ᵀᵂᴱᴺᵀᵞ ᴱᴵᴳᴴᵀ ❙ ᴺᴱᵛᴱᴿ ᴳᴱᵀˢ ᴮᴱᵀᵀᴱᴿ †

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" Dedicato
ai momenti di fragilità
dei miei conoscenti,
che si nascondono
dietro le parole
dei miei testi "

† † †


Ho il vento che mi soffia nel cuore
e mi riempie i polmoni,
a occhi chiusi quasi dimentico
quanto faccia male,
ma poi li riapro
e mi rendo conto
di essere sempre sola:
mi brucia il petto.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

Il suv nero camminava da un po', ma non mi erano mai dispiaciuti i lunghi viaggi in macchina soprattutto se non ero io quella al volante. Non sapevo che farne del dolore pungente sul collo, come un pizzicore ossessivo contro il quale le mie dita si erano scagliate, grattando senza sosta fino a far bruciare la zona.

Mi sentivo tutta irrigidita, non riuscivo a stare tranquilla. Tutto andava troppo bene: Harry stava sul suo cellulare a messaggiare, avevo amici che mi volevano bene e non avevo mai una volta fallito un esame nonostante mi fossi allontanata più mentalmente che fisicamente dallo studio. Pensavo spesso a mia madre, quello sì, a quanto brusca fosse stata la nostra ultima conversazione, a quanto insensata fosse stata la sua reazione. Alla fine, neppure lo conosceva Harry per giudicarlo, e avrebbe dovuto conoscere me abbastanza da credermi e da fidarsi di me, ma a dir la verità, non ero più sicura che mi avesse mai conosciuta sul serio.

Mi mancava, mi mancava da morire raccontarle la giornata e accompagnarla a fare la spesa perché l'annoiava andare sola. Mi aveva trattata malissimo ma era pur sempre mia madre. Era stata lei a stringermi quando piangevo, e nei pochi momenti di fragilità che avevo deciso di condividere con lei mai una volta era rimasta zitta, aveva sempre saputo dire la cosa giusta, e sarebbe rimasta fino a quando mi fossi calmata. Non l'avrei chiamata, comunque.

«Va tutto bene?» Harry si era accorto che ero soprappensiero, perché a meno che non dormissi, cosa che chiaramente non stavo facendo, in macchina non riuscivo mai a stare zitta. Facevo domande ad Harry indicando tutto quello che oltrepassavamo con l'auto.

«Come devo comportarmi con Céline?» fui diretta, forse era questo a turbarmi. Non potevo presentarmi davanti a lei e dirle "ehi sai, tuo fratello mi ha detto che vostra sorella, della quale non mi hai mai parlato, è morta", basta immaginare la scena.

«Non lo so, Alaska, se non te ne ha parlato è perché forse non si sente pronta» disse lui storcendo le labbra in una smorfia. Me l'aveva detto anche Matthew , fui sul punto di dire, ma mi morsi la lingua. Salutai Harry e rientrai al mio dormitorio, mi feci una doccia cercando di scaricare di dosso la tensione, ma l'aria non fece che appesantirsi e decisi di chiamare Céline per chiederle di venire lì e stare un po' con me, magari mi sarei rallegrata un po'.

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Where stories live. Discover now