ᵀᵂᴼ ❙ ᴳᴿᴬᴹˢ ᴼᶠ ᴾᴬᴵᴺ †

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Dedicato ai solitari
che riempiono di colore
il mondo
con le risate scappate
in compagnia:
Non siete soli

†     †     †

Sei scribacchiato di me,
apriti e leggimi
l'anima
con gli occhi
di chi non sa niente
e non sarà mai in grado di capire.

-𝒜. 𝑀.

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𝐴𝑙𝑎𝑠𝑘𝑎'𝑠 𝑝𝑜𝑖𝑛𝑡 𝑜𝑓 𝑣𝑖𝑒𝑤

Un'ora e mezza più tardi mi accorsi che mia madre aveva appena varcato il cancello della Brooklyn University, che sarebbe stata l'università in cui sarei andata.
Mi morsi forte il labbro e conficcai le unghie nei palmi per scaricare la tensione; ora conta i grammi di dolore che scarichi:

Un grammo di dolore;

Due grammi di dolore;

Tre grammi di dolore;

Quattro grammi di dolore, e per oggi ho finito, perché non fa più male.

«Sky? Vieni o vuoi rimanere tutto il giorno in macchina?» in macchina, mi sembra ovvio; respirai pesantemente e annuii cercando di convincermi che tutto sarebbe andato alla grande mentre aprii lo sportello dell'auto.

Mia madre slegò il borsone dalla valigia e se lo caricò in spalla mentre mi incitò a trascinare la mia valigia. Presi il pacchetto di fazzoletti dal giubbotto per prenderne uno e ripulire dal sangue le mani, mia madre più avanti di me, e poi ficcai tutto nelle tasche e la raggiunsi.

C'erano così tante persone, così tanti ragazzi.
Distolsi lo sguardo dai giardini gremiti di gente e guardai mia madre consultare una cartina, «ma questi non sanno fare nemmeno una pianta dell'Università, ma che diavolo...» si lamentò aggrottando le sue sopracciglia sottili.

«Mamma- gliela girai- è al contrario, dobbiamo andare qui» indicai l'auditorium in cui si sarebbe tenuta l'assemblea per le matricole.
Tenni la testa bassa accorgendomi solo dopo di star trattenendo il fiato. Se non li guardi loro non ti guardano.

Tutti focalizzati su qualcosa: sotto un albero una piccola banda canticchiava mentre uno di loro, l'anima della festa, accompagnava le parole con una dolce melodia; due ragazze erano una accanto all'altra, distese su due teli che leggevano ascoltando musica che usciva da uno stereo.

Avrei giurato che era il loro modo per scappare dai problemi; tutti cerchiamo qualcosa in cui rifugiarci per illuderci anche solo per un momento che la vita non è una corsa contro il tempo, come un treno:
Io però non parlo di un unico treno di paese, che passa ogni ora in stazione, io mi riferisco ad un treno di metropoli.
Arranchiamo per afferrarlo e se non lo prendiamo tutto ci scappa dalle mani, cominciamo a non saper domare le emozioni, ché se avessimo preso quel treno ci avrebbe condotti laddove ci eravamo battuti per arrivare, ma alla fine non ci siamo mai arrivati.

𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐎𝐁𝐒𝐂𝐔𝐑𝐄 | [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora