Chapter Seventy-Eighth

415 29 2
                                    

·Tae·

È già buio da un pezzo e Jungkook non si è fatto vivo, ho pure rinunciato a quella tazza di vino caldo che dovevo prendermi con Ruben e Jooheon, preferendo rimanere qui ad aspettarlo. Sto facendo il giro dei corridoi, ma di lui neanche l'ombra, mi chiedo dove sia sparito. Una volta mi ha detto che spesso si rifugia in biblioteca, dovrei andare a controllare.
Varco la porta della biblioteca e trovo il buio, neanche una minima luce a spezzare l'oscurità del grande ambiente e ciò farebbe presagire che non ci sia nessuno, ma io sono Taehyung e Jungkook è Jungkook, quindi non me ne andrò da qui finché non avrò controllato ogni singolo corridoio.
Dopo svatiate librerie, noto all'estrema destra un angolo, dove vi sono un cumulo di libri sparsi per terra, alcuni aperti, altri impilati. Appoggiata alla libreria, noto la chioma di Jungkook in controluce rispetto al chiarore della luna.
Mi avvicino silenziosamente e mi becco una spinta abbastanza tosta da cadere quasi all'indietro.
Forse l'effetto sorpresa non era la migliore opzione
«Jungkook, sono io» dico a bassa voce
«Per favore, v-vai via»
Il suo tono è instabile e piangente
«Non me ne andrò finché non mi dirai cos'hai» dico fermo
«V-vattene» continua quasi sottovoce.
Cerco di avvicinarmi, ma mi becco un'altra manata
«Ho detto: vattene» alza un po' il tono della voce, rendendosi scontroso.
Se non fossimo in questa situazione, lo avrei già mandato a quel paese, ma dev'essere una cosa importante se si è rifugiato qui per tutto questo tempo, da solo.
Lui sta ancora piangendo, non mi ha degnato di uno sguardo.
Con una mossa, mi ci piazzo davanti e d'improvviso lo bacio, tenendogli ferme le braccia lungo il corpo. Lui non ricambia il bacio, ma non mi respinge, resta nella sua condizione, mentre condivide le sue lacrime con me, impregnando le nostre bocche. Rimaniamo labbra contro labbra per lunghi secondi, per poi distaccarci
«Parlamene, quando riuscirai» gli dico accarezzandogli le guance umide con entrambe le mani, limitando ulteriori espressioni di affetto.
Prima di perderlo di vista, lo guardo un'ultima volta nella penombra, poi esco.

·Kook·

Ho perso il senso del tempo, ho pianto così tanto che gli occhi bruciano fortemente e le palpebre sono pesanti al punto che non riesco a tenere l'occhio completamente aperto. È il risultato dell'avere consapevolezza di star buttando la mia vita per una volontà che non mi appartiene, a cui sono stato abituato, se non condannato. Da una vita mi sento addosso le responsabilità di un sovrano senza esserlo o sentirmici. Capisco le ansie di mio padre per il futuro re. Un re che non si sente e non si sentirà tale, che l'unica cosa che vuole governare è la propria vita, colei che sembra non essergli mai appartenuta. I problemi del futuro dovrebbero svilupparsi nel futuro, ma, come ha detto mio padre, non posso far soccombere un regno per la mia impreparazione.
E piangere non risolverà nulla, mi sento un idiota ogni volta che mi abbandono alle emozioni. Di solito ce la faccio da solo, ho voluto restarci proprio perché, superbo nei confronti di me stesso, ho creduto di poter affrontare tutto. E invece, per la prima volta nella mia vita, sento di dover chiedere aiuto. Il conforto non è utile a nulla se non a un momento, devo cercare un confronto con Madame e capire.
Il conforto è inutile, ma le lacrime lo sono ancor più, desidero solo smettere di pensare tra le braccia di un certo brunetto, che non so quante ore fa, ho respinto.
Sono davanti alla sua porta, busso, ma senza ottenere risposta. Vado verso la mia stanza e noto il bagliore di una candela.
Apro la porta e trovo Taehyung a leggere.
Subito chiude il libro e si rialza col busto, guardandomi
«Chiedo venia» pronuncio abbassando il capo
«Jungkook-»
«Non voglio parlare» sentenzio avvicinandomi al letto dopo essermi chiuso la porta alle spalle.
Con un soffio spengo la candela e mi fiondo nelle braccia del giovane, il quale mi stringe forte. È incredibile come solo il tocco di Taehyung riesca a farmi sentire così speciale.
Allento l'abbraccio solo per potermi dare l'opportunità di baciarlo a lungo, tenendo lui stavolta in una morsa infrangibile. Ricambia il bacio e dopo qualche secondo inizia a baciarmi l'intero viso: poggia le labbra agli angoli della mia bocca, poi sul mento, mi dona tocco su entrambe le guance, sulla punta del naso e sulla fronte, mentre le mie mani restano intrecciate dietro la sua schiena. Porta i pollici al mio viso, ne accarezza la forma e estirpa le lacrime quasi secche agli angoli dei miei occhi, mi passa le dita sulle borse con tocco talmente delicato da farlo sembrare parte di me e della mia pelle. Tengo gli occhi chiusi, troppo concentrato sul tocco di Tae
«Jungkook, sei bellissimo»
Sorrido e porto il viso contro il suo petto, lasciandovi anche un bacio
«Sei proprio un adulatore senza speranza» scherzo.
Adesso mi sta accarezzando i capelli, spostandoli per ciocca
«Lo sono solo per te»
«Sei pessimo» lo prendo in giro.
Dopodiché riapro gli occhi e me lo ritrovo davanti, ad una distanza minima. Lo bacio di nuovo e sciolgo le mani tra loro per far sì che giungano al suo viso, mentre le nostre bocche si ritrovano in un contatto più intimo e bagnato, lentamente le nostre lingue si cercano e assaporano e una mano di Taehyung si fa largo sotto la mia camicia.
L'aria invernale di dicembre si fa sentire, ma scommetto che se fosse estate sentirei i brividi lo stesso, percepirei comunque le mie carni tremare al tocco accennato delle sue lunghe dita.
Ho sempre amato le mani di Taehyung, quando sono su di me le apprezzo ancora di più, mani passanti all'altezza dello stomaco, sulle costole e sul ventre, mani che mi accarezzano la linea che divide la schiena in due metà. Io, che con le mani tremanti e il respiro corto, mi arpiono a delle ciocche brune e mi sistemo quasi sulle sue cosce, sfregando i miei punti intimi su di lui
«Ah...»

𝕶𝖎𝖓𝖌  ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now