ᴱᴵᴳᴴᵀᴱᴱᴺ ❙ ᴵ ᵂᴵᴸᴸ ᴺᴱᵛᴱᴿ ᴸᴱᴬᵛᴱ ᵞᴼᵁ ᴬᴳᴬᴵᴺ †

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Dedicato
all'eresia
    della fiducia

† † †

Ci sono volte in cui
l'unica cosa che mi
rimane da fare è gridare,
e l'umanità è bastarda
perché c'è solo
a guardarmi mentre cado.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

Il Sole non brillava più, neppure dentro me, ma si spense non appena la porta venne sbattuta ed io accantonata come uno straccio vecchio in un angolo. Non sapevo concretamente cosa stesse succedendo, ma dentro di me forse ne ero già a conoscenza, e forse era per questo che avevo cominciato a tremare non appena la sua mano aveva cinto il mio polso.

La luce filtrava attraverso le tapparelle di quell'aula usata solo come ripiego, la lussuria bramava gli occhi del mio predatore prima ancora che mi agguantasse, proprio come le mie lacrime.

«Adam ti prego, parliamone...» cercai di dire, non volevo lasciar trasparire la paura nel mio tono ma era inevitabile. Come se non avessi appena fiatato, lui mi afferrò rudemente per i capelli sollevandomi e facendomi male; gridai per il dolore e agguantò con le sue braccia il mio bacino per stringermi a lui e non permettermi di scappare.

Mi dimenai in preda al terrore, all'inquietudine che quei occhi selvaggi e malati mi trasmettevano; al disgusto che il suo tocco mi provocava; all'esasperazione di quelle situazioni insopportabili.

Le sue mani erano fredde, il mio cuore pure.

Riuscii ad ottenere come risultato solo calci e pugni per tenermi a bada, i suoi colpi erano lancinanti e guardai al soffitto cercando di non piangere ancora di più e di fuggire dalle sue labbra carnose e perverse che rincorrevano le mie; il suo bacio non trasmetteva niente, non dava niente, era un muro di ghiaccio, superficialità e orgoglio.

Mi fermò le mani con del nastro adesivo e la bocca pure quando si rese conto che poteva tenere a bada le mie braccia e le mie gambe, ma non la mia voce.
«Sta' zitta!» urlò contro la mia faccia e annuii chiudendo gli occhi per lasciare uscire le lacrime.

Le sue dita sudate correvano tra le ciocche dei miei capelli mentre le sue labbra lasciavano una disgustosa scia di saliva sul mio collo, «mi eri mancata» sussurrò piano mentre cominciò a toccarmi volgarmente ogni parte del corpo. Cercavo di pregarlo a gesti di lasciarmi andare, ma la sua mano scattò contro la mia mascella che afferrò per costringermi a guardarlo: «non mi interessa quello che vuoi tu, la tua famiglia lo deve alla mia, mi hai capito?!» me lo meritavo per davvero?

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Where stories live. Discover now