Chapter Thirtieth

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·Tae·

«Quindi hai finito prima? Per quale motivo? Sciopero?» domando a Gguk per poi addentare il panino del pranzo
«Mh...ho chiesto un permesso»
Guardo il corvino un po' sorpreso
«È una cosa possibile?»
«Dipende le tue condizioni e la qualità del tuo lavoro»
«Oh, capisco ora perché talvolta Jooheon si prende la briga di andarsene»
Il minore mi rivolge il suo sguardo che prima era rivolto al paesaggio scorto dall'alto ramo
«È un bravo lavoratore?»
«Si, tanto che, oltre al contadino, gli assegnano anche commissioni da mercante»
«Ora capisco perché anche lui abbia un linguaggio abbastanza alto per un contadino: dovrà parlare con un sacco di autorità»
«Già - sorrido - spesso, in ritorno dai suoi viaggi, gli chiedo se per caso abbia imparato nuovi termini, così me li segno»
«Wow Tae»
Mi sorride, un sorriso di apprezzamento
«È strabiliante la tua voglia di apprendere»
«Strabiliante?» chiedo a disagio.
Gguk abbassa lo sguardo
«Oh, ecco...strabiliante è un qualcosa di fantastico, talmente tanto da stupire»
Sorrido, a dir poco lusingato
«Che bel termine»
«Lo è e ti rispecchia»
Abbraccio il ragazzo, sentendo la sua solita rigidità corporea che, a quanto ho capito, fa parte di lui.
Poco a poco il contatto si ammorbidisce, Gguk si rilassa.
L'abbraccio dura più del previsto
«Dimmi Taehyung, ti piacerebbe viaggiare?»
Allargo il mio sorriso
«Tantissimo, non immagini quanto»
«Io penso sempre che fuori da qui ci sia un mondo da scoprire, a partire da poco oltre le mura del palazzo»
«Sembra che tu non abbia mai vissuto fuori da lì per come parli» confesso
«È così» afferma in tono malinconico.
Sposto lo sguardo su di lui
«Scommetto che un giorno ci riusciremo»
«A...?»
«Viaggiare»
«Ci spero»
«Dove vorresti andare?» chiedo
«Mh non so perché, ma vorrei davvero vedere le foreste di cui i druidi narravano o esplorare i laghi o, ancora, poter toccare la sabbia e immergermi nell'enormi distese d'acqua salata» narra con gli occhi illuminati
«Sembra affascinante» commento estasiato
«Tu invece?»
«Non so, sono sempre stato curioso di vedere le terre a nordest»
«Davvero? Per quale motivo?»
«I miei genitori provengono da lì»
Si stranisce
«Oh...come diamine ci sei arrivato qui allora?»
«Non ne ho idea, so solo che i sovrani - grazia a loro - mi hanno preso, per così dire, sotto la loro ala, dopo la morte dei miei genitori»
«Non sai nient'altro?» mi chiede attento
«Ti mentirei se dicessi il contrario, non so altro. Non ti nascondo che mi preme spesso e molto il dubbio della loro morte, così come quello della loro vita: ero davvero piccolo quando mi hanno lasciato, non me li ricordo nemmeno» ammetto tristemente
«Non...volevo farti piangere» fa Gguk in tono sconsolato.
Rimango sorpreso dalla sua affermazione, mi tocco il viso.
Sto...piangendo?
«Oh, non è nulla - mi asciugo una lacrima sfuggita - sto bene»
Odio piangere davanti alle persone
«Va bene anche se stai male...sai, questo genere di cose possono trasformarsi in punti di forza senza che tu te ne renda conto» mi dice strofinando la mano sulla mia spalla e rivolgendomi un timido sorriso, per consolarmi.
Annuisco, consapevole della veridicità delle sue parole
«Ti vedo sempre così pacato e calmo, come riesci? Eppure, credo che tu abbia molte più emozioni di quante ne estrani»
«Probabile. Ho un forte autocontrollo»
«E non è frustrante? Non hai mai voglia di buttare tutto fuori?» chiedo
«Non credo di potermelo permettere»
«Certo che sei proprio un esemplare da studiare, Ggukie»
Lui sorride, probabilmente imbarazzato per il soprannome.

·Kook·

«Sarà...per me sei tu quello strano, così spontaneo e apparentemente libero»
Apparentemente perché anche tu hai i tuoi mostri e solo tu sai quanto sia difficile affrontarli
«Sinceramente non ho mai capito perché la gente debba costantemente vivere con l'ansia di cosa deve dire o fare, quando le cose più importanti sono i valori e i rapporti umani»
Taehyung mi sorprende e lo fa sempre; mi domando come faccia ad avere una mente così aperta ed una personalità così sfaccettata.
Mi appoggio alla sua spalla, prendendo un respiro a pieni polmoni
«Dovremmo tutti vivere con questa concezione, forse saremmo più veri e felici» commento
«Sai, anche se forse non te ne accorgi, tu sei vero in quello che esprimi»
«Mh non credo» rispondo ripensando a tutte le volte che il maestro o Madame stessa mi hanno imposto come comportarmi e cosa dire.
Ormai sono solo il frutto di un progetto ideato da altri.
E la cosa mi va, più o meno, bene così; triste ma necessario.
Cala il silenzio per qualche attimo
«Cavoli che discorso profondo» commenta Tae lasciandosi sfuggire una risata
«Già, è proprio vero» mi trovo a concordare senza alcun pizzico di divertimento o spirito.
Questi discorsi spesso coinvolgono Madame, ma in un certo senso, sono felice di aver condiviso una minima parte di me con Taehyung
«Jungkook!»
Mi giro di scatto.
Chi sarà?
Oh cavolo, mi sono girato al richiamo del mio nome.
Riporto immediatamente il mio sguardo su Taehyung
«Stanno cercando quel Jungkook? Qui?»
Faccio spallucce, facendo finta di non saperne nulla.
Mi alzo dal ramo
«Ma che fai?» mi chiede il moro confuso
«Salgo più in alto, no?» dico con finta naturalezza.
Se salgo più in alto, sarò meglio camuffato.
La voce che mi richiama appartiene a Madame.
Perché è qui? Perché ora?
Si avvicina all'albero e guarda Taehyung
«Scusate l'interruzione del vostro momento di pausa, avete per caso intravisto il principe?» chiede lei in tono affannato
«Mai visto in vita mia in realtà» ammette il moro strofinandosi una mano dietro il capo.
Vedo Madame un po' sbigottita
«Mi sorprendete. È un giovane dai capelli corvini, gli occhi scuri e a mandorla, ereditati dalla madre; alto, muscoloso, labbra rosate, naso grande, mandibola squadrata»
Panico.
Provo panico ogni due per tre a causa di questa menzogna
«Ad ogni modo, io persisterò nel cercarlo; se doveste per caso incrociarlo, riferitegli che è richiesto...probabilmente lo riconoscereste dall'abito»

𝕶𝖎𝖓𝖌  ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now