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Sei anni dopo

New York || 2 0 2 1

Mentre New York fuori dalle mura del mio appartamento è già sveglia da chissà quante ore, io mi rifiuto di abbandonare il mio letto.

Certo, lavorare per uno dei pub più conosciuti della città, è un incarico pur sempre ben pagato e soddisfacente, ma gli orari notturni che sono costretta ad affrontare tutte le sere, mi stremano.

Nonostante ciò, amo immensamente il mio lavoro, anche se non è quello che avrei visto nel mio futuro.

Ma se dovessi restare ad elencare tutto ciò che non avrei mai pensato di affrontare, o tutto ciò che non avrei pensato di essere e diventare, probabilmente mi immobilizzerei a terra lasciando il mondo a continuare la propria esistenza. Mentre io, rimarrei un piccolo mucchio disteso di niente.

La vita a New York i primi anni non è stata per niente facile, ma la mia testardaggine e la mia determinazione, mi hanno spinta a buttarmi a capofitto in qualsiasi lavoro pur di costruirmi una vita quotidiana in questa grande e rumorosa città.

Ora il mio appartamento si trova a Brooklyn, al quindicesimo piano di un palazzo ben tenuto e con dei vicini piuttosto rispettosi, per niente socievoli. E' per lo più gente anziana, eccetto per Candice, ragazza del quattordicesimo piano che spesso e volentieri, disturba le mie notti dando delle feste nel suo appartamento. Che, per mia sfortuna, si trova direttamente sotto al mio.

Non è che poi io riesca a dormire così tanto, normalmente, ma almeno vorrei provarci. E con quella musica spacca tetti, è praticamente impossibile.

Candice, così so che si chiama, grazie alle uniche volte che ha avuto modo di far conversazione con me dentro l'ascensore. Ha provato più volte ad invitarmi nel suo appartamento; senza successo.

Non sono una che si fa degli amici, non cerco rapporti umani. Più mi stanno lontana, meglio è. Eccetto per i miei due colleghi di lavoro Jake e Charles con i quali, per ovvie circostanze, è nata una forte amicizia.

Jake, venticinquenne londinese, alto un metro e novanta, spalle larghe, occhi grandi e nocciola, i capelli neri corvini a coprirgli la fronte. Il sorriso è stampato sempre sul suo viso, tanto che a volte mi chiedo quale sia il segreto, per mantenerlo così costante. Mi è sempre stato di grande aiuto nel lavoro, mi ha insegnato tanto e non si è mai tirato indietro nel cercare di regalarmi momenti sereni e spensierati.

Charles invece è un ragazzo di diciotto anni, volenteroso, gentile, affettuoso. Ha i capelli rasati e delle lentiggini sparse per il volto. E' stato un'onore per me e Jake guidarlo nella sua prima esperienza.

«Dio, guarda là», Jake da una gomitata giocosa a Charles.

«Sono Charles, non Dio.»

Premo le labbra e rido mentre osservo ciò che ha attirato l'attenzione del più grande. Di fronte a noi, la più bella ragazza che Jake dice di aver mai visto. E' assidua frequentatrice del nostro locale, amante di attenzioni e di ogni tipo di bevanda alcolica.

Scuoto il capo, «non capisco perché non vai lì e le chiedi direttamente di uscire, anziché restare qua a mangiartela con gli occhi.»

«Sì, Jake», irrompe Charles, «perchè non le fai fare un giro nei bagni?!»

Jake gli lancia un canovaccio addosso, e quando guardo il più piccolo, sta spingendo il suo bacino contro il bancone, simulando un amplesso.

Quando il lavoro è finito, è notte inoltrata e usciamo tutti e tre dal locale stanchi, tirando un sospiro di sollievo e gettandoci le felpe sulle spalle.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now