosi più vedere.

Era Maggio, ed era il terzo anno di liceo, non ero più grassa perché con la depressione avevo smesso di mangiare; ricordo che ero semplicemente andata nel bagno delle ragazze e che inaspettatamente ero stata bloccata da Adam che mi aveva condotta in un bagno e chiusa lì con lui per abusare di me.

I suoi gesti rudi, le sue mani troppi forti, il suo odore odioso, i suoi commenti e il dolore e le lacrime erano un qualcosa che mi sarei dovuta portare dietro una vita intera, perché nonostante ci provassi, a dimenticare, il solo pensiero mi uccideva.
E neanche lì qualcuno mi aveva salvata,

Neanche la morte.






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Ciao !
È un capitolo pesantissimo, lo so, e mi scuso per questo, ma qui si conosce la storia di Alaska.
Era strana, no? Ecco ora sapete perché.
Fatemi sapere cosa ne pensate, che per me è la cosa più importante, se vi sembra brutto o interessante.

Al prossimo capitolo! x

-NiK.

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Where stories live. Discover now