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PREFERISCO AVVERTIRVI A INIZIO CAPITOLO PER EVITARE CHE VI CONFONDIATE. 

QUESTO, E IL CAPITOLO 60 A SEGUIRE, PRESENTANO FLASHBACK E CAMBI TEMPORALI.
PRESTATE ATTENZIONE.
Buona lettura. (:



«Hai avuto un flashback?»

Mio fratello mi sorregge da un braccio, quando tutto intorno a me torna al presente e sono ancora in strada, al tramonto, con Vincent. Getto gli occhi all'edificio, e annuisco da un lato sollevata e felice di aver ricordato come speravo, dall'altro piena di sensazioni ripescate, mancanze improvvisamente intrise nello stomaco.

Sento un irrimediabile bisogno di vederli entrambi e l'emicrania dovuta al ricordo, non mi allenta la presa dai fori lasciati dalle emozioni ripresentatesi. Ho un bisogno sconcertante di averli qua ora, entrambi, come fossi ancora Alicante e non avessi mai perso il ricordo di loro due.

«Allie, stai bene?»

La mano di mio fratello mi accompagna a sedermi su una panchina, mi scosta i capelli dal viso disturbati dal vento. Con gli occhi al mare, confesso.

«Li ho amati entrambi.»

«Cosa? Di chi stai parlando?»

«Harry Styles e Paul Black.»

Si lascia andare a un attimo di silenzio forse cercando di afferrare quanto appena appreso.

«Vuoi tornare in albergo?»

Poso gli occhi sul suo viso sbarbato, i tratti che ricordano vagamente i miei... gli occhi porto sicuro. Gli stringo la mano.

«Io, vorrei rimanere un pò da sola.»

«Lo sai che non ti lascio sola.»

Sospiro, «per favore, V. Ne ho bisogno. Va' in albergo, se non mi vedi tornare entro un'ora, radi Alicante al suolo.»

Alza gli occhi al cielo e sbuffa alzandosi. «Ma ti senti quando parli?!»

«V...»

«Ti lascio sola», accetta dopo aver camminato avanti e indietro dalla panchina a un albero, e dall'albero alla panchina almeno quattro volte, «ma ti tengo d'occhio.»

Mi alzo anch'io e lo raggiungo abbracciandolo. Mentre ci sleghiamo, chiedo un'ultima cosa che dopo varie dannazioni, accetta di fare.

«Manda loro un messaggio. Li voglio qui entrambi, domani. Dì che Alicante li aspetta per un ultimo spettacolo.»

Quando mio fratello se ne va bestemmiando contro se stesso per il suo cedere sempre a ogni mia volontà, io abbandono la panchina iniziando a lasciarmi la via alle spalle.

Mentre cammino correndo oltre gli alberi di un posto che conosco bene, il cuore scalpita sul petto, la gola brucia, gli occhi sventrano il luogo e si imbestialiscono a un qualcosa che mi sta crescendo dentro a ogni passo che mi avvicina al luogo dove tutto ebbe inizio dalla notte della non morte di Andrès, e dell'inizio del mio incubo.

Il sole cala sempre di più rendendo il luogo tetro, forse solo nella mia testa.

Devo trovare la casetta abbandonata di cui mi ha parlato Andrès, e vedere quei dannati filmati. Se non sarà nessuno a farmeli vedere, sarà la fonte stessa a farlo.

Mi fermo un attimo quando lascio, volutamente, che il luogo dell'incubo mi stia alle spalle e cerco con gli occhi un indizio per capire da che parte andare. Non ci metto molto a spalancare l'iride intercettando così, una piccola telecamera sporca tra i rami di un alto albero sempreverde e mi posiziono sotto, osservandola dal basso come un serial killer. Decido di inoltrarmi tra i tronchi robusti e ne trovo un'altra ancora, fino a che una casetta dal tetto spaccato in due, con il centro che punta in giù verso l'interno e le estremità a volare come ali di una fenice, mi si para nella penombra.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsWhere stories live. Discover now