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Il sole ha appena fatto il suo ingresso su nel cielo, quando salgo sul tetto per il mio allenamento. Sono giorni che non ne faccio uno e stamattina, ne ho bisogno.

Apro la solita porta, mi tolgo la felpa e poso la bottiglia d'acqua a terra, poi avanzo, ma mi blocco non appena noto un sacco da box. Uno vero. Non quello che di solito ho immaginato di avere davanti.

E' impiantato, ben fermo in terra, è nero e non aspetta altro che esser preso a pugni.

Penso a chi l'abbia potuto mettere lì e non credo proprio che uno degli anziani del palazzo venga quassù a prendere a pugni un sacco. Quindi, l'unica possibilità che mi rimane è...

«Ho pensato che sarebbe servito più a te, che a me!»

Candice, con la voce squillante ed il sorriso stampato in viso, già di prima mattina si chiude la porta alle spalle e mi raggiunge felice.

«Ce l'avevo giù in cantina. Non lo uso da anni e non ho intenzione di iniziare a farlo adesso. Preferisco poltrire sul divano, io. Gli ho dato una ripulita, ed eccolo qua.»

Da teatralmente un pugno al sacco, ma immediatamente il suo viso si contorce in dolore. Premo le labbra per non ridere mentre lei fa finta di niente e nasconde la mano dietro la schiena.

«Oh, dimenticavo», si allontana e raggiunge il sistema di impianto d'aria, «ti serviranno anche questi.»

Mi lancia due guantoni neri, che finiscono direttamente contro il mio petto e che afferro prontamente con gli occhi che in segreto brillano.

«Li avevi nascosti dietro l'impianto?»

«Sì, volevo fare una sorpresa ad effetto.»

Scrolla le spalle mentre io continuo a guardare i guantoni estasiata.

«Dai, che aspetti! Mettili e fa una prova.»

La accontento, indosso i guanti che mi porge e do due pugni veloci al sacco. Lei arretra impaurita, poi fischia.

«Meglio non averti come nemica, a quanto pare.»

La guardo per qualche attimo colpita dalla sua affermazione, poi tolgo i guanti e li adagio accanto al sacco da box.

«Okay, ora devo proprio andare, il lavoro mi chiama.»

Cammina all'indietro fino alla porta, sorridente.

«Divertiti, con il tuo allenamento, Xena. Io andrò a divertirmi con i miei meravigliosi vecchietti.»

«Che lavoro fai?»

«Lavoro alla clinica psichiatrica. E sono quasi tutti solo vecchietti.»

Immediatamente la mia curiosità si aizza. «Quale clinica?»

«J. Hole.»

Penso a lui.

«Mi piace, anche se certi pazienti mi fanno impazzire. A volte però è anche divertente, ed è molto lontano da qui perciò è meglio che io vada o mi licenzieranno in un battito di ciglia.»

«Okay.»

Quando sta per chiude la porta dietro di sé, la fermo.

«Hey, Candice... grazie.»

Un'ora dopo, smetto di massacrare il sacco e scendo giù nel mio appartamento. Lancio i guantoni sul divano e chiudo la porta. Ho le mani doloranti e poiché era da molto che non utilizzavo un sacco, le mie nocche sono leggermente spaccate, arrossate, ma passerà nel giro di qualche ora.

Mi spoglio e mi immergo nella vasca da bagno sentendo i muscoli rilassarsi. Sono stanca, ultimamente dormo poco, e tutti i pensieri su Harry Styles e Delgado, mi rendono sfinita. Vorrei non dovergli dare così tanta importanza, ma non posso fare semplicemente finta di nulla, se mi sento oggetto di studio.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now