Chapter Forty-Second

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Beccato.

Ma, con mia sorpresa, non è nessuno che possa pensare di condannarmi al castigo, fare la spia o anche solo giudicarmi
«Oh Sunmi, non potete capire quanto sono grato per la vostra presenza e non quella di altri» dico col poco fiato rimastomi, di fronte ai suoi occhi confusi
«Posso immaginare vostra Altezza, ma...cosa vi è successo, state bene?»
Respiro affannato.
Posso constatare che il non uscire mi abbia reso un po' un pappamolle.
«Non importa cosa mi è accaduto, aiutatemi per favore» le chiedo gentilmente, indicando lo stato in cui versano i miei vestiti. Tento di sorriderle per cordialità, ma senza successo.
La ragazza si avvicina a me ed entra in stanza, chiudo la porta e lei posa la cesta del bucato per terra
«Spogliatevi e poi indossate questi»
Mi porge dei lindi indumenti.
Annuisco poco convinto, per me è imbarazzante spogliarmi davanti alle persone, non a caso ho sempre chiesto esplicitamente di non volere servi che mi aiutassero col bagno.
Non credo sia il momento di pensare ai miei stupidi complessi, piuttosto dovrei darmi una mossa, altrimenti altro che punizione, sarà mia madre a farmi impiccare.
Mi spoglio e rivesto ad una velocità impressionante, tentando in tutti i modi di occultare ogni centimetro di pelle
«Siete davvero veloce, è per il freddo?»
«Uhm? - alzo il capo - s-si, certamente»
Così poco credibile, sono stato preso alla sprovvista
«Bene, vostra Altezza, sarà meglio che io vada, potrebbe essere inopportuno che io resti qui, con voi»
«Avete perfettamente ragione, grazie di tutto»
Sorrido a Sunmi, la quale mi porge un inchino e poi esce; nel frattempo, mi allaccio camicia e giacchetto, notando quanto il giallo non mi doni per nulla, direi che sono meno ridicolo quando esco in giro con i sotto-abiti...o, almeno, quando uscivo, dato che ora non sono più libero nemmeno di girare nel giardino del palazzo
«Ora che ci penso...»
Abbandono il capo all'indietro, rilascio un lamento dopo essermi appena reso conto che per la mia scappata occasionale, mio padre mi tirerà su per le orecchie; anzi, probabilmente una delle guardie lo farà sotto suo ordine, non si scomoderebbe nemmeno ad alzarsi dal trono durante un pasto.
Sono un gran coglione: non solo mi sono reso ridicolo di fronte a Taehyung, sono scappato dalla lezione in piena punizione, sto facendo ritardo al pranzo, ma avrò pure una faccia da cazzo per colpa di questi insulsi occhi gonfi che mi ritrovo e dovrò trovarmi una scusa da rifilare. E se qualcuno dovesse dirmi qualcosa che potrebbe lontanamente irrirarmi, tra il mio umore, lo stress e l'insonnia, probabilmente finirei per ingiuriare contro la lepre prevista per il pranzo di oggi.
Gonfio le guance, sospiro fino a far tornare il mio volto serio.
Mi sistemo un attimo i capelli ed esco dalla camera, diretto alla sala pranzo. Camminando per i corridoi e alle molteplici persone che mi salutano con gentilezza e tanto di sorriso, non riesco a far altro che rispondere con un minimo cenno della testa.
Mi incanto davanti alla porta della sala pranzo, godendomi qualche raggio del sole che sbuca dalle finestre, è raro per ora che ce ne siano.
Credo di provare dolore all'altezza del petto.
Mentre la mia figura rimane immobile di fronte alla porta in legno massiccio, i minuti trascorrono velocemente ed il campanile del mezzogiorno scocca la fatidica ora.
Mi preparo alla strigliata.
Dopo un primo grande sospiro, mi decido a varcare la porta dell'enorme ed agghindata sala pranzo, indosso la maschera del ragazzo eccellente che ultimamente faccio fatica a tener in piedi. Già, perché quella maschera è pesante, più dei passi che mi stanno conducendo al lungo tavolo in legno colmo di pietanze variegate.
Mi siedo al tavolo ed i miei mi lanciano un'occhiata.
Senza saluti, cominciamo a pregare, cosa che io personalmente detesto, ma alla quale il re e la regina non si sottraggono mai. Prima di toccar cibo, mio padre mi richiama
«Jungkook, siete molto strano di recente»
«Cosa intendete esattamente, padre?» faccio il finto tonto concentrando tutta la mia attenzione sul piatto immacolato
«Uscite senza permesso, scappate addirittura, siete distratto a lezione e quant'altro»
Sospiro, maledicendo con la mente mio padre per star usando quello stesso tono formale, freddo e distaccato che Taehyung ha usato poco prima
«Non sono nelle vesti migliori ultimamente»
«Ed in tutti i sensi, caro» osserva mia madre squadrando l'abito color canarino.
Sospiro una seconda volta, dando concretezza al suo commento veritiero
«Cosa occupa la vostra mentre?»
Taehyung.
Kim Taehyung.
Il servo dalla bellezza rara.
Il mio "amico".
Il mio dolce, tenero, bell-
«Figliolo?»
Alzo lo sguardo dal piatto, mi strofino il viso di fronte all'espressione incredula di mio padre. Davvero? "Figliolo?"
«Sono solo molto stanco. Non riesco a dormire, faccio molti incubi» taglio corto
«Credo sia tempo di fissare un incontro in chiesa»
Sia io che mia madre sgraniamo gli occhi
«In chiesa? Tesoro, perché mai?» chiede mia madre ricomponendosi
«Mi pare chiaro come la luce dell'alba: niente è meglio di una benedizione con recita di promesse per potersi sentire meglio» afferma con nonchalance
«Credo di dovermi opporre, non ho alcuna intenzione di andare in chiesa a farmi benedire per degli incubi»
Mio padre punta lo sguardo nel mio
«Magari se adempissi ai tuoi doveri non avresti difficoltà a trascorrere notti tranquille»
«Padre, non è di certo colpa mia se l'unica cosa che il mio corpo recepisce è la stanchezza e la pressione che il maestro, tu, la regina e Madame mi imprimete»
Lo guardo con sopracciglia aggrottate e denti digrignati
«Farai bene a svolgere ogni tuo compito d'ora in poi. In quanto alla tua futile fuga, da ora farai solo lezioni all'interno del palazzo e se non farai ciò che ti verrà detto di fare, i tuoi maestri sono autorizzati ad utilizzare il bastone per spronarti» delinea queste parole con tono gelido, mentre mia madre sbianca ed a me passa definitivamente l'appetito, proprio come la forza di oppormi.
 

𝕶𝖎𝖓𝖌  ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏWhere stories live. Discover now